I viaggi in Zimbabwe sono ancora tra quelli meno conosciuti dal grande pubblico. Le recenti evoluzioni politiche hanno portato ad una riapertura dei viaggi in Zimbabwe ed ora il paese aspetta con impazienza di essere conosciuto.
Organizzare un viaggio in Zimbabwe, presuppone la ricerca di molte informazioni,  da quelle generali: Zimbabwe quando andare? Zimbabwe quale il periodo migliore? Zimbabwe  vaccini necessari quali?Zimbabwe viaggiare sicuri come?  a quelle delle specifiche località che vi interessa visitare, oltre a tutte le info che un tour operator specializzato nei tour e safari in Zimbabwe come noi, possiamo darvi.

Zimbabwe quando andare? Zimbabwe quale il periodo migliore? Zimbabwe  vaccini necessari quali? Zimbabwe viaggiare sicuri come?

In questo articolo illustriamo e vi diamo informazioni utili per le località che possono essere di vostro interesse e che potete visitare con uno dei viaggi in Zimbabwe, che potrete effettuare con varie formule:

Noi siamo un  tour operator specializzato nello Zimbabwe, e proponiamo viaggi, tour e safari in Sudafrica in tutte queste formule, sia individuali che di gruppo, anche con guida o accompagnatore di lingua italiana.

VICTORIA FALLS – LE CASCATE VITTORIA

Le Cascate Vittoria, “un luogo creato per gli angeli” come sono state definite dal missionario esploratore inglese David Livingstone la prima volta che le vide, sono una delle sette meraviglie naturali del mondo ed hanno il primato di essere la più vasta massa d’acqua che precipita in cascata, uno spettacolo affascinante e ipnotico. L’enorme massa di acqua che fa un salto di ben 100 metri, mostrando tutta l’imponenza della sua energia, in circa 2 km dà luogo ad un rombo fragoroso e crea un magnifico arco d’acqua che può essere visto per miglia. Si trovano lungo il corso del fiume Zambesi, che in questo punto demarca il confine geografico e politico tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Partendo da Città del Capo, l’esploratore inglese David Livingstone scoprì molte terre nuove, discese in piroga il fiume Zambesi e il 16 novembre 1855 giunse alle cascate. Sembra che, a uso e consumo dei biografi, il celebre esploratore abbia esclamato: “Solo gli angeli, nei loro volti celesti, possono ammirare cose egualmente stupende”. Poi chiese agli indigeni Ba-Toka, che popolavano la zona, come essi chiamassero la cascata: gli risposero che il nome era Mo-ku-sa Tunya, che vuol dire pressappoco “fumo che sale”. Livingstone, traducendo la parola tunya in base al suono, che è un po’ simile a quello di thunder (tuono in inglese), le chiamò “acque dal fumo che tuona”. Ma nell’imposizione del nome ufficiale, che è un diritto dello scopritore di terre ignote, volle rendere omaggio alla sua patria e le dedicò alla grande regina: da quel giorno, dunque, il precipizio in cui si getta lo Zambesi si chiamò “Cascate Vittoria”.
L’accesso alle Cascate Victoria è a pochi passi dal centro del paese. Il flusso dell’acqua sulle cascate varia nel corso dell’anno. La stagione della piena annuale del fiume è da febbraio a maggio, quando il getto può raggiungere un’altezza di oltre 400 metri, è una visione spettacolare dall’alto, ma rende molto difficile vedere le cascate a livello del suolo dato l’enorme acquazzone e nebbia che si formano. A questi insoliti acquazzoni, che invece di provenire dal cielo, nascono dalla terra, si deve il carattere lussureggiante della vegetazione limitrofa, una vera e propria foresta pluviale in miniatura, ricca di felci, palme e ficus dai tronchi contorti, perennemente irrorata. Il livello dell’acqua inizia a scemare nel mese di agosto fino a raggiungere il livello più basso nei mesi di ottobre-dicembre, quando gran parte della parete rocciosa diventa secca. Ma anche durante la stagione secca, lo spettacolo delle cascate non ha eguali. Paradossalmente, nonostante la massa d’acqua sia meno impressionante, lo spettacolo della gola risulta ugualmente ricco di fascino, e mostra scorci altrimenti nascosti dalla nube d’acqua, onnipresente durante la piena del fiume.

Queste alcune delle attività che potete prenotare in anticipo tramite noi od organizzare localmente, a pagamento:

  • Tour delle Cascate Vittoria
  • Pranzo al Lookout Cafè
  • Crociera sullo Zambesi al tramonto
  • Volo in elicottero sulle cascate 12-13 minuti
  • Tour in bicicletta
  • Canoeing
  • Historic Tram & bridge Tour
  • Elephant Art
  • Pay it forward
  • Wildlife Conservation and awareness safari

E per chi desidera qualcosa di più adrenalinico:

  • Rafting
  • Gorge swing
  • Zip tour
  • Canopy tour
  • Bungee jumping

Per maggiori info su queste attività:

standard, fatte in gruppo: Victoria Falls Activities Standard

gold, con transfer privati: Victoria Falls Activities Gold

e per uscire a pranzo o a cena, ci sono una varietà di soluzioni,

che troverete a questo link: Victoria Falls Dining

PARCO NAZIONALE DI HWANGE

Il Parco Nazionale di Hwange è una riserva dello Zimbabwe istituito nel 1949, situata al confine con il Botswana, nella sezione centro-occidentale del paese, adiacente al deserto del Kalahari. Il nome “Hwange” viene da un capo tribù boscimane. Quando questo vasto territorio divenne parco nazionale, qui viveva ancora una comunità di boscimani e il parco inizialmente fu chiamato Wankie National Park, traslitterazione in lingua inglese del nome di un capo tribù locale: Hwange. Nel processo di re-africanizzazione del Paese alla fine degli anni Ottanta, che coinvolse anche i nomi geografici, da Wankie si passò al più autentico Hwange. Fu riserva di caccia del capo supremo del popolo Ndebele. Il parco si estende per una pianura di quasi 15.000 km², un territorio arido che comprende una vasta parte delle sabbie del Kalahari e zone boscose ricche di teak. Il parco vanta la più alta concentrazione di grandi animali di tutta l’Africa e forse del mondo. Nel parco vivono circa 30.000 elefanti, 15.000 bufali, giraffe, zebre, diverse specie di antilopi, qui sono stati reintrodotti i rinoceronti, sia bianchi che neri. I predatori più diffusi sono leoni, leopardi e ghepardi nonché iene, licaoni e serval. Il parco ospita inoltre 400 specie di uccelli, fra gli altri, le eleganti aquile pescatrici, le gru, le cicogne, i tessitori, le averle dal petto rosso e le ghiandaie marine dal petto lilla.

MATUSADONA NATIONAL PARK

Il parco prende il nome dalle Matuzviadonha Hills, l’area era stata proclamata area vietata alla caccia il 7 novembre 1958 prima di essere dichiarata riserva di caccia nel 1963. Nel 1975 è diventata un parco nazionale, ai sensi del Parks & Wildlife Act della Rhodesia. Situato nel nord dello Zimbabwe, sulle rive del Lago Kariba, il Matusadona National Park comprende una vasta distesa di natura incontaminata caratterizzata da pianure erbose pianeggianti e imponenti montagne aspre. Dalla vasta scarpata legnosa al denso cespuglio del fondovalle dello Zambesi, il parco offre una vasta gamma di paesaggi abitati da abbondanti specie di fauna selvatica. Il Parco Nazionale Matusadona comprende tre distinte aree ecologiche. La prima è il lago Kariba e le sue praterie costiere, la seconda zona è il fondo della vallata dello Zambesi, con la sua savana alberata, Combretum celastroides, boschetti e boschi di mopane; e; terza, l’area della scarpata dei boschi di Julbernardia e Brachystegia. I boschi non hanno molta erba ma forniscono l’habitat per gli animali da pascolo, in particolare il rinoceronte nero. Gli elefanti possono essere avvistati in tutto il parco, in cerca di ombra sotto le chiome degli alberi durante il caldo del giorno.

A Matusadona, il blu del lago si riflette in erbe gialle e arbusti verdi prima di sfumare nelle sfumature viola scuro della scarpata dello Zambesi, creando uno scenario da favola. Quando la diga di Kariba inondò la valle centrale dello Zambesi alla fine degli anni ’50 per creare il lago Kariba, l’impressionante fauna selvatica della valle si concentrò sulle sue isole e sulla sponda meridionale. In questa magnifica area, dove l’acqua e la natura selvaggia si incontrano, si è formato il Parco Nazionale Matusadona, diventando rapidamente uno dei posti migliori dell’Africa per safari a piedi e avvistamenti di un’impressionante varietà di uccelli e di fauna selvatica.

HARARE

Harare è la capitale dello Zimbabwe, una grande città da oltre due milioni di abitanti che svolge il ruolo di cuore politico, economico e culturale del Paese dalla fine dell’Ottocento. Il territorio dove sorge Harare, nell’Africa sud orientale, si trova a quasi 1.500 metri di altitudine su di un grande altopiano chiamato il plateau dello Zimbabwe che dal fiume Zambezi a nord si estende fino al massiccio di Lesotho.
Una delle principali attrazioni è la National Gallery of Zimbabwe, il principale museo d’arte dello Stato, dove si conserva una vastissima raccolta di opere d’arte contemporanea e moltissimi esempi di arte tradizionale provenienti da tutte le regioni dello Zimbabwe. La Galleria partecipa ogni anno alle più importanti manifestazioni d’arte internazionali ed è spesso la sede di importantissime mostre temporanee dedicata agli esiti più recenti della scena artistica e fotografica africana. Non ci si può perdere una visita alle altre due più importanti istituzioni di Harare, i National Archives e lo Zimbabwe Museum of Human Sciences. I National Archives raccolgono e custodiscono  tutti i documenti più importanti dello Stato dello Zimbabwe e anche chi non è uno storico di professione troverà interessante scoprire la storia del Paese dai tempi dell’impero Monomotapa fino alla storia più recente. Un approfondimento di particolare rilevanza è dedicato all’arrivo dei primi esploratori europei, dapprima portoghesi e successivamente inglesi; sono ancora conservate le lettere e i resoconti nei quali  venivano descritte le meraviglie naturali di questa terra. Lo Zimbabwe Museum of Human Sciences è il luogo più indicato per scoprire la storia più antica dello Zimbabwe, grazie ad una ricchissima collezione archeologica e alla presenza di ricostruzioni che permettono di ripercorrere i primi secoli della presenza umana in questi territori, in particolare alla storia di Grande Zimbabwe, la capitale dell’antico impero. Uno dei reperti più suggestivi del museo è la Ngoma lungundu, da alcuni considerata l’Arca dell’Alleanza di cui parla l’Antico Testamento.
Un’altra “chicca” che Harare offre è una passeggiata nel suggestivo giardino botanico di Harare, che ospita alcune delle più caratteristiche piante della regione e una incredibile varietà di fiori, per poi raggiungere il Chapungu Sculpture Park. Questo particolarissimo parco è una vera galleria d’arte a cielo aperto che raccoglie il meglio della produzione statuaria degli artisti dello Zimbabwe e di tutta l’Africa meridionale, ospitando il Chapungu Sculpture Centre un’accademia d’arte molto prestigiosa che ogni anno organizza un importante festival artistico. Interessanti anche  le Foreste Mukuvisi (Mukuvisi Woodlands); solo in parte possono essere considerate uno zoo nella città di Harare, infatti solo due terzi di questa riserva forestale, complessivamente di 277 ettari, sono destinati ad aree ideali per picnic, passeggiate e osservazione dei volatili. Il resto del territorio è un parco naturale che ospita di alberi msasa e una grande varietà di specie volatili ed animali selvatici come giraffe, zebre, impala, gnu, tragelafi striati, raficeri campestri e antilopi alcine.

GREAT ZIMBABWE RUIN

Il complesso megalitico del Great Zimbabwe, il più grande dell’Africa sub sahariana, è sito del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1986: si tratta infatti delle vestigia della più grande città precoloniale dell’Africa meridionale, che testimonia la grandezza della civiltà Shona tra l’11° e il 15° secolo. Quando la scoprirono i portoghesi, che nel 500 commerciavano con le tribù di quest’area, considerarono la fortezza di pietra la leggendaria capitale della Regina di Saba, sebbene si sarebbe scoperto più tardi che le ricche miniere d’oro della zona cominciarono ad essere sfruttate almeno cento anni prima della sua fondazione. I portoghesi erano particolarmente colpiti dall’uso di murature a secco, spesse fino a cinque metri, i cui blocchi di pietra non erano saldati né da giunti né da malta. Per secoli si attribuirono a queste rovine le più disparate paternità: vennero scomodati fenici ed egizi, poiché non sembrava possibile ipotizzarne la realizzazione da parte di un popolo bantu.  Furono due archeologi britannici all’inizio del 900, Randall-MacIver e Caton-Thompson, a chiarirne le origini, pur avendo il sito perso quasi tutti i reperti culturali che conteneva dopo le razzie dell’800

PARCO NAZIONALE DELLE CASCATE VITTORIA

Il parco nazionale delle Cascate Vittoria, nel nord-ovest dello Zimbabwe, è una zona a protezione delle rive sud e orientali del fiume Zambesi nell’area delle Cascate Vittoria. Di piccola dimensione ospita però un numero considerevole di forme di vita, incluse popolazioni di animali di grossa taglia come elefanti, bufali, giraffe ed ippopotami e, al pari delle Cascate Vittoria, fa parte del patrimonio UNESCO.
Il Parco Nazionale delle Cascate Vittoria oltre alle spettacolari cascate, comprende anche un’area di 23  kmq che si estende lungo il Fiume Zambesi, 6 km a monte e 12 km a valle delle cascate, lungo le gole basaltiche in cui scorre impetuoso lo Zambesi. Il parco racchiude al suo interno una foresta pluviale che sopravvive grazie alle Cascate Vittoria e agli spruzzi di acqua che salgono fino a 400 metri sopra alle cascate e ricadono proprio su quest’area; la foresta pluviale non potrebbe vivere altrimenti. Vicino alle cascate si trova un baobab millenario alto 20 metri e con un diametro di 16 metri; è uno dei baobab più grandi al mondo. Nella foresta vivono diverse specie di felci, di rampicanti, di liane, di fichi e di palme, come la palma selvatica o del Senegal e la palma che produce l’avorio vegetale, inoltre sono presenti alberi che vivono anche nel resto della regione come il mogano e l’ebano; qui vivono molte specie di uccelli che si possono trovare solo qui, grazie alla vegetazione presente. Sulle rive del fiume si può vedere il coccodrillo del Nilo che si crogiola al sole.

MATOBO NATIONAL PARK

A soli 35 chilometri a sud di Bulawayo nello Zimbabwe meridionale si trova il Parco Nazionale di Matobo (Matobo National Park) situato sulle magnifiche colline Matobo. Il parco ha ricevuto il riconoscimento come sito naturale del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2003 e comprende una zona di protezione intensiva che ospita sia il rinoceronte bianco che quello nero. Prende il nome dalla parola Ndebele “Matobo”, il cui significato “teste calve” si riferisce alle colline arrotondate di granito che la circondano.
Tra tutti i panorami offerti dai diversi parchi dello Zimbabwe, quelli del Matopos National Park sono indubbiamente i più impressionanti. Paesaggi scolpiti da milioni di anni dal lavoro congiunto di vento, precipitazioni e calore, un immenso ammasso arenario si è trasformato, a poco a poco, in un curioso accatastamento di enormi rocce che sta in equilibrio come per magia, e che è attraversato da pianure erbose. Oltre alla sua geologia, altre due particolarità caratterizzano il parco: una fauna molto variegata che conta 300 specie di uccelli, tra cui il rarissimo gufo aquila del Capo, il falco aquila o l’aquila nera di Verreaux Il parco ospita anche collezione di graffiti rupestri ancora ben conservata, che testimoniano la presenza dei San (i boscimani) da 40.000 anni, molto tempo prima che la tribù Ndebele si insediasse nell’area. Questa è anche una zona di grande importanza spirituale e culturale per gli abitanti del luogo e ci sono molti siti all’interno del parco dove ancora si svolgono importanti cerimonie. Il nome ‘Matobo’ deriva dalla parola Ndebele “Matobo”, il cui significato “teste calve” si riferisce alle colline arrotondate di granito che la circondano. Al centro del parco il punto più alto è un rilievo granitico, dove l’erosione ha fatto affiorare un complesso di massi isolati che gli indigeni chiamavano “collina degli spiriti”. Qui nel 1896, Cecil Rhodes venne quasi solo per incontrarsi con i capi ndebele insorti per trattare la pace e riuscì nell’intento. Questo luogo divenne molto caro a Rhodes che lo chiamò “Vista del mondo” (View of the World) e lo scelse come luogo della sua sepoltura. Nonostante il giudizio negativo su Rhodes e il periodo coloniale dell’attuale classe dirigente, la sua tomba è stata rispettata e il luogo è rimasto Monumento Nazionale. Lungo il confine orientale del parco  vi sono grotte, conosciute come Mjelele, con pitture di tempi preistorici che hanno un’età compresa fra 2000 e 4000 anni. Gli abitatori erano cacciatori raccoglitori come lo sono tuttora i Boscimani del deserto del Kalahari nel vicino Botswana. Le pitture rappresentano scene di caccia con funzione propiziatoria; in una si mostra un bufalo circondato dai cacciatori, in un’altra si rappresentano i cacciatori in corsa in forma di siluette ma con sufficienti dettagli. I colori usati sono di origine minerale. Scendendo ancora a sud e deviando verso ovest, si trova un’altra grotta con dipinti preistorici di 4000 anni, scoperta nel 1922 e chiamata dagli indigeni Nswatugi. Scavi eseguiti nel 1933 hanno scoperto insediamenti umani di 10000 anni fa e, nel 1975, è stato scoperto uno scheletro della stessa età che è il più antico scoperto nello Zimbabwe.

MANA POOLS NATIONAL PARK

Il Parco Nazionale di Mana Pools è composto da 2.500 Km² di fiumi, isole, arenili e stagni, costeggiati da foreste di mogani, fichi selvatici, ebani e baobab, ed è uno dei più recenti parchi nazionali dell’Africa meridionale. Venne salvata dalla costruzione di una centrale centrale idroelettrica nei primi anni ottanta che avrebbe causato l’inondazione di quello che adesso è diventato uno dei Patrimoni dell’Umanità sanciti dall’UNESCO. E’costituito da un insieme di fiume, isole, arenili e foreste, la cui morfologia cambia radicalmente durante la stagione delle piogge, dove l’esondazione del fiume rende percorribile l’area solo con canoe. Di contro, durante la stagione secca, diventa un luogo ideale dove osservare la ricca fauna del parco, alla ricerca di pozze d’acqua.  Di conseguenza, l’osservazione faunistica è davvero eccellente, con la possibilità di avvistare grandi concentrazioni di bufali ed elefanti che si trovano sulle rive del fiume, inoltre si possono vedere spesso predatori come leoni, licaoni, leopardi e ghepardi. Il kudù maggiore, la zebra di Burchell, l’impala, il facocero e la comune antilope d’acqua possono essere avvistati nelle piane circostanti e il grugnito dell’ippopotamo si può sentire tutto il giorno; non è una sorpresa, considerando che il fiume ospita la più grande concentrazione di ippopotami di tutta l’Africa. Le Mana Pools offrono anche fantastiche opportunità per l’osservazione dei volatili, poiché il fiume e le pozze stagionali attraggono grandi quantità di uccelli acquatici e un’eccellente mescolanza di specie nella vegetazione fluviale e nelle foreste di mopane. Il parco è molto grande e si estende lungo il ‘mighty Zambezi River, così chiamato per lo scorrere tranquillo e placido delle sue acque. E’ un fiume grandissimo, ampio, imponente e si mostra agli occhi dei visitatori maestoso, incorniciato nello sfondo da alte colline che fanno parte della Great Rift Valley, la particolarità di questo parco è data proprio dalla presenza insolita di questi monti sullo sfondo che rendono il paesaggio diverso ed unico da qualsiasi altro parco. Pianure alluvionali punteggiate da secolari alberi di mogano, di ‘sausage tree’ di ‘ana tree’, le piante che popolano per la maggiore queste pianure. E’ un luogo isolato e bellissimo con scorci spettacolari del fiume che scorre, le piane alluvionali, le creste degli alberi e il versante delle montagne Rift Valley che degradano fino al confine con lo Zambia. “Mana” significa quattro in lingua Shona e si riferisce ai quattro piccoli laghi formati dallo Zambesi a metà del suo corso: Main, Chine, Long e Chisambuk che si susseguono in questa zona lungo il corso del  fiume Zambezi.

LAGO DI KARIBA

Situato sul fiume Zambezi, il Lago Kariba è il lago artificiale più grande al mondo: lungo più di 220 chilometri,  ha una larghezza massima di 40 chilometri. Copre un’area di 5.580 km² e ha una capacità di 180 km³ (ovvero, 180 miliardi di m³). La profondità massima del lago è di 97 metri, ma in media è profondo 29 metri. Il lago Kariba è stato creato dopo il completamento della diga di Kariba in 1959; la diga ha fatto inondare il fiume Zambesi nella gola di Kariba – una decisione controversa che ha spostato le tribù Batonga che vivono nella valle.
Il paesaggio è caratterizzato da aspre montagne, boschi, sorgenti e corsi d’acqua, e da un’incontaminata vegetazione fluviale. Un habitat in cui si è ricollocata la grande varietà della fauna grazie all’Operazione Noè lanciata poco dopo il completamento della diga e il conseguente allagamento di parte della valle dello Zambesi e lo spostamento di grandi branchi di elefanti, bufali, antilopi d’acqua, zebre e impala, leoni (il maggior numero per chilometro quadrato di qualsiasi riserva nel continente africano), leopardi, ghepardi, iene e ovviamente anche varie specie di uccelli acquatici. Di fatto il lago è un paradiso della fauna selvatica soprattutto in acqua, con coccodrilli, ippopotami e il pesce tigre. Ma l’immagine più iconica del lago Kariba è quella delle aquile di mare, “appollaiate” tra gli alberi fossilizzati in attesa di cacciare i pesci e il cui inquietante grido è un suono che non si dimenticherà mai.
Sulle rive del Lago Kariba si affaccia Il Parco nazionale Matusadona, un’area protetta che, ospita i big five (i grandi 5 mammiferi della terra) e il suo ambiente aspro e selvatico è uno degli ultimi santuari rimasti del rinoceronte nero, a rischio di estinzione, e ospita anche grandi popolazioni di mammiferi tra i quali mandrie di bufali che arrivano a contare 1000 individui e la seconda più grande concentrazione di leoni selvatici dell’Africa dopo quella del Cratere del Ngorongoro.

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