da gennaio a dicembre 2025
Quota 2025
Quota per persona: ⬠2.890,00
Supplemento camera singola: ⬠445,00
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 5 giorni prima della partenza;
100% dal 5° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
10%Ā fino a 15 giorni prima della partenza;
Nessun rimborso sarĆ dovuto oltre tale termine.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
10%Ā fino a 15 giorni prima della partenza;
Nessun rimborso sarĆ dovuto oltre tale termine.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
10%Ā fino a 15 giorni prima della partenza;
Nessun rimborso sarĆ dovuto oltre tale termine.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
10%Ā fino a 15 giorni prima della partenza;
Nessun rimborso sarĆ dovuto oltre tale termine.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā fino a 17 giorni prima della partenza;
10% dal 16° giorno alla data di partenza.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā fino a 26 giorni prima della partenza;
50% da 14 a 6 giorni prima della partenza;
100% dal 4° giorno alla data di partenza.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
25% dopo la prenotazione;
35%Ā da 45 a 30 giorni prima della partenza;
60% da 29 a 10 giorni prima della partenza;
100% dal 9° giorno alla data di partenza.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 2 giorni prima della partenza;
100% dal 2° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 2 giorni prima della partenza;
100% dal 2° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 2 giorni prima della partenza;
100% dal 2° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 2 giorni prima della partenza;
100% dal 2° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
10%Ā fino a 15 giorni prima della partenza;
Nessun rimborso sarĆ dovuto oltre tale termine.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
NB:
1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā fino a 30 giorni prima della partenza;
75% da 29 a 10 giorni prima della partenza;
100% dal 9° giorno alla data di partenza.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
Gli iscritti che rinunciano al viaggio per causa di forza maggiore, cioĆØ una restrizione ufficiale alla partenza da parte delle autoritĆ italiane o di ingresso da parte delle autoritĆ del paese di destinazione, chiusura degli aeroporti, chiusura delle strutture alberghiere, valuteranno con noi le possibili alternative e modifiche. Se non trovano quella di loro interesse, rimborseremo quanto pagato senza nessuna penale.
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1. Sono sempre esclusi dalla cancellazione āsenza penaleā, tutti i servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione).
2. Qualsiasi tipo di obbligo sanitario da adempiere da parte del Cliente entro le 48 ore dal rientro del viaggio non rappresenta norma restrittiva per cui richiedere il rimborso totale della pratica.
Le “Norme e condizioni particolari” che modificano le “Condizioni generali di compravendita di pacchetto turistico” , sono a loro volta modificate nella parte che regola le rinunce al viaggio , previste dall’art 5 come segue:
5) RINUNCE
Gli iscritti che rinunciano al viaggio, a causa di eventi causati dal Covid 19,Ā avranno diritto al rimborso della somma versata, previa deduzione dell’importo dei servizi che sono trattati con policy ānon-rimborsabileā ā e/o “non modificabile” e/o che sono stati forniti su richiesta esplicita del cliente (ad esempio: biglietti aerei emessi con queste condizioni, tariffe alberghiere o servizi in promozione), nonchĆ© delle seguenti penalitĆ da applicarsi alla quota di partecipazione:
0%Ā dalla prenotazione a 2 giorni prima della partenza;
100% dal 2° giorno alla data di partenza, rimborsabile con voucher di pari importo valido 12 mesi.
Nessun rimborso sarĆ accordato a chi non si presenterĆ alla partenza o rinuncerĆ durante lo svolgimento del viaggio stesso. CosƬ pure nessun rimborso spetterĆ a chi non potesse effettuare il viaggio per mancanza o inesattezza dei previsti documenti personali di espatrio (visti e vaccinazioni obbligatorie comprese). Il cliente rinunciatario potrĆ farsi sostituire da altra persona, sempre che la comunicazione pervenga alla societĆ organizzatrice in tempo utile per le modifiche, sempre che non ostino ragioni di passaporto, visti, vaccinazioni o problemi di diversa sistemazione alberghiera. In caso di possibilitĆ Ā di sostituzione al cliente rinunciatario verranno addebitati i soli diritti di prenotazione, oltre alle maggiori spese da sostenersi per informare i vari fornitori dell’avvenuto cambiamento.
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Moremi Game Reserve
La riserva di Moremi ĆØ una delle più popolari e frequentate del Botswana. Creata nel 1963 per proteggere lāincredibile patrimonio faunistico del Delta dalla caccia indiscriminata, la riserva porta il nome del capo Ba Tawana, Moremi III. Con i suoi 4871 km2 di superficie, riscopre circa il 30% del territorio del Delta dellāOkavango, nel quale costituisce lāunica area destinata alla tutela della fauna e dellāecosistema. Collocata nella zona nord-orientale, la riserva di Moremi presenta il tipico ambiente del Delta, con un territorio che alterna paludi sconfinate, attraversate da canali di acqua dolce, a isole di savana mista a distese erbose.
Circa lā80% del territorio ĆØ però coperto da foresta di mopane. Nella zona centrale del Moremi, nel cuore del delta, si trova la più grande di queste āisoleā, Chief Island, raggiungibile solo con le imbarcazioni. Grazie alla combinazione di acqua permanente, alluvioni stagionali, praterie, foreste fluviali, boschi, questo habitat incredibilmente ricco supporta una varietĆ e abbondanza di mammiferi e uccelli che non ha eguali nel nord del Botswana.
La Riserva Faunistica di Moremi ĆØ circondata da aree naturali del Okavango, senza confini tra le concessioni e la riserva della fauna selvatica che consente di spostarsi tra i boschi nella stagione umida quando l’acqua ĆØ abbondante e oltre a fiumi permanenti e lagune nella stagione secca. Gli abitanti originari della zona (i Boscimani River) sono stati spostati alla periferia della riserva, costruendo il villaggio Khwai vicino all’uscita della Porta Nord del parco. L’area Khwai ĆØ gestita dalla comunitĆ attraverso il Fondo Fiduciario per lo sviluppo del Khwai.
STONE TOWN
Situata su un promontorio che sporge dal lato occidentale dell’isola, la Stone Town ĆØ un eccezionale esempio di cittĆ commerciale swahili. Questo tipo di cittĆ si sviluppò sulla costa orientale dell’Africa, ulteriormente espansa sotto influenze arabe, indiane ed europee, ma ha mantenuto nel tempo i suoi tratti originari ed oggi ci appare come un esempio urbanistico unico nel suo genere, tanto da essere annoverato tra i siti Patrimonio dellāUmanitĆ dellāUNESCO. La cittĆ mantiene perciò il suo tessuto urbano e il paesaggio praticamente intatti e racchiude molti edifici di pregio che riflettono la sua peculiaritĆ culturale, che ha riunito e omogeneizzato elementi disparati delle culture di Africa, regione araba, India ed Europa in più di un millennio.
Gli edifici principali risalgono al 18° e 19° secolo e includono monumenti come: il vecchio forte, costruito sul sito di una precedente chiesa portoghese; la casa delle meraviglie, un grande palazzo cerimoniale costruito da Sultan Barghash; il Vecchio Dispensario; la cattedrale cattolica romana di San Giuseppe; la Cattedrale di Cristo, che commemora il lavoro di David Livingston nell’abolizione della tratta degli schiavi e costruito sul sito dell’ultimo mercato degli schiavi; la residenza del commerciante di schiavi Tippu Tip; la Moschea Malindi Bamnara; il cimitero reale; Hamamni e altri bagni persiani. Insieme al groviglio di strade strette e tortuose, grandi palazzi che si affacciano sul lungomare e spazi aperti, questi edifici storici formano un eccezionale insediamento urbano che riflette l’attivitĆ commerciale di lunga data tra le coste africane e asiatiche. Inoltre, Stone Town ĆØ riconosciuta anche come il luogo in cui la tratta degli schiavi ĆØ stata definitivamente interrotta.
NUNGWI
Nungwi ĆØ un grande centro abitato, situato sulla punta più settentrionale dell’isola di Zanzibar. Un tempo noto come centro di costruzione dei sambuchi, ĆØ oggi una delle principali destinazioni turistiche dellāisola, grazie alle bellissime spiagge e ai tramonti mozzafiato. Il risultato: un luogo in cui tradizione e modernitĆ creano un affascinante mix. Questa meravigliosa location ĆØ famosa anche per le immersioni e per la possibilitĆ di nuotare anche durante la bassa marea. Nungwi offre attivitĆ di ogni tipo, come il santuario delle tartarughe, dove vengono portati questi animali liberati dalle reti da pesca, in attesa di guarire e poter tornare in mare aperto.
FORESTA DI JOZANI
La foresta di Jozani ĆØ la più grande area forestale presente sull’isola di Zanzibar. Situata a sud della baia di Chwaka su un terreno pianeggiante, la zona ĆØ soggetta a inondazioni, che alimentano un lussureggiante ambiente paludoso di alberi e felci. L’intera area ĆØ protetta come Parco Nazionale Jozani-Chwaka, ed ĆØ notoriamente la dimora di popolazioni di scimmie còlobo rosse di Zanzibar (una specie in via di estinzione che si trova solo a Zanzibar), nonchĆ© di altre specie di scimmie e più di 40 specie di uccelli.
CHANGUU ISLAND
L’isola di Changuu, conosciuta anche come āPrison Islandā, lāIsola della Prigione, si trova a circa 30 minuti di barca da Stone Town. L’isola era in passato di proprietĆ di un arabo e aveva lo scopo di confinamento per gli schiavi refrattari, ma nessun prigioniero ha mai veramente soggiornato qui, mentre l’isola divenne una stazione di quarantena per le epidemie di febbre gialla. Fu acquistato dal generale Lloyd Mathews e la prigione, ancora in piedi, fu costruita nel 1893 e da qui il nome. Nel 1919 il governatore britannico delle Seychelles mandò a Changuu un dono consistente in quattro tartarughe giganti di Aldabra. Attualmente questa specie ĆØ considerata a rischio e a tale scopo sull’isola ĆØ presente unāassociazione che si occupa del benessere delle tartarughe. l peso medio di queste creature ĆØ di 200 kg e si dice che molte abbiano più di 150 anni. Ci sarĆ la possibilitĆ di toccare le tartarughe e scattare foto. L’isola ospita anche una colonia di bellissimi pavoni.
ZANZIBAR
Zanzibar ĆØ unāarea semi-autonoma della Tanzania. Ć composto dall’arcipelago di Zanzibar nell’Oceano Indiano, a 25-50 chilometri (16ā31 miglia) al largo della costa, ed ĆØ composto da molte isolette e da due grandi isole: Unguja (l’isola principale, definita informalmente come Zanzibar) e Pemba.
Conosciuta come āSpice Islandā, ovvero lāisola delle spezie, la bellissima Zanzibar ĆØ un crogiolo di cultura e storia, apparentemente in contrasto con la sua idilliaca conformazione di spiagge di sabbia bianca con palme che ondeggiano pigramente nella brezza marina. Questo mix rende Zanzibar un luogo favoloso da esplorare e allo stesso tempo unāoasi da sogno per rilassarsi. La costa di Zanzibar offre alcune delle migliori spiagge del mondo: le onde si infrangono sulle barriere coralline e le distese di sabbia al largo e la bassa marea rivela piccole pozze di stelle marine, piccoli pesciolini e anemoni.
CRATERE DI NGOROGORO
Il Parco nazionale del Serengeti ĆØ una delle più importanti aree naturali protette in Africa, costituisce territorio ininterrotto con lāArea di Conservazione di Ngorongoro e come questāultima ĆØ stato inserito allāinterno dei siti Patrimonio dellāUmanitĆ dellāUNESCO.
Nelle vaste pianure del Parco Nazionale del Serengeti, che si estende per 1,5 milioni di ettari di savana, la migrazione annuale di due milioni di gnu più centinaia di migliaia di gazzelle e zebre – seguite dai loro predatori nella loro migrazione annuale alla ricerca di pascoli e acqua – ĆØ una delle gli spettacoli naturalistici più impressionanti al mondo. La diversitĆ biologica del parco ĆØ molto elevata, con almeno quattro specie animali a rischio di estinzione: rinoceronte nero, elefante, licaone e ghepardo.
Lo spettacolare fenomeno dei flussi migratori si svolge in una cornice scenica unica di “infinite pianure”: 25.000 chilometri quadrati di distese di praterie prive di alberi, punteggiate da affioramenti rocciosi, intervallate da fiumi e boschi. La parola Serengeti ĆØ un’approssimazione di una parola Masai “siringet”, che descrive appunto questa caratteristica. La parola significa infatti “quel luogo dove la terra corre per sempre”. Quando ci si ritrova nelle pianure del Serengeti, si comprende appieno la motivazione dietro questo nome: le splendide praterie sembrano non finire mai e se si ĆØ nel posto giusto al momento giusto, branchi infiniti si estendono da un orizzonte all’altro. Il parco ospita anche una delle più grandi e avvincenti interazioni tra grandi prede e predatori di tutto il mondo, offrendo un’esperienza per i game drive particolarmente impressionante ed emozionante.
CRATERE DI NGOROGORO
Ngorongoro ĆØ un profondo cratere vulcanico, la più grande caldera intatta del mondo. Con una superficie di circa 20 km, una profonditĆ di 600 metri e un’area di 300 km quadrati, il cratere di Ngorongoro ĆØ una meraviglia naturale mozzafiato. L’area di conservazione di Ngorongoro, che copre 8.292 chilometri quadrati, possiede unāunicitĆ nel continente africano, in quanto la conservazione delle risorse naturali ĆØ integrata con lo sviluppo umano: non ĆØ raro vedere il bestiame Masai pascolare accanto a mandrie di zebre. Grazie alle sue caratteristiche particolari e alla coesistenza armoniosa tra fauna e popolazione, la riserva ĆØ stata riconosciuta come Patrimonio dell’UmanitĆ dallāUNESCO ed inserita nellāelenco delle Riserve Internazionali di Biosfera allāinterno del programma UNESCO Man and Biosphere Reserve Programme. L’area ospita oltre 25.000 grandi animali, di cui 26 rinoceronti neri. Sono presenti inoltre migliaia di gnu, zebre, eland e gazzelle. Il cratere ha anche la più densa popolazione di leoni conosciuta, che ammonta a circa una sessantina di esemplari. Più in alto, nelle foreste pluviali sul bordo del cratere, sono presenti leopardi, elefanti, bufali, iene maculate, sciacalli, rari licaoni, ghepardi e altri felini.
La leggendaria migrazione annuale di gnu e zebre passa anche attraverso il cratere di Ngorongoro, quando i 1,7 milioni di ungulati si spostano a sud a dicembre per poi spostarsi verso nord a giugno.
Lāarea ĆØ un paradiso anche per gli amanti del birdwatching: questa ospita infatti oltre 500 specie di uccelli, tra cui struzzi, pellicani e fenicotteri, avvistabili nei pressi dei laghi allāinterno del cratere.
LAKE MANYARA NATIONAL PARK
Il Lake Manyara National Park, oltre che per il gran numero di fenicotteri, ĆØ famoso per il suo grande lago di carbonato di sodio che occupa la maggior parte della sua superficie durante la stagione delle piogge. Unāaltra particolaritĆ del parco ĆØ la presenza di leoni che si arrampicano sugli alberi. Nella foresta sono presenti anche degli esemplari di leopardi. Gli animali allāinterno del parco includono poi elefanti, gnu giraffe e bufali. Numerose sono le mandrie di zebre, impala, facoceri e waterbuck. Sulle pendici della scarpata, chi ha una vista acuta potrebbe fare lāavvistamento dei piccoli e timidi dik dik di Kirk e dei cosiddetti saltarupi.
TARANGIRE NATIONAL PARK
Il Tarangire National Park occupa un’area di 2.600 chilometri quadrati ed essendo uno dei parchi più stagionali nel nord della Tanzania, ĆØ casa di grandi movimenti migratori. Tra giugno e ottobre, che ĆØ la stagione secca, ci sono inimmaginabili branchi di animali che vengono attratti dal fiume Tarangire. Il numero di elefanti allāinterno del parco ĆØ incredibile durante tutto lāarco dellāanno, e ancora di più durante la stagione secca. Questa particolaritĆ , unita alla presenza di grandi alberi di baobab, la presenza di pitoni africani che strisciano sulle piante e molti altri meravigliosi avvistamenti fanno di questo parco unāimperdibile meta per gli appassionati di safari.
ARUSHA
Oltre ad essere considerata la capitale dei safari in Tanzania, Arusha rappresenta il centro dell’antico impero britannico, raffigurato emblematicamente da una monumentale torre dell’orologio. Situata esattamente a metĆ strada tra il Cairo e CittĆ del Capo, la cittĆ offre numerose attivitĆ e introduce ai suoi visitatori la cultura Masai. Ć facile infatti vedere gruppi di Masai allevare bestiame, andare in bicicletta, vendere intrecci di perline e andare avanti nella loro vita quotidiana. Inoltre, ci sono numerose bancarelle lungo le strade dove le donne vendono caschi di banane verde brillante e manioca arrosto, ed ĆØ suggestivo vedere sbucare i bambini in uniforme scolastica da piccole capanne di paglia.
Oltre alla cultura Masai, Arusha ospita fino a 100 diverse nazionalitĆ : le comunitĆ musulmane e cristiane vivono pacificamente fianco a fianco e la gente del posto ti accoglierĆ calorosamente con il termine Swahili ākaribuā, che significa “benvenuto”. Da non perdere il vibrante mercato del cibo e la radicata cultura del caffĆØ: Arusha ĆØ infatti circondata da uno splendido paesaggio montuoso, dove si possono scorgere numerose fattorie di fiori e centinaia di piantagioni di caffĆØ.
Per coloro che sono interessati alla storia politica, culturale e sociale della Tanzania, la cittĆ offre diversi musei. LāArusha Declaration Museum offre uno sguardo alla lotta per l’indipendenza del Paese e ne illustra il passato coloniale. Il Museo Nazionale di Storia ospitato in un forte tedesco al largo di Boma Road accompagna i visitatori in un viaggio attraverso l’evoluzione umana. Per una vasta selezione di arte, sculture e manufatti africani, la soluzione ĆØ The Cultural Heritage craft mall.
SWAKOPMUND
Definita luogo incantato o quanto meno singolare, Swakopmund ĆØ una cittĆ della Baviera trapiantata in un deserto africano. Architetti tedeschi degli inizi ‘900 fecero a gara per ricreare atmosfere di una cittĆ della madrepatria secondo i dettami dello Jugendstil allora imperante. Una visita a Swakopmund ĆØ ampiamente giustificata anche soltanto dalle sue architetture.
Il principale centro sulla costa, ĆØ una cittadina in espansione rinserrata fra il deserto e l’oceano. Dietro, la sabbia di continuo l’assedia, mentre davanti impera l’oceano scuro e sconfinato. La corrente del Benguela proveniente dal Polo Sud, rende le acque fredde, buone per la pesca e le ostriche, e a volte copre il paesaggio di nebbiolina azzurra. La cittadina confortevole, ricca di negozietti caratteristici, ristorantini, mercatini e ospitalitĆ , offre anche diverse attivitĆ turistiche, come un giro mozzafiato sul quad nelle dune del deserto, con lĆ in fondo il riverbero dell’oceano, o un’escursione avventurosa e sognante nella Valle della Luna. O il museo delle pietre, in centro. Imperdibili poi, la crociera a Walwis Bay e l’emozione del Sandwich Harbor, in jeep fra dune spettacolari, per un’attraversata wild davvero indimenticabile.
Da Windhoek, la catena montuosa Khomas Hochland si estende ad ovest in modo da formare una zona panoramica di transizione tra l’altopiano centrale e le pianure del Namib. Sulla strada per Swakopmund e Walvis Bay, il panorama offre uno spledido scenario che rende il viaggio davvero piacevole, anche se il vero punto forte vi aspetta sulla costa. Proprio come la strada inizia a scendere a livello delle pianure, la vista ĆØ sollecitata dallāintenso arancione delle dune che appaiono sulla sinistra, mentre il naso cattura prima la brezza salata del mare che si estende davanti.
Entrare in Swakopmund da una strana sensazione, soprattutto fuori stagione turistica, quando la cittĆ , inserita tra le onde fragorose dellāAtlantico e il deserto del Namib, appare come un surreale residuo coloniale e trasmette una strana sensazione di calma e tranquillitĆ atavica. La gente di Swakopmund ĆØ formata da un mix eccentrico di residenti tedesco-namibiani e turisti tedeschi provenienti dall’estero, che si sentono a casa, per il modo tipicamente tedesco di comfort e ospitalitĆ . Con le sue passeggiate al mare, case a graticcio e gli edifici di epoca coloniale, sembra che solo la sabbia trasportata dal vento e le palme distinguono Swakopmund dai centri di villeggiatura lungo le coste del Mare del Nord e del Mar Baltico della Germania.
Swakopmund ospita alcuni dei più importanti esempi di architettura coloniale tedesca. Fra i monumenti di particolare interesse si possono citare la prigione di Altes GefƤngnis, progettata da Heinrich Bause nel 1909, e la Wƶrmannhaus del 1906, oggi sede della biblioteca pubblica. Altri luoghi di interesse culturale includono il museo sui trasporti e l’acquario nazionale (National Marine Aquarium).
Negli immediati dintorni si trovano diversi luoghi di interesse naturalistico, fra i quali spiccano le dune di sabbia vicino a Langstrand, a sud dello Swakop. Sono mete turistiche anche un ranch in cui si allevano cammelli (aperto al pubblico) e la “Martin Luther”, una locomotiva a vapore del 1896 abbandonata in mezzo al deserto, attualmente restaurata e ricoverata nel locale museo.
PARCO NAZIONALE RWENZORI MOUNTAINS
Un massiccio misterioso ed affascinante, rimasto sconosciuto agli occidentali fino a poco più di un secolo fa, con una cima che raggiunge i 5.109 metri ed altre che superano i 4.000 metri, un ghiacciaio che alimenta il più importante fiume africano ed una catena divisa in ben sei gruppi fanno dei Monti Rwenzori il terzo massiccio africano per altezza ed importanza, dopo il Kilimanjaro ed il monte Kenia e prima del Ras Dashan e delle vette etiopiche.
Il gruppo montuoso del Rwenzori si allunga per circa centotrenta chilometri lungo lāodierno confine tra Repubblica Democratica del Congo ed Uganda, con una larghezza media di una cinquantina di chilometri. La sua origine non ĆØ di tipo āvulcanicoā, bensƬ il suo massiccio si innalzò, spinto da forze sottostanti, durante la formazione della Rift Valley, allāincirca dieci milioni di anni or sono. Sebbene non sia il massiccio africano più alto, il Rwenzori costituisce comunque il gruppo di cime innevate più imponente e complesso, non essendo costituito da un singolo cono vulcanico come i monti Kilimanjaro e Kenia, ma da sei montagne separate, ognuna con il suo ghiacciaio, rappresentando cosƬ una riserva di acqua dolce di gigantesche proporzioni, capace di alimentare con i suoi numerosi effluenti tutti i grandi bacini della regione e quindi dello stesso Nilo, proprio come aveva sostenuto Tolomeo, oltre ventuno secoli or sono.
Come si può immaginare, la grande quantitĆ dāacqua e di umiditĆ presente su questo massiccio ha favorito una rigogliosissima vegetazione che avvolge il Rwenzori fino al limite delle nevi e dei ghiacci. Salendo verso le quote più elevate, dai 1800 metri circa, si incontra la āvera foresta montanaā dove un misto di alberi e felci arboree con bellissime orchidee ai loro piedi dĆ rifugio e sostentamento alle comunitĆ animali più numerose. In questa fascia vegetazionale si incontra infatti il maggior numero di animali (una settantina di mammiferi ed oltre 170 specie di uccelli). Più in alto, oltre i 2.500 metri, si incontra la foresta di bambù dove sono comunque presenti eriche arboree e le prime lobelie. Tra i 3.000 e 3.800 metri si trova una foresta tipica dellāalta montagna equatoriale con unāelevata percentuale di specie endemiche.
Intraveduto dai primi esploratori che toccarono il Lago Alberto (S. Baker, Mason Bey, R. Gessi) quale un’apparizione fantastica di bianche nubi; identificato come una vera montagna prima di ogni altro da G. Casati (1887) e quindi dallo Stanley che ne rasentò le pendici (1888), ne fu per primo affrontata l’ascesa da W.G. Stairs che accompagnava lo Stanley stesso nella spedizione di soccorso per Emin PasciĆ e Casati. Ma lo Stairs non potĆ© superare l’altitudine di 3250 m. e stimò la vetta a circa 5000 m. Due anni dopo F. Stuhlmann, aggregato alla spedizione tedesca condotta da Emin PasciĆ , ripetĆ© il tentativo pervenendo sino all’altitudine di 4063 m. Seguirono altri tentativi fra i quali particolarmente notevole quello di J.C.S. Moore, che nel 1900 riuscƬ per il primo a raggiungere la linea delle nevi perpetue a 4500 m. e a guadagnare la displuviale in alcuni punti superiori a 4500 m., constatando che il Ruvenzori forma una vera e propria catena. Varie altre spedizioni si successero a scopo geografico e naturalistico o semplicemente alpinistico, ma tutte più o meno ostacolate dalle condizioni atmosferiche, poco aggiunsero a quello che si sapeva. Spettò alla spedizione organizzata e condotta (1906) dal Duca degli Abruzzi col concorso di varĆ® specialisti, di compiere una generale ricognizione della catena di cui determinò la sommitĆ nella Cima Margherita a 5125 m. s. m.
KAMPALA
Kampala ĆØ la capitale nazionale e commerciale dell’Uganda ed ĆØ affacciata sul Vittoria, il più grande lago africano. Gli alberi e le tegole rosse delle ville in collina circondano il centro urbano di moderni grattacieli. In questa zona centrale si trova l’Uganda Museum, che esplora il patrimonio tribale del paese attraverso un’ampia collezione di reperti. Sulla vicina collina di Mengo sorge il palazzo Lubiri, la vecchia sede del regno di Buganda.
Il nome Kampala deriva da una traduzione del nome che gli inglesi diedero alla regione attorno alla cittĆ , āle colline dellāimpalaā, riferendosi al gran numero di questi animali che vivevano nellāarea.
NGAMBA ISLAND CHIMPANZEE SANCTUARY
Ngamba ĆØ una piccola isola sul lago Vittoria, quasi interamente ricoperta da foresta pluviale tropicale e solo una piccola porzione dellāisola ĆØ recintata. A differenza di un classico zoo, nel caso di questa āisola-riservaā, nella recinzione ci debbono stare gli uomini, siano essi addetti alla gestione di questo santuario per scimpanzĆØ o semplici visitatori, insieme a tutte le varie strutture, mentre tutto il resto dellāisola e della foresta ĆØ territorio esclusivo degli scimpanzĆØ che hanno trovato rifugio su Ngamba Island. Qui sono stati raccolti sia scimpanzĆØ adulti feriti (vittime di trappole nella foresta, spesso hanno subito amputazioni e/o shock di vario genere, e sono ormai orfani, in quanto non fanno più parte di alcun āgruppoā) o detenuti illegalmente dai bracconieri , sia piccoli della stessa specie āscopertiā alle frontiere di diversi paesi dellāAfrica orientale e confiscati a trafficanti senza scrupoli che li rapiscono dalle loro famiglie e al loro ambiente naturale per esportarli in Europa, Nord America e Asia.
Il āChimpanzee Sanctuaryā di Ngamba Island ĆØ stato fondato nel 1998 da diverse associazioni protezionistiche, tra cui anche il āJane Goodall Instituteā e la āBorn Free Foundationā. Purtroppo gli scimpanzĆØ di Ngamba Island e degli altri centri simili che si occupano di questa specie in Africa orientale non possono essere più reintrodotti in natura a causa delle menomazioni e dei traumi, soprattutto di ordine psicologico, subiti e, di conseguenza, per le gravi ripercussioni sul loro comportamento. In questo centro, pertanto, non si può fare altro che cercare di assicurare loro una sopravvivenza il più possibile simile a quella che gli ĆØ stata negata in natura ed approfittare della loro presenza per fare opera di sensibilizzazione e di educazione presso tutti i visitatori.
Gli scimpanzĆØ costituiscono uno dei tre membri della famiglia delle āgrandi scimmieā insieme ai gorilla e ai bonobo o scimpanzĆØ pigmei (geneticamente i più vicini alla nostra specie). Il comportamento degli scimpanzĆØ assomiglia a quello dellāuomo sotto diversi profili: ad esempio per i legami a lungo termine tra gli individui di una famiglia, per il lungo periodo di dipendenza dei piccoli dalla loro madre, per la gestualitĆ che comprende abbracci, baci, strette di mano, pacche sul dorso, per le capacitĆ intellettive che permettono persino la costruzione e la manutenzione di strumenti e per le sviluppatissime capacitĆ espressive che permettono di comunicare emozioni quali la gioia, la paura, la tristezza, la felicitĆ o lāapprensione.
Purtroppo il loro habitat ĆØ stato in gran parte distrutto e tuttora ĆØ gravemente minacciato dallāespansione delle comunitĆ umane e dalla distruzione delle foreste allo scopo di ricavarne legname pregiato e spazi per le coltivazioni. Inoltre la diffusione di malattie quali ebola o altre infezioni che possono essere trasmesse anche dallāuomo, non ha fatto che aggravare la giĆ minacciata sopravvivenza di questa preziosissima specie. Oggi, infatti, gli scimpanzĆØ sopravvivono solamente in una ventina di paesi, per di più suddivisi in diversi nuclei frammentati e popolazioni isolate ed una stima della popolazione totale si aggira intorno agli 80.000/100.000 individui allo stato libero. Si ĆØ portati a credere che, senza unāadeguata ed efficace protezione, questa specie potrebbe essere destinata in meno di quindici anni.
PARCO NAZIONALE DELLA FORESTA DI NYUNGWE
Il Parco Nazionale della Foresta di Nyungwe si estende per 970 chilometri quadrati di foresta montana rara e protetta, dalla biodiversitĆ impareggiabile. In effetti, il Parco Nazionale della Foresta di Nyungwe ĆØ il più grande blocco di foreste montane in Oriente o in Africa centrale, e una delle più antiche, che risale a prima dell’ultima glaciazione. Questa foresta tropicale con un’alta volta di alberi, ĆØ situata nella parte sudoccidentale del Rwanda e ospita più di 240 specie di alberi, 140 specie di orchidee, centinaia di farfalle e 275 specie di volatili, inclusi i giganteschi buceri, i grandi turachi blu e gli sparvieri rufiventre. Il Nyungwe ĆØ conosciuto come ‘il più importante sito per la conservazione della biodiversitĆ in Rwanda’ dal Birdlife International, per le sue tante specie, 24 delle quali sono endemiche degli altipiani dell’Africa Centrale.
Anche i mammiferi sono ben rappresentati con le 13 specie di primati che rappresentano il 20% del totale delle specie di primati in Africa. La scimmia colobus bianca e nera si trova in gruppi che arrivano a contare 400 individui, il che equivale a quasi 10 volte il numero massimo di esemplari mai registrati in un altri luoghi. Ospita anche una grande popolazione di scimpanzƩ e altre due specie di scimmie a rischio; la scimmia dalla faccia di civetta e degli avvistamenti riportati ma non verificati di scimmia dorata.
IL PARCO NAZIONALE DEI VULCANI
L’eminente primatologa Dian Fossey una volta scrisse: ‘Nel cuore dell’Africa centrale, cosƬ in alto da farti tremare più che sudare, si ergono alti vulcani che arrivano a toccare i 15,000 piedi (4500 metri) e sono quasi completamente coperti di una ricca e verde foresta pluviale – i Virunga’.
I Virunga sono una catena di vulcani quasi tutti dormienti che si trovano lungo il confine settentrionale del Rwanda con la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda. Formano un ramo della Albertine Rift Valley e le parti inferiori dei loro pendii sono coperte da una foresta montana. Il Volcanoes National Park comprende 5 degli 8 vulcani Virunga, che sono il Karisimbi, il Bisoke, il Muhabura, il Gahinga e il Sabyinyo.
Creato nel 1925, il Parco Nazionale dei Vulcani ĆØ stato uno dei primi parchi nazionali ad essere istituiti in Africa. La sua ideazione ĆØ nata dalla necessitĆ di proteggere gli abitanti più preziosi del parco: i gorilla di montagna. Ha una grande importanza scientifica, ambientale e turistica in quanto ospita una delle principali comunitĆ di gorilla di montagna del mondo; fu tra l’altro proprio all’interno di questo parco che operò la celebre zoologa Dian Fossey. La sua passione per i gorilla e il suo esemplare livello di comprensione e di interazione hanno inaugurato una nuova era del movimento per la conservazione per i gorilla di montagna e in definitiva li hanno salvati dall’estinzione. Ha istituito il Karisoke Research Centre e ha combattuto duramente per eliminare il bracconaggio, contrastando la corruzione che corrodeva lo staff del parco. La Fossey riuscƬ a creare un bacino d’interesse e ad incoraggiare una più grande consapevolezza nei confronti dei famosi abitanti del parco. E’ stata assassinata nel 1985 ed ĆØ seppellita vicino al Centro Ricerche, tra le tombe dei gorilla uccisi dai bracconieri.
A prescindere dalla sua interessantissima storia, sono l’ambiente naturale e la posizione del Parco Nazionale dei Vulcani a renderlo una destinazione che può cambiare la vita. C’ĆØ una tale diversitĆ di paesaggi, con acquitrini, paludi, praterie erbose e laghi associati a una gran varietĆ di foreste, che vanno dal bambù a specie più montane. In termini di fauna, naturalmente ĆØ il gorilla a rubare la scena ma ci sono comunque tanti altri animali altrettanto interessanti. Dalla iena maculata alla Scimmia dorata, al bufalo e all’antilope dalla fronte nera, il parco ha un ecosistema fiorente cui si aggiungono le 178 specie di volatili registrate.
Con la loro storia segnata da tragedie e trionfi per l’umanitĆ e per il mondo animale, intorno ai Virunga c’ĆØ un’aura indescrivibile, che riecheggia in chi visita questi luoghi, tramutandosi in un’insopprimibile sete di ulteriori approfondimenti.
PARCO NAZIONALE di KIBALE
Il parco nazionale di Kibale o della Foresta di Kibale ĆØ un parco dell’Uganda occidentale costituito da circa 560 km² che comprendono diversi habitat: foresta pluviale e semi-decidua, prateria e palude. Il parco ĆØ noto soprattutto perchĆ© vi si trova la più alta varietĆ e concentrazione di primati dell’Africa orientale con 13 specie rappresentate, ma anche per l’eccezionale avifauna e le numerosissime farfalle. Sempre a questo parco appartengono alcuni dei più caratteristici tratti di foresta pluviale di tutta lāUganda: il numero di specie di alberi identificati nellāarea si aggira infatti intorno a 230. Oltre ad essere base di un centro di ricerca che fa capo allāUniversitĆ di Makerere, lāarea ĆØ oggetto di un progetto di riforestazione e conservazione, che promuove la tutela della biodiversitĆ , il rimboschimento delle aree degradate della foresta e la diffusione di programmi di educazione della popolazione. Attraverso questi programmi si intende raggiungere lāobiettivo di una maggiore sensibilizzazione sul tema della deforestazione, creando altresƬ posti di lavoro tramite un turismo sostenibile e rispettoso dellāambiente.
Kibale ĆØ anche un santuario dello sfuggente elefante della foresta, più piccolo e peloso del suo cugino della savana. Tra gli altri mammiferi troverete bufali, maiali giganti della foresta e diverse specie di antilopi. La rete di percorsi della foresta ĆØ un vero sogno per gli appassionati di botanica, di volatili e di farfalle. Ai confini del parco si trova il Santuario delle Paludi Bigodi. E’ un’eccezionale iniziativa per il turismo della comunitĆ , avviata per proteggere la Palude Magombe; un rifugio sia per uccelli che per primati. Il parco fu fondato nel 1993 allo scopo di proteggere un’area che giĆ nel 1932 era stata dichiarata riserva forestale. Il Kibale ĆØ contiguo al Parco Nazionale Regina Elisabetta, e i due parchi insieme costituiscono una delle più importanti mete turistiche del paese. La maggior parte delle strutture ricettive del parco sono gestite dalle comunitĆ locali e quindi utilizzate da operatori specializzati nel turismo responsabile. Le comunitĆ che abitano a Kibale sono principalmente di etnia Batooro e Bakiga.
LAGO BUNYONYI
Il lago Bunyonyi, un lago craterico accoccolato tra le meravigliose e pittoresche colline della Rift Valley occidentale ĆØ forse uno dei posti più incantevoli e rilassanti dell’Uganda. Situato nel sud-est dell’Uganda a più di 1800 metri di altitudine ĆØ da molti ritenuto essere il secondo lago più profondo di tutta l’Africa. Formatosi circa 8000 anni orsono ha una superficie di 60 kmq ed ĆØ il centro di un ecosistema più ampio che comprende le zone paludose circostanti.
Il suo nome, Bunyonyi, significa: “il posto dei piccoli uccelli” ed ĆØ sicuramente uno dei posti ideali per osservare molte tra le 200 specie registrate come,lo Sparviero serpentario africano (Polyboroides typus), il Cuculo di Levaillant (Clamator levaillantii), il Picchio cardinale (Dendropicos fuscescens), il Torcicollo africano (Jynx ruficollis), la Gru coronata grigia (Balearica regulorum) e varie specie di Tessitori e Aironi.
Con la sua acqua dolce, nessuna traccia di bilarzia e paesaggi da sogno, ĆØ un paradiso non solo per i viaggiatori in cerca di relax ma anche per la Lontra dal collo macchiato che qui vive tranquillamente senza la minaccia di coccodrilli o altri predatori e per questo motivo facilmente avvistabile come in nessun altro luogo in Africa.
Nel lago ci sono 29 isole tra cui ricordiamo Bushara, Bwama, Itambira e due isole legate ad antiche leggende: Akampene e Akabucuranuka. Un’escursione in canoa sotto la luna piena resterĆ sicuramente nella vostra memoria.
PARCO NAZIONALE DEL LAGO MBURO
Il parco non ĆØ cosƬ famoso come quelli dellāovest e quelli dove si possono incontrare i gorilla ed ĆØ anche uno fra i meno estesi dellāUganda, ma racchiude in un piccolo angolo del Distretto di Ankole, grandi tesori e magiche atmosfere. Il parco ha un livello di precipitazioni annue non molto elevato per gli standard ugandesi; ciò nonostante oltre il 20% della sua superficie ĆØ occupato da zone umide e acque dolci. Il lago che dĆ il nome al parco ĆØ infatti soltanto uno dei cinque specchi dāacqua che si trovano entro i suoi confini e fa parte di un sistema complesso di laghi e zone paludose interconnesse ed alimentate dal fiume Rwinzi. Il resto del territorio del parco ĆØ occupato da savana alberata dove diverse specie di acacia si trovano insieme e da zone ad alte erbe. L’attrazione principale sono gli animali da pianura come la zebra, il bufalo, l’impala, il topi e l’antilope alcina. Tra gli altri abitanti più schivi del parco troviamo i leopardi, l’oritteropo, il pangolino e il porcospino, gli ippopotami e un’abbondanza di coccodrilli, anch’essi molto affascinanti. Tuttavia sono le paludi ad attirare alcuni degli animali più rari, come la timida antilope sitatunga.
Per gli appassionati di birdwatching le opportunitĆ di osservare i volatili sono ottime, dato che questo Parco ospita circa 315 specie registrate, attirate sia dalle acque che dalla savana di acacie. Tra i volatili c’ĆØ l’uccello nazionale dell’Uganda, la gru crestata, la rara cicogna becco a scarpa, la cicogna marabou e lo Storno splendido codabronzata, i gruccioni e uccelli esotici quali il cuculo dalla nuca blu e il picchio nubiano.
FORESTA DI BUDONGO
Situata a nordovest della capitale Kampala, la foresta di Budongo sorge nelle vicinanze del Lago Alberto e si trova direttamente sulla via del Parco Nazionale delle cascate Murchison. Ć conosciuta e rinomata poichĆØ costituisce la più estesa foresta di alberi di mogano di tutta lāAfrica Orientale coprendo, con alberi alti anche fino a 60 metri, unāarea di circa 790 chilometri quadrati e possedendo inoltre la più grande popolazione di scimpanzĆØ di tutto lāUganda. Dei mogani africani (nome scientifico Khaya anthotheca), alberi ad alto fusto che possono crescere ad altezze tra 30 e 60 metri, se ne può ancor oggi ammirare un esemplare straordinario alto più di 80 metri. Oltre ai circa 800 scimpanzĆØ presenti, a Budongo si possono trovare inoltre 250 specie di farfalle, 465 specie di piante e ben 366 specie di uccelli.
Lo studio degli scimpanzĆ©, iniziato nel 1962 da Vernon Reynolds, continuò con le ricerche di Jane Goodall e prosegue ancora oggi con lāistituzione della Budongo Conservation Field Station, una organizzazione non-profit che si occupa, oltre che di ricerca, anche della tutela e della conservazione di questa preziosa area.
KAMPALA
Kampala ĆØ la capitale nazionale e commerciale dell’Uganda ed ĆØ affacciata sul Vittoria, il più grande lago africano. Gli alberi e le tegole rosse delle ville in collina circondano il centro urbano di moderni grattacieli. In questa zona centrale si trova l’Uganda Museum, che esplora il patrimonio tribale del paese attraverso un’ampia collezione di reperti. Sulla vicina collina di Mengo sorge il palazzo Lubiri, la vecchia sede del regno di Buganda.
Il nome Kampala deriva da una traduzione del nome che gli inglesi diedero alla regione attorno alla cittĆ , āle colline dellāimpalaā, riferendosi al gran numero di questi animali che vivevano nellāarea.
KAMPALA
Kampala ĆØ la capitale nazionale e commerciale dell’Uganda ed ĆØ affacciata sul Vittoria, il più grande lago africano. Gli alberi e le tegole rosse delle ville in collina circondano il centro urbano di moderni grattacieli. In questa zona centrale si trova l’Uganda Museum, che esplora il patrimonio tribale del paese attraverso un’ampia collezione di reperti. Sulla vicina collina di Mengo sorge il palazzo Lubiri, la vecchia sede del regno di Buganda.
Il nome Kampala deriva da una traduzione del nome che gli inglesi diedero alla regione attorno alla cittĆ , āle colline dellāimpalaā, riferendosi al gran numero di questi animali che vivevano nellāarea.
Area comunitaria del Khwai ā Moremi Game Reserve
La Riserva Moremi ĆØ situata nel delta dellāOkavango, il fiume che non incontra mai il mare perchĆ© scompare in un labirinto di lagune, canali e isole, fino ad essere assorbito dalle sabbie del deserto del Kalahari.
Ć difficile resistere allāincantesimo di questa natura e dei suoi habitat incontaminati. La Riserva Faunistica di Moremi ĆØ circondata da aree naturali del Okavango, senza confini tra le concessioni e la riserva della fauna selvatica che consente di spostarsi tra i boschi nella stagione umida quando l’acqua ĆØ abbondante e oltre a fiumi permanenti e lagune nella stagione secca. Gli abitanti originari della zona (i Boscimani River) sono stati spostati alla periferia della riserva, costruendo il villaggio Khwai vicino all’uscita della Porta Nord del parco.
L’area Khwai ĆØ gestita dalla comunitĆ attraverso il Fondo Fiduciario per lo sviluppo del Khwai. Questa zona offre la stessa straordinaria fauna selvatica, che ha la riserva. Uno dei principali vantaggi di essere al di fuori della riserva ĆØ la libertĆ di fare safari a piedi e safari notturni, dato che questa zona non ĆØ soggetta alle stesse regole della Riserva. Gli incantevoli paesaggi della Riserva Moremi, allāestremitĆ orientale del delta, sono considerati i più suggestivi dellāAfrica meridionale. Caratterizzata da un forte personalitĆ , la Riserva Moremi vanta habitat naturali molto vari: tra boschi di mopane e acacie, savana, foreste fluviali, pianure alluvionali e corsi dāacqua permanenti, dove vivono iene, leoni, zebre, impala, bufali, leopardi, elefanti e ippopotami.
La vegetazione ĆØ varia, la terraferma costellata da paludi permanenti e stagionali, con una conseguente eccellente diversitĆ sia di animali che di uccelli. Le battute di caccia sono più concentrate intorno all’acqua permanente durante la stagione secca (aprile – ottobre) essendo troppo caldo il clima nei mesi successivi. La stagione delle piogge (novembre-aprile) ravviva il paesaggio lussureggiante con fiori di campo, sensazionali rovesci temporaleschie e tramonti spettacolari.
INCONTRO CON I GORILLA DI MONTAGNA
I gorilla di montagna sono animali diurni e terrestri; anche se sono in grado di arrampicarsi sugli alberi, sono i primati meglio adattati alla vita al suolo. La locomozione ĆØ essenzialmente quadrupede, ma possono percorrere brevi tratti in posizione bipede.
Sono erbivori, nutrendosi soprattutto di foglie, gambi, germogli e, in minor misura, di cortecce, radici e fiori. Un piccolo contributo alla dieta ĆØ costituito da insetti (formiche e larve) e lumache. Un maschio adulto può mangiare in un giorno anche 34 kg di cibo vegetale, una femmina poco più della metĆ . Le femmine hanno il primo figlio tra i 10 e i 12 anni, mentre i maschi cominciano ad accoppiarsi intorno ai 15 anni. L’allattamento dura fino a tre anni, anche se i piccoli integrano la dieta con sostanze solide dagli otto mesi. Se nel gruppo ci sono dei piccoli gorilla ĆØ probabile che questi si avvicinino e provino incuriositi a giocare con le persone che incontrano lungo il cammino. Prima dei 3 anni dāetĆ invece il gorilla rimane aggrappato alla schiena della madre.
Poche esperienze reggono il confronto con i più grandi tra i primati, quando ti trovi a pochi passi da loro e solo qualche arbusto ti separa dalla loro maestosa e in qualche modo quasi familiare presenza. I maestosi gorilla guardano e osservano. Lāuomo si fa piccolo e guarda e osserva anchāesso. Questi istanti senza tempo sono una sosta irrinunciabile, un’esperienza emozionante che da sola vale un viaggio in Uganda e che resterĆ per sempre nella mente come uno dei ricordi più belli ed intensi.
La fatica del percorso ed il tempo per raggiungere la meta sarĆ ben ricompensata nellāincontro coi diversi gruppi di gorilla che variano a seconda della loro posizione. Con l’aiuto di rangers molto esperti arriverete davanti a questi animali maestosi e unici. Li osserverete mentre si muovono con le loro famiglie nel loro habitat naturale e avrete a disposizione 1 ora. Vedrete il ” Silverback ” il capo della famiglia che può arrivare fino a 180 cm e 230 kg di peso. Il gorilla Silverback passa la maggior parte del suo tempo a terra, a guardia del territorio dove vive la famiglia, ed ĆØ considerato il leader dagli altri membri del gruppo, colui che prende tutte le decisioni, che fa da mediatore nelle liti e che pianifica il movimento della famiglia nella foresta.
Un incontro intenso che segnerĆ la vostra vita! Ci si perde in quegli occhi scuri che ti fissano attenti; ci si perde in questo luogo primordiale che regala unāemozione profonda, seppellita da millenni nellāinconscio e che ora riaffiora, quasi un ritorno alle origini. Non serve fare fotografie. Questa immagine, questi istanti restano dentro. Quegli occhi, quei gesti, cosƬ simili a quelli umani, faranno parte dei ricordi indelebili della vita.
PARCO NAZIONALE IMPENETRABILE DI BWINDI
Nel sud-ovest dell’Uganda, in una zona al confine con la Repubblica Democratica del Congo, si trova questo parco di oltre 32.092 mila ettari (circa 331 chilometri quadrati, di cui l’ultimo ampliamento risale al 2003), il cui nome rende giĆ perfettamente l’idea della sua natura, che funge da confine tra la pianura (foresta tropicale) e le montagne. Un parco che offre una maestosa biodiversitĆ : complessivamente, quello di Bwindi ĆØ uno degli ecosistemi più ricchi d’Africa, e fornisce l’habitat per oltre 120 specie di mammiferi, 346 specie di uccelli, 202 specie di farfalle, 163 specie di alberi, 100 specie di felci, 27 specie di rane, camaleonti, gechi ed altre specie a rischio. In particolare, quest’area condivide lo stesso livello di endemismo della Rift Valley. Lāappellativo āimpenetrabileā ĆØ dovuto alla natura accidentata e scoscesa del territorio, caratterizzata da strette vallate intersecate da fiumi e ripide colline: gran parte del territorio ĆØ raggiungibile con difficoltĆ ed esclusivamente a piedi. Lāaltitudine del parco varia infatti dai 1190 ai 2607 metri, ma più del 60% della sua estensione si trova ad unāaltezza superiore ai 2000 metri.
Fra i mammiferi compaiono diverse specie di primati, fra cui colobi, scimpanzĆ© e gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei). I gorilla di montagna sono una specie minacciata che rischia l’estinzione e sono sicuramente tra le attrazioni principali dell’Uganda. I gorilla che vivono sulle montagne ugandesi sono tra i più socievoli e sono i più grandi primati viventi sul nostro pianeta. Guardare negli occhi bruni e pensosi di questi giganti, il cui codice genetico Ć© uguale per il 95% a quello dellāuomo, ĆØ unāesercizio di umiltĆ ed unāesperienza entusiasmante allo stesso tempo, soprattutto quando si considera che ne sopravvivono meno di 800 esemplari, divisi tra il Parco Nazionale Bwindi e i Monti Virunga.
Il parco, istituito nel 1991 (sebbene due parti distinte di esso erano protetti come riserva fin dal 1932), ĆØ posto sotto la tutela dell’Uganda Wildlife Authority (UWA), un’istituzione parastatale, ed ĆØ protetto dalla Costituzione (1995) del Paese. All’interno vi ĆØ un istituto di ricerca permanente dove collaborano ONG da tutto il mondo.
A causa della sua eccezionale biodiversitĆ e della presenza di importanti popolazioni di specie a rischio (in particolare gorilla di montagna), il parco ĆØ stato dichiarato Patrimonio dell’umanitĆ dall’ UNESCO nel 1994.
PARCO NAZIONALE QUEEN ELIZABETH
Il parco include al proprio interno la foresta di Maramagambo e parte del lago Edward e confina con altre aree naturali protette: le riserve faunistiche di Kigezi e Kyambura (quest’ultima nota per la popolazione di scimpanzĆ© abituati alla presenza umana e quindi avvicinabili dai turisti), il parco nazionale ugandese di Kibale e il parco nazionale della Repubblica Democratica del Congo di Virunga. Fondato nel 1954, il Parco prende nome dalla Regina Elisabetta II di Inghilterra e con la sua estensione di quasi 2Ė000 km² copre tre distretti ugandesi. Il parco ĆØ stato dichiarato Riserva della Biosfera dallāUNESCO nel 1979 per la varietĆ di ambienti presenti, oltre alla ricca fauna.
Il territorio del Queen Elizabeth si trova in una fascia di confine non soltanto dal punto di vista politico e territoriale ma anche da quello ecologico, trovandosi infatti tra le vastissime foreste del bacino del Congo e le grandi pianure erbose dellāAfrica Orientale e Meridionale. Inoltre si trova proprio in quellāimportantissima depressione creata dal ramo più occidentale della Rift Valley, cosa che rende il suo āscrigno di biodiversitĆ ā ancora più ricco di specie viventi e di habitat diversi. Nel Queen Elizabeth Park si ha inoltre la più alta concentrazione di ippopotami che, nonostante il loro numero si sia più che dimezzato rispetto ai contingenti di qualche decennio fa, possono ancora contare su circa 6000 unitĆ . Lāacqua rimane comunque lāelemento determinante per la grande ricchezza biologica di questo parco e per la sua indubbia unicitĆ e grande valore. Basti pensare alle molte zone umide che accolgono mammiferi rari ed esclusivi come il sitatunga ed il reedbuck di Bohr e diverse specie di aironi, pellicani cicogne, ibis, gru e alle migliaia di fenicotteri che si possono incontrare nei laghi salati temporanei che si formano nei crateri vulcanici del settore settentrionale.
Eā uno dei parchi più famosi e visitati per la grande varietĆ di ambienti e la ricchissima fauna. Occupa unāarea di 1978 chilometri quadrati di savane aperte, talvolta con dense coperture di acacie ed euforbia, foresta equatoriale e a galleria, grotte e canyon e, per finire, anche paludi e aree acquitrinose intorno al lago. Il parco ospita 95 specie di mammiferi tra cui 10 di primati ed una ventina di predatori, almeno 6000 ippopotami, 2500/3000 elefanti e circa 200 leoni, inoltre più di 610 specie di uccelli (il più grande numero registrato in un parco africano) tra cui ben 54 rapaci. Il settore meridionale del parco ĆØ uno dei pochi luoghi africani dove si possono avvistare i famosi climbing lions, i leoni che si arrampicano sui grandi alberi di fico per riposarsi e per avvistare le prede.
PARCO NAZIONALE MURCHINSON
Il parco nazionale delle Cascate Murchison (Murchison Falls National Park) ĆØ il più vasto parco nazionale dell’Uganda. Appartiene alla Murchison Falls Conservation Area, un sistema di aree protette che include anche gli adiacenti Bugungu Wildlife Refuge e Karuma Wildlife Refuge.
Il parco si trova nella parte nordoccidentale del paese, a circa 90 km da Masindi. Comprende un tratto della costa del lago Alberto, ed ĆØ diviso in due dal Nilo Vittoria, che lo attraversa da est a ovest e che dĆ origine alle Cascate Murchison da cui il parco prende il nome. Estendendosi su oltre 3900 chilometri quadrati, offre una grande varietĆ dāambienti. La parte più meridionale del parco ĆØ occupata da foreste e zone con una rigogliosa vegetazione, alcune piantagioni di banane e diversi piccoli insediamenti umani mentre, spingendosi verso nord, si possono registrare incrementi nelle temperature medie e nella secchezza del clima, con sempre più estese zone di savana, talvolta con lunghe piantagioni di palme, probabilmente piantate dai mercanti di schiavi arabi che volevano cosƬ segnare le rotte dei propri traffici allāinterno dellāAfrica Nera.
Tra gli animali che vivono nel parco, i cui contingenti sono purtroppo stati ridotti pesantemente dalle carneficine perpretate durante gli anni delle dittature, si possono annoverare: giraffe di Rotschild, ippopotami, coccodrilli, babbuini, scimpanzĆØ, colobi guereza, l’alcefalo di Jackson, elefanti, antilopi, leoni, leopardi, sciacalli, iene, bufali e kob dellāUganda. Tra i grandi assenti ci sono invece i ghepardi, le zebre e i rinoceronti (quelli neri erano una volta assai numerosi ma sono stati portati allāestinzione nel ā70, quello bianco fu introdotto nel 1960 e quasi subito sterminato dai bracconieri).
Le Cascate Murchison sono sicuramente la caratteristica più famosa del parco. L’esplosiva massa di acqua che precipita per 43 metri creando le cascate. Al āTop of the Fallā la sommitĆ della cascata il Nilo, che qui si restringe allāinterno di una gola ampia solo una decina di metri, dĆ vita ad una tumultuosa caduta d’acqua, creando uno degli scenari più belli di tutto l’est Africa, dando modo di ammirare la caduta delle acque di questo maestoso fiume imbrigliate dalla natura dei luoghi.
Il primo europeo a vedere le cascate, nel 1864, fu l’esploratore britannico Samuel Baker, che battezzò le cascate in onore del suo collega e amico Roderick Murchison, allora presidente della Royal Geographical Society.[1] Negli anni settanta Idi Amin decise di cancellare le origini coloniali di questo nome e fece ribattezzare le cascate “Kabarega”, in onore dell’Okumama Kabarega, antico sovrano del popolo Bunyoro. Alla caduta di Amin le cascate ripresero il loro nome inglese.
SOF OMAR
Sof Omar, villaggio che prende il nome dallo sceicco Sof Omar, che si dice si sia rifugiato qui agli albori dellāIslam, ospita una delle grotte sotterranee più spettacolari ed ampie del mondo: la grotta di Sof Omar, uno straordinario fenomeno naturale di una bellezza mozzafiato.
Il fiume ha inoltre creato col suo tormentoso corrodere spiagge e insenature, alcune ricoperte da levigati ciottoli altre da soffice sabbia sulle quali ci si può distendere per contemplare le grandi stanze. Di queste la più impressionante ĆØ la cosiddetta āCamera delle Colonneā. Ć formata da un vastissimo corpo centrale intorno al quale corre una cornice di innumerevoli colonne che reggono una volta di pietra che si innalza oltre i 30 metri. In essa il Web si allarga nella quiete di un piccolo lago e le acque limpidissime creano alla luce delle torce visioni fiabesche. Le sublimi sculture delle grotte, scavate dalle acque sedimentose del fiume Web, sarebbero certamente custodite nelle gallerie dāarte più prestigiose del mondo, se non fossero saldamente ancorate al suolo. Il dedalo di caverne si dipana per circa 16 km tra le alture calcaree, ma ĆØ possibile esplorarne a piedi soltanto il primo tragitto, lungo circa 1km e mezzo. Eā una fortuna che nella parte esplorabile ci siano stupende formazioni rocciose note come la āCamera delle Colonneā, la āCupolaā e il āBalconeā. Con i loro soffitti a volta, i contrafforti sospesi, i pilastri imponenti e le arcate scanalate, questi capolavori naturali ricordano quasi una visione architettonica avveniristica, misteriosa e straordinaria. Il fiume Web infatti ha scavato, nel corso dei millenni, la roccia calcarea della montagna formando un meraviglioso mondo nascosto, una serie di grotte percorribili a piedi in cui rimanere ammaliati osservando archi, colonne, gallerie e passaggi, cupole perfette, logge e guglie, portici e spiazzi, che evocano allo sguardo attonito del visitatore una cittĆ incredibile.
LE MONTAGNE DEL BALE
La zona delle āBale mountainsā ĆØ formata da antiche rocce vulcaniche solcate da fiumi che hanno scavato profonde gole dando origine a cascate spettacolari, mentre la parte sud del parco ĆØ coperta da una vasta area di foresta di Podocarpus e degrada dolcemente fino ai confini del parco, ad unāaltitudine di circa 1500 metri.
Il Parco del Bale venne creato per proteggere dallāestinzione il Nyala di montagna e copre unāarea di circa 2200 Km2 di boschi, foreste, laghi, picchi vulcanici: ĆØ la zona afro-alpina più estesa dellāintero continente africano ed ĆØ lāhabitat di una fauna particolarmente ricca che comprende rari esemplari quali il bushbuck di Menelik e il lupo etiopico (o cane del Symien) che, a causa del suo aspetto simile a quello di una volpe, ha tratto in inganno per moltissimo tempo anche gli zoologi. Una ricerca scientifica sul DNA di questo animale dimostrò però come questa specie abbia una stretta parentela con i lupi grigi giunti in Africa dallāEurasia in remote ere preistoriche. In conseguenza di questa scoperta gli venne attribuito il nome di āCanis simensisā. Il lupo etiopico ĆØ il canide più raro del mondo. Presente solo sugli altopiani dellāEthiopia, ĆØ in via di estinzione, negli ultimi trentāanni questa specie si ĆØ ridotta drasticamente tanto che attualmente non dovrebbero essercene più di 400 esemplari in tutto il paese.
Allāinterno del parco transita la più elevata pista carrabile esistente in Africa, che corre oltre i 4000 metri di quota. Tra le alte vette che dominano il parco spicca il Tullu Deemtu che, con i suoi 4377 metri, ĆØ la cima più alta del Sud Ethiopia e la seconda dellāintera Nazione.
POPOLI D’ETIOPIA: MURSI
Le popolazioni Mursi sono gente molto socievole, coltivatori e allevatori, che occupano vaste aree del Mago e sono probabilmente la tribù più ammirata della Valle dellāOmo meridionale. Le loro capanne vengono realizzate con paglia e frasche su di una solida struttura di legno, allāinterno vi convive lāintera famiglia composta, a volte, da più generazioni.
Lāabito tradizionale, formato da una lunga pelle di animale annodata sopra la spalla destra, rappresenta lāunico indumento indossato dalle donne.
I Mursi hanno, come ĆØ consuetudine largamente diffusa tra le varie popolazioni della bassa valle dellāOmo, un amore morboso per la cura del corpo che si concreta qui nellāuso dellāormai famoso e strano costume di deformare il labbro inferiore con lāintroduzione del piattello labiale la cui grandezza determina, a queste latitudini, la bellezza e la desiderabilitĆ di una donna. Usanze antiche e oggi canoni di bellezza e di desiderabilitĆ : una moglie con un grosso piattello labiale può costare al futuro marito anche venti o trenta capi di bestiame. I piattelli possono essere in legno di balsa, per cui leggerissimi, o in terracotta; le donne usano una particolare cura nel realizzare il proprio piattello: lāargilla viene prima impastata con acqua fino a diventare un intruglio cremoso quindi verrĆ plasmata per formare il piattello sul cui bordo verrĆ creato il solco in cui sarĆ inserito il labbro poi, prima di procedere alla cottura, esso verrĆ ulteriormente inciso con disegni ornamentali. Gli antropologi sostengono che questa antica arte corporale sia nata non per creare bellezza, ma per rendere la donna ripugnante e toglierle il valore venale causato dal commercio degli schiavi.
Un momento importante e rituale al quale ĆØ possibile assistere nei mesi di Agosto, Settembre ed Ottobre, ĆØ il donga, la lotta con i bastoni che vede due giovani sfidanti scapoli battersi per dimostrare il loro coraggio e la loro forza alle donne in etĆ di matrimonio. Gli incontri avvengono davanti allāintera comunitĆ e oppongono due contendenti alla volta che si affrontano armati di un lungo bastone di legno, alto circa due metri, con unāestremitĆ scolpita a forma di fallo. Oltre a proporsi alle giovani in etĆ di matrimonio, chi vince si mette in mostra davanti allāintera comunitĆ mostrando il suo valore e quindi acquista prestigio.
I Mursi sono molto superstiziosi, professano la più semplice religione che si possa concepire, hanno una paura rispettosa degli spiriti e nei loro riti utilizzano solo le materie indispensabili alla vita.
PARCO NAZIONALE DEL MAGO
Il Mago National Parksi trova sulla riva orientale del fiume Omo. Si estende per circa 1.343 kmq ed il suo punto più alto ĆØ rappresentato dal Monte Mago. Il parco, istituito nel 1979, ĆØ il più recente Parco Nazionale dell’Etiopia ed ĆØ stato costituito per proteggere il gran numero di animali che si ritrovano in questāarea come bufali, giraffe ed elefanti. Ć formato principalmente da savana aperta e arbustiva con ampie zone forestali intono ai corsi dāacqua. Al suo interno si trovano molti animali, tra cui bufali, ghepardi, elefanti, giraffe, antilopi, leopardi, leoni e zebre. Anche l’avifauna ĆØ abbondante e comprende anche la rara Turdoides tenebrosa. Lungo il fiume, nella bassa Valle dell’Omo, vivono molte differenti tribù.
Questa zona, esplorata solo un centinaio dāanni fa da Vittorio Bottego ĆØ dāallora rimasta pressochĆ© intatta e le popolazioni che la abitano vivono allo stato di natura e isolate dal mondo, conservando arcaiche tradizioni fuori dal tempo e lontane da ogni logica occidentale.
POPOLI D’ETIOPIA: DASSANECH
Le tribù Dassanech vivono di pastorizia e di unāagricoltura semplice ed elementare in basse capanne dalla forma emisferica, raggruppate in piccoli accampamenti, in perenne conflitto con gli Hamer con i quali si contendono i pascoli. Popolo di guerrieri, fanno grande uso delle scarificazioni. Il loro spirito bellicoso e guerresco sembra essere stato forgiato dallāambiente in cui vivono, aspro ed impervio. Tradizionalmente pastori, i Dassanech vivevano tra Kenya, Sudan e Etiopia: nel corso dellāultimo mezzo secolo hanno perso molti dei loro territori e si sono concentrati nella zona dellāOmo, dove si dedicano anche allāagricoltura (sorgo e mais principalmente).
Le loro capanne sono a forma di cupola, fatte con materiale riciclato (cartone, foglie, latta, tronchi), mentre la loro economia si basa principalmente sullāallevamento del bestiame, sebbene negli ultimi anni si dedichino anche alla pesca e allāagricoltura, privilegiando le colture del mais e del cotone. Come i Karo, anche qui le donne sfoggiano un buco tra il labbro inferiore e la punta del mento in cui mettono fiori, bacchetti di legno, piume di uccelli o spine di acacia. Le donne vanno tutte a seno nudo, con collane colorate e i capelli raccolti in treccine coperte da fasce di perline. I copricapo sono a base di materiale riciclato, come tappi di bottiglia e astucci di penne, mentre tra gli anziani ĆØ praticato il piercing auricolare con anelli di vario tipo.
POPOLI D’ETIOPIA: HAMER
Le donne hamer indossano vesti di capra impreziosite da conchiglie cauri. La loro bellezza ed eleganza, universalmente riconosciuta dalle altre tribù, ĆØ motivo di onore e vanto per lāintera comunitĆ . Le acconciature in stile āegizioā che sfoggiano le donne Hamer sfoggiano con grande fierezza, rappresentano uno dei più eleganti e gradevoli esempi di acconciatura elaborati dai nativi della bassa valle dellāOmo. Le donne preparano una mistura di ocra, acqua e resina, la applicano sui capelli e poi lavorano una ciocca dopo lāaltra fino ad ottenere tante trecce color rame chiamate goscha, segno di prosperitĆ e benessere. Gli aspetti più gradevoli di questo particolare look sono il taglio a caschetto e lāeffetto lucente determinato dal grasso animale. Le giovani nubili aggiungono allāacconciatura delle placche di alluminio a forma di becco dāanatra e delle piume di struzzo.
Anche gli uomini hamer adottano la classica acconciatura a treccine delle donne: elaborata in diverse e capricciose varianti la capigliatura presenta sempre una porzione di treccine che, scendendo verso la fronte, forma una specie di scudo triangolare, che viene arricchito con piume di struzzo.
Gli hamer sono inoltre considerati maestri nella decorazione del corpo. Ogni ornamento ha un preciso significato simbolico: gli orecchini, per esempio, indicano il numero di mogli di ogni uomo.
POPOLI D’ETIOPIA: KONSO
Sono popoli caratterizzati dalla forte eguaglianza dei suoi membri lāorganizzazione sociale dei Konso e dei Borana, ĆØ considerata e uno dei più affascinanti sistemi socio-politici dellāAfrica, ĆØ divisa in classi di etĆ , dette āgadaā della durata di otto anni ciascuno e a cui corrisponde un preciso periodo simbolico: al primo periodo, che corrisponde al grado ādellāessere uomoā, succede quella del āprogresso o dellāaudacia giovinezzaā, seguono poi quella del āmontone o della calma e maturitĆ ā, quella del āleone o della potenza e saggia vecchiaiaā e infine quella ādellāavvoltoio o inferma vecchiaiaā, sistema che, assieme allāorganizzazione assembleare, permette di mantenere un equilibrio sociale secondo una concezione che ĆØ stata definita dagli studiosi di antropologia āanarchia ordinataā. Il sistema sociale si avvale di un complicato sistema di ripartizione e rotazione tra i maschi delle responsabilitĆ sociali e politiche che garantiscono la tribù dal pericolo che può nascere da una permanenza stabile di comando e potere.
I popoli Konso, sono tra le culture pastorali più complesse di tutta lāAfrica: da un punto di vista antropologico i Konso sono essenzialmente un popolo animista: essi considerano tutto ciò che li circonda, piante, corsi dāacqua e fenomeni naturali come animati da forze occulte e da spiriti, venerano il serpente e, come i Borana, adorano āwaqā, il dio del cielo, cui sono sottoposti numerosi spiriti legati alle risorse vitali delle popolazioni: dalle fonti alle montagne, fino alle anime dei defunti.
Dediti prevalentemente allāagricoltura, i Konso sfruttano ogni metro di terra disponibile terrazzando le zone montuose situate anche a notevoli altezze con puntiglioso e faticoso lavoro. Tra le attivitĆ artiginali la tessitura, che viene esercitata con grande impegno e perizia svolge un ruolo importante e redditizio: lāabilitĆ dei Konso nel tessere le tipiche coperte di cotone chiamate belukos fa sƬ che esse siano richieste in tutta lāEtiopia. Oltre che nella tessitura i Konso sono altresƬ esperti nella lavorazione del legno con cui producono, non solo utensili domestici ma anche strane sculture chiamate wagas che rappresentano gli antenati o degli eroi defunti: si tratta dellāunico esempio di realizzazione di immagini totemiche fra i popoli dellāAfrica orientale.
POPOLI D’ETIOPIA: DORZE’
Popolo di laboriosi agricoltori anchāessi appartenenti al gruppo linguistico ometo, sono conosciuti soprattutto per gli indumenti di cotone che confezionano con vera maestria: sono anche abili tessitori. Singolare ed elaborata la struttura delle capanne, a forma di obice, alte anche 15 metri, costruite con bambù intrecciato montato su una struttura portante anchāessa di canna di bambù e rivestite di foglie di ensete – pianta tipica dellāaltopiano etiope apparentemente simile al banano di cui in realtĆ viene utilizzato il fusto fibroso per lāalimentazione umana. Pur fragili allāapparenza, queste capanne possono durare fino a 60 anni, finchĆØ lāazione del tempo e le termiti non hanno fatalmente la meglio.
I DorzĆØ, dediti allāagricoltura, hanno realizzato ingegnosi terrazzamenti per combattere lāerosione dei fianchi scoscesi della montagna. Il territorio abitato dai DorzĆØ, anticamente coperto da foresta tropicale, ha in parte cambiato aspetto: grazie al tenace lavoro dei DorzĆØ, vaste zone sono terrazzate cosƬ da favorire lāagricoltura; nonostante ciò non si ha lāimpressione che qui la natura sia stata addomesticata, anzi, la vegetazione ĆØ ancora cosƬ lussureggiante che chiude ogni prospettiva visuale. La prima cosa che colpisce, visitando il villaggio di Chencha, abitato dai DorzĆØ, ĆØ la rigogliosa vegetazione equatoriale dalla quale spuntano, come tanti isolati obici grigi e fumanti, le tipiche capanne di bambù che, sia nello stile che nel metodo costruttivo, non si ritrovano in nessunāaltra zona dellāEtiopia. Queste capanne non hanno camini per cui il fumo prodotto dalla combustione del fuoco che alimenta la cucina allāinterno della capanna, esce in più punti dagli interstizi del rivestimento.
AWASSA E LAGO ZWAY
Il lago Zway ĆØ uno dei laghi della Rift Valley dell’Etiopia. Le sue acque sono relativamente dolci e pochissimo profonde. Questo lago ĆØ diviso da due brevi cordoni di terreno dal lago Sciala. Il lago si trova circa 100 km a sud di Addis Abeba, al confine tra le regioni di Oromia e delle Nazioni, NazionalitĆ e Popoli del Sud; i woreda che si affacciano sul lago sono Adami Tullu e Jido Kombolcha, Dugda Bora e Ziway Dugda. La cittĆ di Zuai si trova sulla riva occidentale del lago. Il lago ĆØ alimentato principalmente da due fiumi, il Meki da ovest e il Qatar da est, e ha come emissario il Bulbar che arriva nel lago Abijatta. Il bacino del lago ha una superficie di 7025 chilometri quadrati. Il lago ĆØ lungo 31 chilometri e largo 20 km, con una superficie di 440 chilometri quadrati. Ha una profonditĆ massima di 9 metri ed ĆØ ad un’altitudine di 1.636 metri. Il lago Zuai ĆØ lungo 25 chilometri e largo 20 km, con una superficie di 434 chilometri quadrati. Ha una profonditĆ massima di 4 metri ed ĆØ ad un’altezza di 1.846 metri. Contiene cinque isole, tra cui Debre Sina, Galila, Bird Island e Tulu Gudo, che ospita un monastero che si dice abbia ospitato l’Arca dell’Alleanza intorno al IX secolo. Il lago ĆØ conosciuto per la sua popolazione di uccelli e ippopotami. Nel lago Zway ĆØ praticata la pesca; secondo il ministero etiopico della pesca e dell’acquacoltura, ogni anno vengono sbarcate 2454 tonnellate di pesci, che il dipartimento stima ĆØ dell’83% del suo importo sostenibile. Lungo le rive e sulle isole del lago Zuai abita l’etnia Zay. La tradizione afferma che quando il musulmano Aįø„mad IbrÄhÄ«m conquistò l’Etiopia, i cristiani della zona si rifugiarono sulle sue isole. Più tardi furono isolati dal resto dell’Etiopia dal popolo Oromo, che si stabilƬ attorno al lago. All’epoca in cui Menelik II conquistò le terre attorno al lago, gli abitanti dei laghi furono “riscoperti” e risultò che avevano conservato sia la loro fede cristiana che un certo numero di manoscritti antichi.
Awassa è la capitale della regione etiopica della Regione delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud. à sede di uno dei più importanti mercati del pesce in Etiopia; la caratteristica del mercato è che il pesce viene pulito subito appena pescato dalle abili mani e denti dei ragazzi che vi lavorano.
CHIESE RUPESTRI DEL TIGRAY
I paesaggi del Tigray settentrionale sono fiabeschi: la luce brillante inonda la sabbia di una desolata terra semidesertica da cui si elevano mille aghi di roccia, che toccano quasi il cielo terso e in questo paesaggio cosƬ insolito cāĆØ molto di più di quanto riesca a cogliere lāocchio. In cima a tali guglie di roccia, nelle posizioni più impossibili da raggiungere vi ĆØ una collezione nascosta di meraviglie e di gioielli religiosi sotto forma di antichi monasteri che vantano pittoresche storie di magia e mostri sacri. La loro epoca di origine rimane tuttora sconosciuta: secondo alcuni accreditati studiosi esse vennero realizzate in tempi antecedenti lāintroduzione del cristianesimo e solo in seguito convertite in chiese; altre interpretazioni ipotizzano invece che la loro origine sia concomitante con quella delle chiese ipogee scolpite a Lalibela. Anche nel Tigray la struttura della chiesa ĆØ varia: esistono infatti chiese monolitiche, ipogee e quelle ricavate da grotte naturali, alle quali ĆØ stato in seguito aggiunto un fabbricato che funge da entrata.
Estremamente interessanti le chiese di Daniel Korkor e Maryam Korkor, caratterizzata da 12 colonne, 7 archi e svariati pregevoli dipinti del XII secolo. Un sentiero a sud conduce, invece, in circa unāora di cammino alla chiesa di Abuna Yemata, scavata sulla liscia parete verticale della montagna e che richiede una forma fisica eccellente perchĆ© situata sopra un ripido pendio, tra paesaggi mozzafiato e rupi a strapiombo. Tra quelle più facilmente raggiungibili, estremamente interessanti sono le chiese di Wukro Cherkos, Abreha We Atsbeha e Degum Selassie. Wukro Cherkos, dedicata a San Ciriaco, si trova su una bassa collina ricavata allāinterno di una grotta, forse nel VII secolo, ĆØ attaccata alla roccia madre da un lato e presenta al suo interno ben tre maqdas e un soffitto affrescato probabilmente nel XV secolo.
A circa 15 chilometri da Wukro Cherkos, la pregevole chiesa di Abreha-We-Atsebeha sorge su uno spuntone di roccia ed ĆØ realizzata allāinterno di una caverna naturale nascosta alla vista dalla bianca facciata costruita in muratura durante lāoccupazione italiana. Una particolare luce soffusa illumina gli straordinari dipinti che impreziosiscono le pareti e crea in chi li osserva una sensazione di affascinata meraviglia. Questi dipinti, realizzati su tela nel XIX secolo, rappresentano la TrinitĆ e varie scene relative al Nuovo Testamento. Nella chiesa vengono inoltre conservate come importanti reliquie il letto di Ezana, il re axumita convertito al cristianesimo, e il croci ficco di Frumenzio, lāevangelizzatore arrivato dalla Siria. Allāinterno del santuario, nel lato sud sono custoditi, a detta dei monaci, anche i resti dei due mitici re Abreha e Atsebeha.
Micael Imba ĆØ, tra tutte le chiese rupestri del Tigray, la più somigliante alle chiese di Lalibela. Per tre quarti monolitica, ha un interno enorme e conta 25 colonne a sostegno del soffitto alto 6 metri. La vista che si gode da questa chiesa ĆØ spettacolare. Debre Selam Atsbi ĆØ una āchiesa dentro la chiesaā, con un architettura eccezionale: ha un cuore scolpito nella roccia e strutture interne costruite nello stile architettonico axumita antico, che alternano strati di roccia e legno. Un bellissimo arco intagliato conduce alle manda. La chiesa sorge in una posizione incantevole da cui si godono belle vedute panoramiche.
DEBRE DAMO
Vanta quella che probabilmente ĆØ la chiesa più antica tuttora esistente nel paese (del X o XI secolo d.C.) e forse dellāintera Africa; ĆØ anche uno splendido esempio di architettura in stile axumita.
Secondo la leggenda, Abuna Aregawi, uno dei Nove Santi che arrivò qui dalla Siria nel VI secolo, girovagando ai piedi della collina ritenne la piana di terra che si trovava sopra di lui il posto adatto per vivere da eremita. Dio, per esaudire il suo desiderio, ordinò a un serpente che viveva in cima al monte, di scivolare lungo le pendici e portare su il santo, che fece di Debre Damo la sua dimora. La montagna, a causa della sua effettiva inaccessibilitĆ , più tardi fu trasformata in luogo di detenzione per i maschi della dinastia reale axumita, per impedirgli di cospirare contro il sovrano regnante. In seguito, durante le guerre di Ahmed Gragn, l’Imperatore Lebna Dengel e la sua consorte, la Regina Seble Wengel, allora in fuga, cercarono rifugio a Debre Damo, dove lo sventurato monarca morƬ nel 1540.
Dal monastero si gode la vista dello splendido paesaggio circostante che dona pace e isolamento ai circa 100 monaci e diaconi che vivono lassù.
MONTI DEL SEMIEN
Non cāĆØ alcun dubbio che i Monti del SemiĆØn, oggi Parco Nazionale, i più alti dellāacrocoro etiopico, sono giudicati a ragione tra le cime più belle dāAfrica. Si stagliano tra lāaltopiano e la valle del TaccazzĆØ, con una altitudine tra i 2700 e i 4600mt, il Ras Dashan a 4.620 mt di altezza ĆØ tra i più alti del continente africano. Queste montagne di origine vulcanica, risalenti allāoligocene, vennero erose nel corso del tempo dal vento e dallāacqua dei fiumi che modellarono i tormentati panorami che si succedono nel contempo simili e diversi lāuno dallāaltro, avendo come denominatore comune la fantasiosa spettacolaritĆ . Lāisolamento geografico di queste zone montagnose, paragonabili a delle vere e proprie isole vegetali, ha influenzato profondamente le caratteristiche evolutive della flora montana etiope, che risulta essere una delle più interessanti al mondo. Al pari della flora, anche la fauna presenta, grazie allāisolamento del territorio, un insieme di creature unico. Il Parco del Semien venne creato per proteggere la Capra ibex walie o stambecco dellāAbissinia, specie ora protetta essendo arrivata alla soglia dellāestinzione, (si stimano circa 500 animali) dovuta alla distruzione del loro habitat originario. La caratteristica peculiare della specie ĆØ il mantello marrone scuro sfumato sul bianco e un forte dimorfismo sessuale: la dimensione del maschio, che raggiunge unāaltezza di 110 centimetri e un peso di 100 chili ĆØ quasi il doppio rispetto a quello della femmina che giunge a circa 50 chili, inoltre le corna del primo sono grandi e massicce mentre quelle delle seconde raggiungono raramente i 25 centimetri.
Altro mammifero endemico ĆØ il babbuino Gelada, detta anche āscimmia leoneā, appartenente ad una specie anticamente molto diffusa in Africa che raggiungeva grandi dimensioni. Eā un primate vegetariano che vive anche in altre zone dellāaltipiano, ha un manto peloso marrone sfumato sulle punte di beige. Entrambi i sessi hanno una caratteristica area priva di peli, di forma simile a un cuore, alla base del collo, che nelle femmine ĆØ contornata da delle protuberanze biancastre che durante il periodo mestruale aumentano di dimensioni e diventano rosse, dando proprio lāimpressione di un cuore pulsante.
Il Parco del Semien ospita anche il caberù o lupo etiope (Canis simensis), un canide indigeno dell’acrocoro etiopico. Ć simile al coyote in forma e grandezza, ma ne viene distinto dal suo cranio lungo e snello, e il suo manto rosso e bianco. La specie fu descritta scientificamente per la prima volta nel 1835 da Eduard Rüppell, che fornƬ un teschio per il British Museum. Oggi il lupo etiope ĆØ ritenuto l’unico e raro, lupo dell’Africa Sub-Sahariana. Ć fra i canidi più rari, e si tratta del carnivoro africano più a rischio d’estinzione perchĆØ, stando agli studi, sono poco più di 450 i lupi etiopi oggi esistenti, di cui oltre la metĆ (circa 300) sui Monti Bale, mentre il resto degli esemplari nel Parco del Simien. Al contrario della maggior parte dei canidi, che sono creature generaliste, il lupo etiope ĆØ un cacciatore altamente specializzato di roditori afroalpini con bisogni ambientali molto ristretti.
Nel parco sono inoltre presenti ben 50 specie di uccelli, tra le quali, merita una particolare attenzione, per la sua particolare abilitĆ ad usare utensili, il capovaccaio (Neophron percnopterus). Si tratta di un piccolo avvoltoio che, per rompere le uova di cui si nutre, usa percuotere il guscio con una pietra che tiene ben serrata nel becco. Altro interessante comportamento ĆØ riscontabile nel gipeto (Gypaetus barbatus), un avvoltoio con un’apertura alare di tre metri. L’originalitĆ di questa specie ĆØ dovuta alla sua particolare dieta: infatti si ciba esclusivamente di ossa. Per fare questo attende che le carogne degli animali morti vengano spolpate da altri predatori per poi cibarsi delle ossa piccole, mentre le più grosse vengono trasportate sopra le spianate rocciose dove le fa cadere affinchĆØ, con l’impatto, si frantumino in tanti piccoli pezzi facili da consumare.
Nel 1978 il parco nazionale SemiĆØn ĆØ stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanitĆ dell’UNESCO. A causa di un drastico calo nella popolazione delle specie native della regione, nel 1996 ĆØ stato inserito nella lista dei Patrimoni mondiali in pericolo.
Le montagne del SemiĆØn rimangono nel cuore per gli splendidi paesaggi africani, la vista di panorami superbi che aprono a precipizi e a cime che si elevano improvvise ed inaspettate da vallate profondissime. Il Semien, che in amarico significa āil nordā, raccoglie in un insieme unico ed affascinante i più suggestivi paesaggi africani: i contrasti cromatici creati dalla delicata sfumatura del colore rosso della terra e il verde della vegetazione, sofferte guglie, pinnacoli, ambe, profonde erosioni dominate da impressionanti tavolati, suggestionano profondamente lāosservatore. Una natura immensa, carismatica e minacciosa, mai uguale a se stessa, a tratti struggente, che durante la stagione delle piogge ĆØ avvolta da nebbie malinconiche ed arcobaleni commoventi, limitata a nord e a est dal fiume TaccazzĆØ e a sud e a ovest dai suoi affluenti Balagas e Dequiquó, un legame stretto tra la terra e lāuomo, legato alla sopravvivenza, che qui non si ĆØ mai interrotto. Quasi a sottolineare la provvisorietĆ e la caducitĆ della vita umana davanti allāimmortalitĆ della natura. Un isolamento cosƬ intenso da costringere a fare i conti con i propri limiti.
LA DANZA IN ETIOPIA
La danza ha un ruolo estremamente importante nella vita degli etiopi e quasi ogni gruppo etnico ne ha una propria. La danza assolve a una serie di funzioni significative dal punto di vista sociale, in quanto elemento essenziale di celebrazioni delle festivitĆ religiose o di eventi sociali quali matrimoni e funerali; anticamente serviva anche a incitare i guerrieri alla battaglia. Nelle aree rurali ĆØ ancora possibile assistere a danze di ringraziamento per la natura, ad esempio per un buon raccolto o la scoperta di nuove fonti dāacqua ed anche per consentire ai giovani guerrieri di fare sfoggio della propria agilitĆ ed abilitĆ nella danza. Sebbene il paese vanti innumerevoli tipi di danze, il ballo più popolare e lāiskita, si basa interamente su morbidi ma scattanti sussulti delle spalle, alzandole, e abbassandole, spostandole in avanti e indietro rispettando un preciso ritmo. Osservare una o più danzatrici ĆØ unāesperienza unica. Eā un mezzo di comunicazione, allegro e sensuale. Inizia piano piano con movenze che assumono velocitĆ , sinuositĆ e scaltrezza. Si resta, non solo affascinati dalle danzatrici e dai danzatori, ma esterrefatti, attoniti.
Impossibile riuscire ad imitarli. Impossibile non ammirarli.
DEBRE LIBANOS
Il monastero di Debre Libanos, situato sulla sponda del fiume Jema, ĆØ uno dei più famosi e popolari monasteri del XIII secolo. La chiesa, considerata uno dei luoghi più religiosi dellāEtiopia, venne costruita dallāAbuna Tecla Haimanot nel XIII secolo e fu la prima ad essere distrutta dal terribile guerriero mussulmano Gragn. La chiesa, che venne più volte restaurata, si trova in una gola verde bagnata da limpidi ruscelli le cui acque sono considerate miracolose. La sua comunitĆ monastica riceve migliaia di persone, ammalati e storpi che qui giungono anche da molto lontano per chiedere la grazia e che vanno in pellegrinaggio verso questo luogo sacro. Questo monastero fu, in passato, un importante luogo di culto e tra i suoi monaci, che raggiungevano, nei momenti di massimo splendore, anche le 4000 unitĆ , veniva scelto il capo supremo dei religiosi etiopi.
Accanto alla chiesa, situato quasi a filo del dirupo si può ammirare il “Ponte Portoghese”, un ponte di pietra che si crede fosse stato rinforzato con una malta ricavata dall’impasto di sabbia e uova di ostriche.
AXUM
Situata nellāaltopiano del TigrĆØ, Axum, che fu la capitale dellāantico regno e la culla di una delle più interessanti civiltĆ africane, ebbe origine nel II secolo a.C. e raggiunse il suo massimo splendore intorno al III secolo d.C, quando la popolazione si convertƬ alla fede cristiano-copta. Anche dopo la decadenza politica essa continuò a rivestire un importante ruolo religioso, grazie alla fama della cattedrale di Santa Maria di Syon, costruita nel 1655 durante il regno di re Fasilidas sulle rovine della chiesa eretta nel IV secolo da re Ezana e distrutta dal cavaliere mussulmano Gragn. La chiesa, realizzata nello stesso stile dei palazzi reali di Gondar, presenta al suo interno pregevoli affreschi e ā secondo la leggenda āin una cappella al suo interno ĆØ custodita lāArca dellāAlleanza. Lāingresso alla cappella ĆØ severamente interdetto a chiunque, fatta eccezione per il monaco custode, che ha il compito di sorvegliare lāArca fino alla morte e si dice che celi lāurna in cui sono conservate le due tavole di pietra consegnate da Dio a MosĆØ sul Monte Sinai.
Di grande interesse i Bagni e il Palazzo della Regina di Saba; il āBagnoā ĆØ un ampio bacino idrico artificiale tuttora funzionante, dallāatmosfera suggestiva e tranquilla che esercita un fascino straordinario. Dalāangolo opposto al bagno si erge, in cima ad una collina la necropoli del re Kaleb e del figlio Gebre Meskel. Questo complesso funerario, edificato con grosse pietre perfettamente tagliate, levigate e sormontate con estrema perizia, ĆØ formato da cunicoli e camere mortuarie. Si possono osservare le piccole figure di elefanti e croci che furono scolpite con gusto nella dura roccia di rivestimento.
Della gloriosa storia di Axum rimangono notevoli testimonianze archeologiche e monumentali tra le quali il cosƬ detto āParco delle Steliā, il più vasto e importante dāEtiopia e ospita oltre 120 stele, sebbene in origine ce ne fossero molte di più: alcune sono state rimosse e altre potrebbero essere ancora sepolte. Distesa al suolo come un soldato caduto, la Grande Stele (33 m) ĆØ ritenuta il singolo blocco di pietra più grande che lāessere umano abbia mai tentato di erigere, e quanto a ideazione e ambizione supera di gran lunga anche gli obelischi egizi. Lāimponente monumento, che fu dedicato forse a re Ramhai, vissuto nel III secolo d.C., cadde probabilmente mentre veniva innalzato e lƬ giace, tuttora spezzato in quattro parti. La stele più maestosa, che ancora oggi svetta di fronte allāentrata dellāarea archeologica, venne ricavata da un unico monolito alto 23 metri, ed era, secondo la teoria più accreditata, il monumento funerario in ricordo del re Ezana, vissuto nel IV secolo d.C.. Alcune steli sono lavorate con pregevoli disegni architettonici in modo da assomigliare a un edificio a più piani con portoni, finestre e marcapiani, altre invece venivano erette grezze o lavorate parzialmente. Malgrado la proverbiale durezza del granito, gli artisti di Axum riuscirono a plasmarlo in maniera superba.
ADDIS ABEBA
Sin dalla sua fondazione, nellāOttocento, Addis Abeba ĆØ sempre apparsa come un portale magico ai confini di un mondo antico e mistico che cela una grande saggezza nei remoti monasteri di montagna. A differenza delle capitali precedenti, stabilite dove lo imponevano esigenze politiche, economiche e strategiche, Addis Abeba fu scelta per la bellezza, le sorgenti calde e il clima gradevole dalla regina Taytu, moglie dellāimperatore Menelik. Mille realtĆ si incontrano e si scontrano in questa bellissima metropoli africana: agli edifici moderni del centro si contrappongono le casupole dal tetto in lamiera; agli impegnati uomini dāaffari si oppone la vita tribale di sempre. Addis Abeba cittĆ in bilico tra modernitĆ e una sorta di precarietĆ e vetustĆ che la rendono viva e affascinante ma anche ricca di contraddizioni; il mixage del nuovo che avanza e la fatiscenza dellāantico la rende una cittĆ particolarmente interessante, ricca di colori, profumi e e contrasti.
La capitale vanta inoltre un panorama museale tra i più ricchi e variegati dellāAfrica Orientale. Oltre alla Biblioteca Nazionale etiope dove sono conservati gli archivi imperiale di HailĆØ Sellassie, una menzione a parte meritano gli interessanti Museo Etnografico e la sezione archeologica del Museo Nazionale, divenuto famoso da quando custodisce la copia dei resti fossili, risalenti a 3 milioni e mezzo di anni fa, di āDinquineshā o āLucy, lāAustralopitecus Afarensis ritrovato nel 1974 ad Hadar; inoltre sono qui visibili interessanti reperti dellāantico regno axumita. Il Museo Etnografico si trova nella residenza dellāultimo imperatore dāEthiopia, HailĆØ SellassiĆØ ed ĆØ uno dei più bei musei del continente; circondato dagli splendidi giardini e dalle fontane del campus principale dellāUniversitĆ Sellassie consente di vedere una bella collezione di manufatti e artefatti che offrono uno straordinario spaccato culturale del popolo etiope.
Suggestiva e stimolante la salita dell’affascinante montagna Entoto, che raggiunge la considerevole altezza di 3.000 metri, da dove si gode una splendida vista della cittĆ . Dellāantica sede reale, qui voluta da Menelik, rimangono le rovine dellāantico palazzo e la chiesa di Debre Maryam, circondata da portici impreziositi da pregevoli affreschi, dove lo stesso Menelik venne incoronato imperatore nellā1880. In questa chiesa fu incoronato anche il suo successore Haile Sellassie. Nella parte ovest stimolante ĆØ il caotico e immensoāMerkatoā, che vanta il primato di essere il più grande mercato allāaperto di tutta lāAfrica.
Dal 1958 Addis Abeba ĆØ sede della Commissione Economica delle Nazioni Unite per lāAfrica e, dal 1963, del segretariato dellāOrganizzazione dellāUnione Africana. Molti considerano la cittĆ la ācapitale diplomatica dellāAfricaā.
LAGO TANA
La scoperta del lago Tana risale ai tempi delle prime esplorazioni occidentali dellāAfrica nera, quando missionari ed esploratori battevano le aree del Corno dāAfrica alla ricerca delle mitiche sorgenti del Nilo, dilemma che catturò lāattenzione dei viaggiatori per molti secoli. Nel 1613 un gesuita di nome Pedro Paez descrisse il lago Tana, anche se fu il britannico James Bruce che nel 1770 si impadronƬ della paternitĆ della scoperta, dedicandola al suo sovrano Giorgio III° dāInghilterra. Presenze di esploratori portoghesi in zona, indicano che, probabilmente, il lago fosse giĆ stato individuato nel 15° secolo.
Il lago Tana, con i suoi 3600 chilometri quadrati è il più vasto lago etiope ed ha una forma grossolanamente cuoriforme, con la vivace città di Bahir Dar nel punto più meridionale e ben 37 isole sulla superficie. Sia queste isole che le coste sono sede di un gran numero di monasteri e chiese risalenti a un periodo di tempo compreso tra il XIII e il XVIII secolo, molti dei quali di grande importanza storica e ancora oggi vivo punto di riferimento per la cristianità etiope.
Visitando il lago si incontrano varie ātanqwasā, le tipiche imbarcazioni di canna di papiro ancora oggi utilizzate dai Woytò, la popolazione del lago Tana, per recarsi al mercato a vendere legna e pesce. Queste fragili imbarcazioni, dal facile galleggiamento, rappresentano per le popolazioni rivierasche il principale mezzo di navigazione; sono del tutto simili, sia nella forma che nel metodo costruttivo, a quelle realizzate dagli antichi egizi, viaggiano a pelo dellāacqua e una volta raggiunto lāapprodo vengono tirate in secco affinchĆØ si asciughino.
Nella penisola di Zeghie, coperta da una delle più estese foreste della zona, sorgono alcuni monasteri tra i quali la chiesa di Ura Kidana Merhat, una delle più belle del lago Tana, con splendide tele che coprono completamente le pareti esterne del Maqdas ed un museo ricco di manoscritti, dipinti, corone di re etiopi, croci e oggetti dāargento. Allāesterno essa sembra un banale tucul con tetto conico in paglia ma allāinterno splendide tele coprono completamente le pareti esterne del Maqdas. Sulla riva nord della penisola di Zeghie si può visitare, immersa nella lussureggiante vegetazione, la chiesa Beta Maryam con il relativo museo. Anche qui le pareti e i battenti delle porte del Maqdas sono decorate da numerose pitture che riescono, grazie alla loro bellezza semplice, ingenua e singolare, a trasmettere lāantico gusto artistico dei pittori locali, che raggiunse il suo apogeo nei secoli XVII e XVIII. Nellāisolotto di Kebran Gabriel si trova lāomonima chiesa realizzata nel XVII secolo e vietata alle donne. Sembra che la tradizione di interdire alle donne lāingresso ai monasteri derivi da una specie di punizione inflitta loro per le devastazioni operate dalla regina Gudit, durante la guerra santa volta allo scopo di distruggere il cristianesimo e reinstaurare lāebraismo.
GONDAR
Gondar risulta essere una delle cittĆ più interessanti dāEtiopia grazie allāincantevole posizione geografica, al clima mite tutto lāanno, allāantica tradizione culturale e al centro urbano ricco di pregevoli monumenti. La cittĆ di Gondar si trova in un bacino fra le colline, dove tra alti alberi di eucalipto sāintravedono case dai tetti di lamiera, sopra cui si stagliano ancora in piedi a sfidare i secoli le mura di castelli la cui origine affonda nel sangue e nei fasti regali. Spesso ĆØ chiamata la Camelot dāAfrica, ma questa descrizione non rende giustizia alla cittĆ : Camelot ĆØ leggenda, Gondar ĆØ realtĆ .
Eā davvero particolare Gondar, fu sede degli Imperatori d’Etiopia nei sec. XVII-XVIII, e di quell’epoca conserva i segni del suo passato imperiale nel recinto dei castelli; questi severi edifici del XVII° secolo che costituirono una possente difesa contro i nemici musulmani. La cittĆ si trova in un bacino fra le colline, dove tra alti alberi di eucalipto sāintravedono case dai tetti di lamiera, sopra cui si stagliano ancora in piedi a sfidare i secoli le mura di castelli la cui origine affonda nel sangue e nei fasti regali. A renderla cosƬ affascinante non ĆØ tanto ciò che ĆØ oggi, ma ciò che Gondar ĆØ stata. Circondata da terre fertili e allo snodo di tre vie carovaniere, in una regione che era una fonte ricca di oro, zibetto, avorio e schiavi, fu scelta dal re Fasilidas (che regnò dal 1632al 1667) come capitale del suo regno. Tra il XIII e il XVII secolo, i governanti etiopici non erano soliti avere una cittĆ come capitale fissa, muovendosi continuamente attraverso i loro domini, preferivano vivere in lussuosi accampamenti temporanei. Re Fasilidas stabilƬ che Gondar fosse una capitale permanente nel 1636. Prima della sua decadenza alla fine del XVIII secolo, la corte reale aveva sviluppato un complesso fortificato chiamato Fasil Ghebbi, composto da sei grandi complessi edilizi e altri edifici accessori, circondato da un muro lungo 900 metri, con dodici ingressi e tre ponti. La cittĆ fortezza funzionò come il centro del governo etiope fino al 1864. Ha una ventina di palazzi, edifici reali, chiese riccamente decorate e monasteri. Alla fine del XVII secolo poteva vantare magnifici palazzi, rigogliosi giardini e vaste piantagioni: qui si tenevano sontuosi banchetti e intrattenimenti stravaganti che suscitavano la meraviglia dei visitatori da tutto il mondo, e il suo fiorente mercato richiamava mercanti mussulmani dallāintero paese. Alla morte di re Fasilidas la popolazione di Gondar superava giĆ le 65.000 unitĆ e la sua ricchezza e il suo splendore erano ormai leggendari. La cittĆ fiorƬ nel suo ruolo di capitale per oltre un secolo prima che le lotte intestine indebolissero gravemente il regno.
Gli edifici più famosi della cittĆ si trovano tutti nella Cittadella reale, risalente al XVII secolo: l’intero complesso, che copre un’area di circa 70 000 m², ĆØ stata dichiarata Patrimonio dell’UmanitĆ dall’UNESCO nel 1979. Il monumento più importante e antico ĆØ il Castello di Fasilidas, posto nella parte meridionale del complesso: esso presenta un parapetto merlato, intervallato da quattro torri sormontate dalle caratteristiche cupole. La singolare struttura ĆØ frutto di un’insolita mescolanza di elementi locali con influssi moreschi, indiani e portoghesi.
Il Palazzo di Iyasu ĆØ situato a nord-est rispetto al castello di Fasilidas. Definito un tempo “più bello della casa di Salomone” per i sontuosi arredamenti, che presentavano sedie e specchi veneziani e pareti decorate con foglia d’oro e avori, venne pesantemente danneggiato da un terremoto nel 1704 e dai bombardamenti inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alcune delle sue antiche chiese tra cui la chiesa di Debre BerhĆ n SelassiĆØ, conservano alcuni tra i più bei murali, croci dalle forme più svariate e antichi codici miniati di tutta la regione. La Chiesa di Debre Berhan Selassie, sopravvissuta al saccheggio dei dervisci sudanesi attorno al 1880, secondo la leggenda grazie all’intervento di un enorme sciame d’api, ĆØ una delle più belle chiese dell’Etiopia. Fu eretta, a pianta rettangolare ad allineamento tripartitico, nel XIX secolo su unāaltura a nord-est della cittĆ per volere di Iyasu, nipote di Fasilidas. Ma ĆØ allāinterno che la chiesa, il cui nome significa āMonte della Luce della TrinitĆ ā, mostra tutta la sua straordinaria bellezza: lāassito in legno del tetto ĆØ affrescato da varie file di volti di giovani cherubini dai grandi occhi mentre, nelle pareti perimetrali, compaiono varie scene che rappresentano la vita dei Santi, di Cristo e della Madonna. Gli affreschi parietali rappresentano un compendio dell’iconografia e della cultura religiosa etiope: particolarmente famose sono le scene in cui ĆØ rappresentato l’Inferno. La chiesa ĆØ frutto di una ricostruzione del XVIII secolo, sulle rovine di quella precedente, risalente a più di un secolo prima. L’edificio ĆØ circondato da mura intervallate da dodici torri (che simboleggiano gli apostoli), mentre una tredicesima, più imponente e posta all’entrata, simboleggia Cristo, rappresentato sotto forma di Leone di Giuda. Alcuni storici ritengono che Iyasu avesse l’intenzione di trasferirvi l’Arca dell’Alleanza da Axum.
Molto interessanti sono il palazzo dellāImperatrice āMentwabā e il monastero di āQusquamā. In Gondar si possono ammirare una serie di castelli costruiti dal 1632 al 1885 dai vari imperatori che regnarono durante questo periodo. La singolare architettura di questi spettacolari castelli rivela chiare tradizioni axumite, nonchĆ© una notevole influenza araba. I massicci castelli di Gondar sono stati restaurati e costituiscono oggi la maggiore attrattiva della cittĆ , che gode anche della sua felice posizione nei pressi del lago Tana, dalle acque pescose. Eā la cittĆ di Gondar quella che conserva le tracce più evidenti del passato coloniale italiano in Ethiopia.
LALIBELA
Roha, cosƬ veniva chiamata Lalibela, era lāantica capitale della dinastia Zagwe, e sorge a quota 2600 metri sul fianco dellāimponente Abuna Josef, unāamba che culmina a più di 4000 metri dāaltezza.Rimasta isolata a causa del difficile accesso che ne ha mantenuto intatta l’originalitĆ e la bellezza, Lalibela ĆØ sicuramente uno dei posti più belli e affascinanti dellāintero paese, non a torto definita quale lāottava meraviglia del mondo.
āMi viene difficile raccontare ciò che ho visto, perchĆ© certamente non sarò creduto ā¦..ā cosƬ, nel lontano 1521 e 1522 frate Francisco Alvarez iniziò, una volta rientrato in patria, il suo racconto che fu poi pubblicato nel 1540. Le chiese di Lalibela, separate dal fiume Giordano in due distinti gruppi, non furono costruite nel vero senso della parola, ma vennero scolpite nel tenero tufo colore rosso mattone. Le raffinate tecniche costruttive che resero possibile una cosƬ alta perfezione realizzativa si sono purtroppo perdute nel tempo. I sapienti architetti seguirono due differenti modelli architettonici: la chiesa ipogea veniva realizzata scolpendo la facciata su una parete verticale della montagna mentre quella monolitica veniva ricavata da un unico blocco di pietra preventivamente isolato con una trincea, in modo che solo il basamento restasse attaccato alla roccia madre.
Si possono ammirare ben undici chiese monolitiche. Costruite per iniziative dellāImperatore Lalibela, sulla cui nascita la leggenda racconta cose uniche, sono sino ad oggi luoghi di preghiera e venerazione per tutto il paese. In ciò che resta delle cronache medioevali di questo Paese del Corno d’Africa, troviamo un’annotazione che riporta l’arrivo di oltre 500 operai, provenienti da Alessandria d’Egitto, alla corte di Lalibela, per costruire, o meglio scavare 11 chiese rupestri, i più grandi monumenti monolitici di tutta l’Africa. Gli architetti del cristianesimo copto costruirono la loro “CittĆ Santa” fra i canyon e le montagne dell’Etiopia. Scolpirono e svuotarono montagne, traforarono colline, intagliarono tunnel e passaggi sotterranei, innalzarono una cittĆ invisibile e cattedrali di roccia che sorgevano direttamente dal macigno e le allacciarono ad un groviglio di gallerie. Separarono, come fosse una conchiglia, i versanti di una montagna e chiamarono Giordano il piccolo corso d’acqua che scorre nella valle. Tutte le chiese vennero lavorate sia all’esterno: porte, finestre e fregi, sia all’interno: sale, archi, colonne, secondo uno stile che mostra chiare influenze axumite. Diverse chiese hanno il tetto a livello del terreno e alcune sono affrescate. Quattro chiese sorgono direttamente dalla roccia, saldate alla montagna dal pavimento, massi immensi scolpiti e svuotati. Una chiesa, Bet Abba Libanos, ĆØ allacciata alla roccia solo dal soffitto, altre due sono fuse con le colline da una o più pareti. Una delle più belle ĆØ la chiesa di Beta Ghiorgis: isolata, invisibile, massiccia, dedicata al patrono dellāEtiopia e unica ad avere la pianta a forma di croce. Non ti accorgi della sua mole fino a quando arrivi alla trincea che la nasconde. Eā a pianta cruciforme e sprofonda per ben 13 metri sotto la superficie della montagna. Tre croci concentriche ne decorano il tetto. Beta Ghiorgis presenta al suo interno delle pregevoli decorazioni come le finestre ogivali con le mensoline rivolte allāinterno e incorniciate in un elegante decoro arabesco in bassorilievo; il tetto ĆØ impreziosito da croci greche concentriche in rilievo, mentre la facciata presenta varie linee marcapiani che sembrano dividerla in tre piani distinti. Entrando nella chiesa di Beta Mikael, sulla parete sinistra si apre un passaggio che permette di accedere nella chiesa di Bete Golgotha, vietata alle donne e famosa perchĆ© conserva la tomba simbolica di Cristo e la tomba di re Lalibela, visitando la quale, si ottiene la certezza dellāingresso in Paradiso. Lāinterno, diviso da pilastri cruciformi in due navate, mostra alcuni pregevoli esempi di antica architettura cristiana etiope, quali i bassorilievi e gli altorilievi raffiguranti i Santi e gli Angeli. Lāultima di queste meravigliose opere in pietra ĆØ Beta Abba Libanos dedicata appunto ad Abba Libanos uno dei santi più venerati dāEtiopia. Una leggenda narra che questa chiesa sia stata costruita, sempre con lāaiuto degli angeli, in una sola notte da Maska kebra, la moglie di re Lalibela. La chiesa, dallāinconfondibile stile axumita, venne realizzata seguendo una tecnica diversa: la facciata principale, che guarda nellāampio cortile, ĆØ stata ottenuta scolpendo la parete verticale della montagna, mentre una galleria semicircolare scavata intono al monolito la libera dalla roccia madre alla quale resta attaccata soltanto attraverso il tetto.
Lāorientamento delle chiese, che per la maggior parte presentano lāentrata a ovest e il Santa Sanctorum a est, ha un preciso significato allegorico: il fedele proviene dalla porta occidentale, che rappresenta le tenebre e avanza dal buio dellāignoranza verso la luce della conoscenza. Ogni chiesa vi farĆ rivivere tempi lontani, e potrete immergervi nelle epoche della Regina di Saba, che qui sembrano cosƬ prossime.
Yemeherenna Kristos A differenza delle altre chiese di Lalibela, Yemeherenna Kristos ĆØ stata costruita e non scavata nella roccia. Considerato che Yemeherenna Kristos precede le altre chiese di 80 anni circa, ci si rende conto di trovarsi di fronte ad un progetto grandioso, veramente notevole. Lāintera costruzione poggia su una base di pannelli in legno dāolivo accuratamente disposti, che la tengono sollevata dal terreno acquitrinoso sottostante. Gli intagli e le decorazioni sono di qualitĆ eccezionale, soprattutto le finestre cruciformi e lāelaborato soffitto della navata. La chiesa ĆØ diventata famosa per la decorazione dei suoi interni: il tetto piatto mostra pannelli arricchiti da disegni geometrici, mentre la volta del soffitto ĆØ intarsiata e lavorata ad esagoni e medaglioni con figure e motivi geometrici. Nel soffitto a cupola del santuario si ammirano inoltre interessanti sculture e dipinti. Si dice che il fondatore della chiesa sia il re Yemerehanna Kristos, un predecessore del re Lalibela.
ADI-QUALA e DA’ARO KHONAT
Il significativo manufatto architettonico ĆØ stato eretto nellāottobre 1939 per ricordare la sanguinosa battaglia di Adua del 1° marzo 1896.
La battaglia di Adua o Abba Garima, momento culminante e decisivo della guerra di Abissinia, ebbe luogo tra le forze italiane, comandate dal tenente generale Oreste Baratieri, e l’esercito abissino del negus Menelik II. Gli italiani subirono una pesante sconfitta, che arrestò per molti anni le loro ambizioni coloniali sul corno d’Africa. La guerra era iniziata nel dicembre del 1895, quando le truppe etiopiche avevano attaccato gli sparpagliati presidi italiani nella regione di TigrĆØ, occupata nell’aprile precedente; gli italiani erano stati colti di sorpresa, ed erano incappati subito in una sconfitta nella battaglia dell’Amba Alagi il 7 dicembre. A questa sconfitta si aggiunse poi il 22 gennaio 1896 la resa del presidio di MacallĆØ, che aveva resistito ad un assedio durato due mesi. Le forze italiane al comando del generale Oreste Baratieri, ora rinforzate da truppe fresche giunte dall’Italia, si ammassarono nella zona tra Adigrat ed EdagĆ Amus, ma l’esercito di Menelik aggirò lo schieramento nemico e si diresse nella zona di Adua, trovandosi cosƬ in un’ottima posizione per tentare l’invasione della colonia italiana dell’Eritrea. Le nostre unitĆ , nonostante lāepico comportamento, furono costrette al ripiegamento lasciando sul terreno 6.345 caduti, di cui 2.000 indigeni e 1.846 prigionieri. Ancora oggi, sotto un alto obelisco in granito, una grande cripta custodisce i gloriosi resti mortali di 3.025 soldati italiani e 618 indigen
ARCIPELAGO DELLE DAHLAK
LāArcipelago delle Dahlak rappresenta un ecosistema eccezionale, che ha pochi rivali al mondo. Uno specialista del turismo, al ritorno da una crociera ha cosƬ sintetizzato la sua ammirazione per queste isole: āLe Maldive sono la destinazione migliore al mondo dove servizi e natura hanno un mix impareggiabile, ma le Dahlak! Sono le Maldive di 20 anni fa!).
Parte delle isole Dahlak sono riserva naturale e la fauna marina ĆØ ricchissima. GiĆ i nomi sono indicativi del circo che ĆØ possibile trovare: pesci pappagallo, pesci trombetta, pesci chirurgo (chiamati cosƬ per le spine taglienti che si trovano sulla coda) e pesci unicorno, pascolano sulle barriere coralline nutrendosi della parte organica della madrepora. Semplicemente affacciandosi con la maschera se ne possono vedere molti esemplari. In genere i pesci che affollano queste acque non sono spaventati ma incuriositi dallāuomo.
Ai vostri occhi si presenterĆ un reef madreporico incantevole, multicolore, con decine e decine di varietĆ di coralli e madrepore, dagli āombrelliā ai ācervelliā sino alle praterie di coralli di fuoco oltre ad una infinita varietĆ di conchiglie.
Le isole in superficie sono desertiche ed ostili, ma albergano molte specie di uccelli. Tra i più numerosi, oltre a molte specie di gabbiani, le sterne, le aquile marine, i pellicani, i fenicotteri rosa (flamingos), i falchi marini.
Alcune isole sono letteralmente coperte da uccelli, e potersi avvicinare al momento della nascita dei piccoli, offre emozioni uniche.
RITO DEL CAFFE’ IN ERITREA
Per prima cosa si provvede alla torrefazione del caffĆØ verde sui carboni ardenti in un braciere. Segue poi la macinazione dei chicchi con mortaio e pestello di legno e il caffĆØ macinato versato insieme allāacqua nella tradizionale brocca di ceramica dal collo allungato, il ājebenaā. Una volta che lāinfuso di caffĆØ raggiunge la temperatura di ebollizione viene versato, per quattro o cinque volte, in un altro contenitore di coccio per contenere lāebollizione e poi viene travasato nuovamente nel jebena. Una volta pronto, il caffĆØ viene servito in fingial, tazzine senza manico, versato dal jebena, brocca di argilla tonda e panciuta alla base con un luogo collo laterale che termina in un beccuccio, e ogni tazza viene servita piena fino allāorlo.
Il caffĆØ viene servito tre volte: il primo giro si chiama āawelā in tigrino, il secondo ākale’iā e il terzo āberekaā (benedetto). La cerimonia del caffĆØ include anche la combustione di vari aromi come incenso e gomma arabica, oltre alla preparazione di popcorn, detto āmbabaā e simbolo di prosperitĆ e fortuna. Anche il fumo che si sprigiona durante la tostatura del caffĆØ ĆØ un simbolo di prosperitĆ ed ĆØ avvicinato allāospite per augurargli un lieto destino. Le donne eritree che preparano con gioia e affetto il caffĆØ, bevanda dellāamicizia e dellāincontro, dedicano a loro stesse il momento domenicale dellāauel, pausa canonica per sorseggiare la tazza di caffĆØ tranquille, dopo la funzione religiosa cui si recano digiune.
Eā un rito che va gustato attimo dopo attimo e che, di solito, dura dai trenta minuti allāora intera, con una gestualitĆ dal sapore antico e affascinante.
MASSAWA
Per assaporare la Natura in Eritrea basta percorre una breve distanza dalla capitale e raggiungere uno sperone di roccia lungo la strada fra Asmara e Massawa: si chiama semplicemente Tredicesimo Chilometro. Lì si è sopra le nuvole. Perché da lì comincia il precipizio verso il Mar Rosso, verso Massawa.
Lāaltopiano più grande dellāAfrica, allāaltezza di quel chilometro senza nome, va in frantumi, crolla dagli oltre duemila metri di Asmara fino alle sabbie di una meravigliosa costa marina. Le nuvole, spesso, si accatastano lungo il ciglio dellāaltopiano e non ce la fanno a scavalcarlo. Chi si affaccia dalle rocce del Tredicesimo Chilometro avrĆ la sensazione di trovarsi in volo sopra lāEritrea. Se guarda verso sud vedrĆ anche un Monastero ortodosso come sospeso nel cielo. Attorno vedrĆ le braccia spinose dellāeuforbia aggrovigliarsi lāuna allāaltra. Eā un posto da incanto africano.
Lungo la strada, ad una ventina di chilometri da Massaua faremo una breve sosta al monumento di Dogali, dove nel gennaio 1887 furono massacrati dai guerrieri abissini di ras Alula i cinquecento uomini comandati dal Col. De Cristoforis.
Finalmente arriviamo in vista del mare! Le due attraenti isole che formano Massawa si chiamano Taulud e Massawa, ed entrambe sono collegate alla terraferma tramite dei terrapieni che fungono da ponti.
Sull’isola di Taulud ci sono molti uffici governativi, come il palazzo originale del governatore, costruito nel 1872, la cattedrale Santa Maria, e l’originale stazione ferroviaria costruita dagli italiani. L’isola di Massawa contiene il porto, la parte più vecchia della cittĆ , che ha degli edifici corallini antichi e arcate che riflettono l’influenza turca, cosƬ come le moschee ancora più vecchie – la prima moschea islamica fu costruita in Eritrea – rappresentano l’influenza musulmana. Ci sono anche edifici costruiti in stile ottomano del XVIII secolo. Qui si trova la vecchia cittĆ moresca, coi suoi negozi splendidi, arcate, caffĆØ e ristoranti che offrono cucina eritrea, araba, esotica e occidentale.
ZONA ARCHEOLOGICA DEL KOHAITO
ASMARA ā DEKAMEREā ā SEGHENEYTI ā ADI KEY ā ALTOPIANO KOHAITO ā ASMARA
Basata sui diversi nomi nella zona che sono legati agli elefanti, Kohaito si ritiene essere stato un centro di commercio dellāavorio e una area agricola per via dei molti resti di pietre per la macinazione. All’inizio vi erano solo 46 siti individuati, ma ora il numero ĆØ salito a 900.
Particolarmente interessante la diga chiamata Safira a Kohaito, vecchia di 2500 anni, la cui costruzione ĆØ attribuita al VI° secolo a.C. Lo stile e la soliditĆ della diga mostra quanto la popolazione possedesse una tecnologia avanzata di costruzione. Secondo la leggenda, la regina di Saba si ĆØ dissetata con le acque di questa diga. Sebbene dettagliate ricerche scientifiche debbano ancora essere completate, la civiltĆ di Kohaito ĆØ durata circa 1.000 anni ed ĆØ antecedente alla civiltĆ Axumita. La posizione, strategicamente importante, di Kohaito ha fatto sƬ che questa zona servisse da āponteā tra Adulis e altre civiltĆ , come Metera, Keskese e Belew-Kelew.
Un altro luogo storicamente importante ĆØ Keskese, situato in una zona di 11 chilometri quadrati a 125 chilometri da Asmara, vicino Senafe. Tra i molti resti nel posto, di grande interesse sono alcune stele cadute, (10 metri di lunghezza), cinque pilastri di pietra che riportano scritte Sabee, resti di grandi e piccoli muri, e cimiteri. Inoltre sono sparsi in tutta la zona diversi lavori di artigianato, arnesi di pietra, ornamenti di pietra e ottone. Anche se non sono state condotte finora ricerche scientifiche dettagliate, basandosi sullo studio dei materiali ritrovati in superficie e sui reperti scritti in lingua Sabea, si ritiene che Keskese si sia sviluppata verso il IX secolo prima di Cristo.
KEREN
La cittĆ di CHEREN col suo sparso abitato aggrappato ai fianchi della montagna, si offre a quanti sono in grado di apprezzare uno spicchio dāAfrica ancora autentico e quella sua atmosfera riservata e nostalgica la rende affascinante.
Il richiamo più vivo e colorito di CHEREN ĆØ il suo mercato, fulcro di vita operosa e punto d’incontro di tutte le tribù del vasto circondario. Attraverso il mercato coperto degli alimenti, le vie dei sarti, le vie degli argentieri e il mercato dedicato alle donne (oggetti per la casa e cosmetici) si raggiunge il letto del fiume, dove si tiene il mercato di legna e carbone.
La cittĆ di CHEREN col suo sparso abitato aggrappato ai fianchi della montagna, si offre a quanti sono in grado di apprezzare uno spicchio dāAfrica ancora autentico e quella sua atmosfera riservata e nostalgica la rende affascinante.
Merita sicuramente una visita il Santuario di Mariam Dearit, dove ĆØ venerata una Madonna nera inserita nella cavitĆ di un maestoso baobab, e considerata da tutti la regina e protettrici del paese. La āMadonna del Baobabā ĆØ molto venerata anche dai mussulmani e spesso vi si svolgono pellegrinaggi ecumenici e interreligiosi; i pellegrini che ogni anno raggiungono tale santuario sono circa quarantamila. Il santuario ĆØ curato dai monaci cistercensi che qui risiedono dal 1960. Ci sono diverse versioni e leggende a proposito dellāorigine di questo Santuario.
Visita ai cimiteri di guerra in cui sono sepolti soldati italiani e ascari (gli indigeni eritrei che combattevano a fianco alle nostre truppe) e a quello britannico.
FERROVIA ERITREA
Escursione in treno a bordo della mitica ālittorinaā o del treno trainato dalle locomotive a vapore Mallet dei tempi coloniali.
Si avrĆ la rara opportunitĆ di percorrere una delle più ardite ferrovie al mondo, la cui costruzione ĆØ iniziata nel 1897, a bordo dei treni che risalgono ai tempi delle colonie, ancora efficienti grazie ad una āamorosaā manutenzione. Si percorrerĆ il tratto Asmara-Nefasit, la parte del tratto più suggestivo e panoramico dellāintero itinerario. Allāaltezza della stazione, in cima ad uno sperone roccioso, si intravede il superbo monastero copto di Bizen, il più importante centro religioso dellāEritrea.
Un secolo fa gli italiani costruirono unāavveniristica ferrovia in Eritrea. Oggi, in mezzo alle ferite di una guerra recente, le locomotive a vapore sono tornate a correre sui binari dellāex colonia italiana. Unāimpresa straordinaria voluta dal Governo di Asmara e compiuta da ferrovieri ultrasettantenni. La linea ferroviaria che collega le cittĆ di Asmara e Massaua, superando quasi 2.400 metri di altezza, viene unanimemente considerata un capolavoro dellāingegneria italiana. Oggi come allora, quando venne inaugurata, nel novembre del 1912, la stampa internazionale, anche la più ostile e avversa, parlò di Ā«una stupefante prodezzaĀ».
Centodiciassette chilometri di rotaie si snodavano tra gole, strapiombi e montagne scoscese. Lungo il tragitto sono dislocate 29 gallerie, 13 stazioni, 5 serbatoi dāacqua e 45 tra ponti e viadotti.
Il tracciato ĆØ emozionante ed il principale materiale di trazione ĆØ composto da locomotive a vapore del tipo Mallet. La stazione ferroviaria di Asmara ĆØ un casermone coi muri sbrecciati e le insegne scolorite. I vetri della biglietteria non sono in buono stato e la campanella che dovrebbe annunciare i treni resta inesorabilmente muta. La sorpresa si cela al di lĆ del portone dāingresso. Varcare quella soglia significa entrare in una straordinaria macchina del tempo e trovarsi improvvisamente catapultati nel passato, indietro di cento anni, in una storia impregnata di magia e di fascino. Il tragitto ferroviario, in parte coincidente con quello stradale, ĆØ ripido e spettacolare: percorre i fianchi della montagna, completamente ricoperti dalle piantagioni di fichi dāindia, offrendo paesaggi mozzafiato.
Asmara, capitale del paese, conserva una chiara impronta del periodo coloniale italiano, negli edifici e nellāarte; ma oltre alle sue notevoli opere architettoniche e giardini perennemente fioriti, questa cittĆ ĆØ intimamente segnata dallāimpronta lasciata dagli italiani nelle abitudini degli abitanti. Visitare Asmara ĆØ un viaggio a ritroso nel tempo, in un passato che un poā ĆØ anche nostro perchĆ© appartiene ai ricordi dei nostri genitori, perchĆ© lāabbiamo studiato sui libri di storia e ripetutamente visto nei documentari alla televisione.
Si potrĆ ammirare il Palazzo Imperiale, in Liberation Avenue. Oggi palazzo del Governo, ospitava fino a pochi anni fa il National Museum. Era stato costruito da Ferdinando Martini, il primo governatore civile italiano dellāEritrea, nel 1897, per essere il Palazzo del Governatore. Con il suo frontone sorretto da colonne corinzie e interni spaziosi, ĆØ considerato uno degli edifici in stile neoclassico più belli dellāAfrica. Molto curati sono i suoi giardini sia quelli interni, che quello antistante. Non mancherĆ di affascinare il Teatro dellāOpera, costruito nel 1918 dallāarchitetto Cavagnari. Eā un bellissimo esempio di architettura eclettica, conserva un interno delizioso, a quattro piani di palchi e uno spettacolare soffitto art noveau affrescato da Saverio Fresa con scene, tra il neoclassico e lāart nouveau, di danza. Un tempo vi si esibivano numerose e famose compagnie, come quella di Renato Rascel o di Renato Carosone.
Cattedrale Cattolica di Santa Maria
Consacrata nel 1923, ĆØ ritenuta una delle più belle chiese in stile romanico lombardo al di fuori dellāItalia. Lāinterno della cattedrale ĆØ magnifico: lāaltare ĆØ in marmo di Carrara, mentre il battistero, i confessionali e il pulpito sono in legno di noce italiano. Lāinterno ĆØ completamente affrescato. Il campanile della chiesa, in stile gotico, domina la cittĆ ed ĆØ il punto di riferimento della Harnet Avenue, la strada principale. Eā uno dei massimi monumenti della cittĆ . Dal campanile, che contiene otto campane, si gode di una bella vista panoramica. Le campane del campanile si confondono con la voce dei muezzin emanata dagli altoparlanti dei minareti e con le preghiere dei monaci ortodossi a testimonianza dellāatmosfera multi religiosa tipica delle grandi cittĆ orientali, e testimonianza della grande tolleranza religiosa che esiste in eritrea, dove convivere con le altre religioni ĆØ ormai un dato acquisito.
Cattedrale Copta Nda Maria
La chiesa, che ĆØ stata costruita nel 1938 durante l’occupazione italiana domina la cittĆ , essendo stata edificata su una collina. Costruita nel 1938 , ĆØ una curiosa combinazione di architettura italiana ed eritrea. La cappella dāingresso ĆØ a pianta quadrata, sormontata da tamburo cilindrico con pitture di santi e coperta da tetto conico a largo spiovente. Ai lati, due brevi tratti di portico a travate di legno, con parete in fondo a struttura listata: notevoli i pannelli della trabeazione, di legno scolpito a motivi axumiti e lāarcosolio interno di legname dipinto, tratti dalla demolizione della vecchia chiesa primitiva. La chiesa, costruita (progetto dellāarch. E. Gallo, 1920) sullāarea dellāantica, ĆØ preceduta da due torri quadrate, che servono come sacrestia e magazzino. Dal piazzale antistante la chiesa, si possono incrociare con lo sguardo le croci copte, il minareto della Grande Moschea e il campanile della Cattedrale cattolica.
La Grande Moschea
Ultimato nel 1938 da Guido Ferrazza, questo grandioso complesso coniuga elementi razionalistici, classici e islamici. La simmetria della moschea ĆØ accentuata dal minareto, che si innalza da un lato come una colonna romana scanalata al di sopra di cupole e archi tipicamente islamici. Allāinterno il āmihrabā (la nicchia che indica la direzione della Mecca) ĆØ impreziosito da mosaici e colonne in marmo di Carrara. Lo stile di Ferrazza risulta evidente anche nel disegno della maestosa piazza e nel complesso del mercato che circonda la moschea.
MATUSADONA NATIONAL PARK
Il Matusadona National Park, ĆØ stata proclamata nel 1958 area dove la caccia era vietata. Con la costruzione della diga di Kariba si ĆØ poi formato il lago che ne costeggia la parte nord. Ć ampio 1400mq, ed ĆØ formato da tre aree ecologiche distinte: la prima ĆØ il lago Kariba con le sue sponde ricche di erbe particolarmente ricercate dagli erbivori, la seconda ĆØ la valle del fiume Zambesi e la terza ĆØ formata dalle zone boscose delle scarpate, che ospita in particolare rinoceronti neri.
Ć divenuto parco nazionale nel 1985. Ć casa per moltissimi mammiferi, ed ospita una importante popolazione di elefanti, bufali, impala, zebre waterbuck. E non possono mancare i predatori, leoni e leopardi.
MANA POOLS NATIONAL PARK
Il Parco Nazionale delle Mana Pools ĆØ situato nel cuore della Valle dello Zambezi, lungo il fiume Zambezi. E’ un luogo isolato e bellissimo con scorci spettacolari del fiume che scorre, le piane alluvionali, le creste degli alberi e il versante delle montagne Rift Valley che degradano fino al confine con lo Zambia.
āManaā significa quattro in lingua Shona e si riferisce ai quattro piccoli laghi formati dallo Zambesi a metĆ del suo corso: Main, Chine, Long e Chisambuk che si susseguono in questa zona lungo ilcorso del fiume Zambezi. Il Mana Pools National Park, inserito dallāUNESCO nell 1984 tra i Patrimoni dell’UmanitĆ , fu istituito nel 1963, ha una superficie di 219.600 ettari, ed ĆØ costituito da un insieme di fiume, isole, arenili e foreste, la cui morfologia cambia radicalmente durante la stagione delle piogge, dove lāesondazione del fiume rende percorribile lāarea solo con canoe. Di contro, durante la stagione secca, diventa un luogo ideale dove osservare la ricca fauna del parco, alla ricerca di pozze dāacqua. Di conseguenza, l’osservazione faunistica ĆØ davvero eccellente, con la possibilitĆ di avvistare grandi concentrazioni di bufali ed elefanti che si trovano sulle rive del fiume, inoltre si possono vedere spesso predatori come leoni, licaoni, leopardi e ghepardi. Il kudù maggiore, la zebra di Burchell, l’impala, il facocero e la comune antilope d’acqua possono essere avvistati nelle piane circostanti e il grugnito dell’ippopotamo si può sentire tutto il giorno; non ĆØ una sorpresa, considerando che il fiume ospita la più grande concentrazione di ippopotami di tutta l’Africa.
Le Mana Pools offrono anche fantastiche opportunitĆ per l’osservazione dei volatili, poichĆ© il fiume e le pozze stagionali attraggono grandi quantitĆ di uccelli acquatici e un’eccellente mescolanza di specie nella vegetazione fluviale e nelle foreste di mopane.
Tribal Textiles
Tribal Textiles ĆØ un laboratorio artigiano la cui attivitĆ ĆØ nata dieci anni or sono per volere di Gillie Lightfoot, una ragazza inglese da tempo residente in Zambia.
Gille ha scelto una parte remota del parco di Mfuwe con lāobiettivo di creare lavoro e fare formazione a beneficio degli abitanti dei villaggi, insegnando loro ad integrare le tecniche artistiche tradizionali con competenze di tipo commerciale. Tribal Textiles impiega tra le 60 e le 80 persone dei villaggi della zona, in relazione alla domanda. Il loro scopo, a lungo termine, ĆØ quello di stabilire una serie di partnership commerciali che permettano una certa continuitĆ di ordini nel corso dellāanno e di impiegare cosƬ un sempre maggior numero di persone a tempo indeterminato assicurando loro un reddito regolare.
Lāarte dei batik artigianali di Tribal Texitiles ĆØ un progetto che nasce dallāincontro tra tradizione e contemporaneitĆ , tra Africa e Occidente. Lo spunto per disegni dei batik viene direttamente dal rinnovamento dellāarte tradizionale dellāAfrica centro-meridionale utilizzando anche stimoli provenienti dallāarte contemporanea occidentale e prestando una forte attenzione allo studio dei colori.
Le tecniche di produzione dei batik implicano un elevato impiego di tempo e di manodopera. Ogni pezzo prodotto ĆØ unico ed originale, richiede fino a tre giorni di lavoro e per le sue caratteristiche ĆØ considerato unāopera dāarte. Il processo di lavorazione consiste di diverse fasi preparatorie che comprendono lo sfilacciare, pulire, tingere ed inamidare la tela. In seguito viene la parte prettamente artistica che consiste nel dipingere utilizzando la tecnica della ācera a perdereā (qui la cera ĆØ sostituita dalla più pratica pasta dāamido), nella ācotturaā dei pezzi realizzati, ossia lāessiccazione in appositi forni a circolazione di aria calda, ed infine nella rimozione dello strato di amido e nel lavaggio.
HARARE
Harare ĆØ la capitale dello Zimbabwe, una grande cittĆ da oltre due milioni di abitanti che svolge il ruolo di cuore politico, economico e culturale del Paese dalla fine dellāOttocento. Il territorio dove sorge Harare, nellāAfrica sud orientale, si trova a quasi 1.500 metri di altitudine su di un grande altopiano chiamato il plateau dello Zimbabwe che dal fiume Zambezi a nord si estende fino al massiccio di Lesotho.
Una delle principali attrazioni ĆØ la National Gallery of Zimbabwe, il principale museo dāarte dello Stato, dove si conserva una vastissima raccolta di opere dāarte contemporanea e moltissimi esempi di arte tradizionale provenienti da tutte le regioni dello Zimbabwe. La Galleria partecipa ogni anno alle più importanti manifestazioni dāarte internazionali ed ĆØ spesso la sede di importantissime mostre temporanee dedicata agli esiti più recenti della scena artistica e fotografica africana.
Non ci si può perdere una visita alle altre due più importanti istituzioni di Harare, i National Archives e lo Zimbabwe Museum of Human Sciences. I National Archives raccolgono e custodiscono tutti i documenti più importanti dello Stato dello Zimbabwe e anche chi non ĆØ uno storico di professione troverĆ interessante scoprire la storia del Paese dai tempi dellāimpero Monomotapa fino alla storia più recente. Un approfondimento di particolare rilevanza ĆØ dedicato allāarrivo dei primi esploratori europei, dapprima portoghesi e successivamente inglesi; sono ancora conservate le lettere e i resoconti nei quali venivano descritte le meraviglie naturali di questa terra.
Lo Zimbabwe Museum of Human Sciences ĆØ il luogo più indicato per scoprire la storia più antica dello Zimbabwe, grazie ad una ricchissima collezione archeologica e alla presenza di ricostruzioni che permettono di ripercorrere i primi secoli della presenza umana in questi territori, in particolare alla storia di Grande Zimbabwe, la capitale dellāantico impero. Uno dei reperti più suggestivi del museo ĆØ la Ngoma lungundu, da alcuni considerata lāArca dellāAlleanza di cui parla lāAntico Testamento.
Unāaltra āchiccaā che Harare offre ĆØ una passeggiata nel suggestivo giardino botanico di Harare, che ospita alcune delle più caratteristiche piante della regione e una incredibile varietĆ di fiori, per poi raggiungere il Chapungu Sculpture Park. Questo particolarissimo parco ĆØ una vera galleria dāarte a cielo aperto che raccoglie il meglio della produzione statuaria degli artisti dello Zimbabwe e di tutta lāAfrica meridionale, ospitando il Chapungu Sculpture Centre unāaccademia dāarte molto prestigiosa che ogni anno organizza un importante festival artistico.
Interessanti anche le Foreste Mukuvisi (Mukuvisi Woodlands); solo in parte possono essere considerate uno zoo nella cittĆ di Harare, infatti solo due terzi di questa riserva forestale, complessivamente di 277 ettari, sono destinati ad aree ideali per picnic, passeggiate e osservazione dei volatili. Il resto del territorio ĆØ un parco naturale che ospita di alberi msasa e una grande varietĆ di specie volatili ed animali selvatici come giraffe, zebre, impala, gnu, tragelafi striati, raficeri campestri e antilopi alcine.
GREAT ZIMBABWE RUINS
Il complesso megalitico del Great Zimbabwe, il più grande dellāAfrica sub sahariana, ĆØ sito del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1986: si tratta infatti delle vestigia della più grande cittĆ precoloniale dellāAfrica meridionale, che testimonia la grandezza della civiltĆ Shona tra lā11° e il 15° secolo.
Quando la scoprirono i portoghesi, che nel 500 commerciavano con le tribù di questāarea, considerarono la fortezza di pietra la leggendaria capitale della Regina di Saba, sebbene si sarebbe scoperto più tardi che le ricche miniere dāoro della zona cominciarono ad essere sfruttate almeno cento anni prima della sua fondazione. I portoghesi erano particolarmente colpiti dallāuso di murature a secco, spesse fino a cinque metri, i cui blocchi di pietra non erano saldati nĆ© da giunti nĆ© da malta.
Per secoli si attribuirono a queste rovine le pèiù disparate paternità : vennero scomodati fenici ed egizi, poiché non sembrava possibile ipotizzarne la realizzazione da parte di un popolo bantu.
Furono due archeologi britannici allāinizio del 900, Randall-MacIver e Caton-Thompson, a chiarirne le originni, pur avendo il sito perso quasi tutti i reperti culturali che conteneva dopo le razzie dellā800.
MATOPOS NATIONAL PARK
Tra tutti i panorami offerti dai diversi parchi dello Zimbabwe, quelli del Matopos National Park sono indubbiamente i più impressionanti. Paesaggi scolpiti da milioni di anni dal lavoro congiunto di vento, precipitazioni e calore, un immenso ammasso arenario si ĆØ trasformato, a poco a poco, in un curioso accatastamento di enormi rocce che sta in equilibrio come per magia, e che ĆØ attraversato da pianure erbose. Oltre alla sua geologia, altre due particolaritĆ caratterizzano il parco: una fauna molto variegata che conta 300 specie di uccelli, tra cui il rarissimo gufo aquila del Capo, il falco aquila o l’aquila nera di Verreaux; e pitture rupestri che testimoniano la presenza dei San (i boscimani) da 40.000 anni.
Nshima Zambiano
La preparazione del nshima (chiamata anche nsima o ugali) ĆØ simile a quella della polenta.
La farina di mais viene bollita in acqua fino a formare una poltiglia che viene poi battuta e contemporaneamente addensata con altra farina, fino a ottenere la consistenza desiderata, che come nel caso della polenta può variare a seconda delle tradizioni locali.
In molti paesi (per esempio Zambia e Malawi) la preparazione del nshima viene considerata una forma d’arte, e la tecnica per ottenere la consistenza e il sapore considerati ideali viene preservata con cura di generazione in generazione.
Il nshima viene in genere consumato appallottolandolo e intingendolo in salse e contorni a base di carne, pesce, verdure o talvolta arachidi; fra le verdure più usate si possono citare le foglie di zucca o il cavolo. In genere lo si mangia con le mani; una depressione praticata con le dita in una palla di ugali può servire come contenitore in cui versare o raccogliere salse, brodo o altri condimenti.
Luangwa Feira
Il villaggio di Luangwa Feira ĆØ situato alla confluenza dei fiumi Luangwa e Zambesi ed ĆØ stato probabilmente il primo insediamento europeo in Zambia. La posizione della cittĆ ĆØ di importanza strategica dato che il Luangwa forma il confine dello Zambia con il Mozambico e lo Zambesi fa da confine con lo Zimbabwe.
Il Luangwa sorge nelle colline di Lilonda e Mafinga, nella zona nordorientale dello Zambia ad un’altitudine di circa 1500 metri, presso il confine con Tanzania e Malawi, e scorre in direzione sudovest attraverso un’ampia vallata.
La valle del Luangwa ĆØ geomorfologicamente una rift valley, o graben, che nasce come biforcazione della Grande Rift Valley a sudovest, mentre a sud essa origina il complesso dei laghi Malawi e di Rukwa. La rift valley del Luangwa raggiunge quasi l’abitato di Lusaka. La connessione tra le due fosse tettoniche non ĆØ ovvia perchĆ© fu riempita dal materiale eruttato da un antico vulcano estinto. Vi sono almeno 20 hot springs, caratteristiche di tutte le fosse tettoniche, nella vallata e nelle sue scarpate.
Il fiume Luangwa fluisce attraverso quattro quinti della Rift Valley fino al punto d’incontro con il Lukusashi ed il Lunsemfwa, proveniente dalla direzione opposta. Milioni di anni fa, la fossa non aveva uscite, e fu riempita da un lago delle Rift Valley chiamato lago Madumabisa, che poteva competere con il lago Malawi in dimensioni. L’acqua straripava in un fiume a sudovest, verso quello che ĆØ ora il Kalahari, dove si combinava con il fiume Okavango, la parte alta dello Zambesi, il fiume Cuando, il fiume Kafue, fino ad affluire nel Limpopo ed infine raggiungere l’Oceano Indiano.
KAFUE NATIONAL PARK
Situato nella parte occidentale dello Zambia, il Kafue National Park ĆØ il più antico e il più grande parco nazionale di tutto lo Zambia, ed ĆØ cosƬ chiamato grazie allo scorrere del fiume Kafue, copre unāarea di 22.400 km² ed ĆØ il secondo parco nazionale più grande in Africa e ospita più di 55 specie di mammiferi, tra i quali molti esemplari della rara antilope Sitatunga, del lechwe rosso e moltissimi felini.
Nonostante la sua grandezza e la sua locazione (circa 2 ore da Livingstone), resta ancora un luogo poco conosciuto e largamente inesplorato con vaste aree ancora incontaminate. Grazie alla sua dimensione e alla varietĆ di tipi di habitat presenti nel Kafue questi possiede una enorme varietĆ di fauna selvatica. Purtroppo il parco ĆØ stato uno dei luoghi preferiti dai bracconieri in cerca di avorio data la numerosa popolazione di elefanti e rinoceronti neri. Si calcola che negli anni 60 vi fossero 60000 elefanti nel parco, mentre oggi ne rimangono solamente 4000. Di rinoceronti neri invece non ne ĆØ rimasto neanche uno allāinterno del parco; questa specie ĆØ ora infatti una delle specie animali più protette al mondo a causa del bracconaggio.
Nato come primo parco del Paese nel 1924, presenta vaste pianure alternate a colline ondulate: la zona ĆØ tra le più remote dāAfrica e presenta una grande gamma di foreste che crescono non solo lungo il corso del fiume Kafue ma anche lungo i suoi due affluenti principali : il Lunga ed il Lufupa. Territorio boschivo alternato a sconfinati altipiani e a grandi piane erbose, la cui biodiversitĆ ha favorito lā insediamento di diverse specie animali, tra cui il più grande numero di specie di antilopi. Luogo di grande bellezza e suggestione ĆØ costituito dalle Busanga Plains:situate nella porzione a nord del parco, si tratta di unā area che da marzo a maggio, grazie alle piene dei fiumi, diviene una enorme pozza dā acqua dove si bagnano e si abbeverano centinaia tra mammiferi ed uccelli. Quando in seguito le acque si ritirano viene fatto spazio ad una vegetazione a dir poco rigogliosa, che ospita grandi mandrie di bufali, zebre e grandi predatori.
Proclamato “Parco Nazionale” nel 1950, il Kafue National Park ĆØ uno dei parchi naturali più grandi del mondo ma l’unicitĆ ĆØ data dal fatto che il 67% della superficie ĆØ delineata come “area selvaggia” , non percorribile con mezzi di trasporto. Il fiume Lufupa, che percorre la pianura crea immense distese erbose, paradiso per le antilopi. La parte sud del parco ĆØ invece caratterizzato da boschi di Miombo, foreste di mopane per poi aprirsi nella vasta pianura di Nanzhila. Questa scenografia Ć© ideale per i branchi di antilopi (17 specie differenti tra cui ilāantilope dāacqua e lāendemica antilope roana) ed i loro numerosi predatori (leoni, leopardi, ghepardi).
La particolaritĆ di questo parco ĆØ rappresentata infatti proprio dalla diversitĆ di animali visibili: ĆØ il regno di più specie di ungulati, di cui custodisce la popolazione più numerosa rispetto a qualsiasi parco nazionale a sud del bacino del Congo, con antilopi rare come il cefalofo dal dorso giallo, sitatunga e lichi oltre ad antilopi roane, antilopi nere e alcelafi. Il parco ĆØ considerato inoltre uno dei migliori posti in Africa per l’avvistamento del leopardo, predatore misterioso e sfuggente visto soprattutto nei game-drive notturni (ammessi nel Kafue) o durante le crociere in barca nel pomeriggio lungo il fiume Kafue nei mesi più caldi, quando il leopardo scendere a bere. Il Kafue custodisce le ultime popolazioni vitali di un animare raro in Zambia: il ghepardo.
Il parco nazionale del Kafue, con i suoi spazi enormi, le colline e la lontananza dai parchi più frequentati, ĆØ un rifugio quasi unico per il viaggiatore amante della natura selvaggia e incontaminata. Una delle principali attrazioni del Kafue ĆØ la sua incredibile avifauna. Questo territorio può vantare la presenza di circa 500 specie, la grande varietĆ di habitat che si trovano nel parco assicurano la possibilitĆ di vedere di tutto, dalla gru caruncolata al bulbul collogiallo. Il parco ĆØ considerato la principale roccaforte dei licaoni, una specie a rischio, seguito dal parco del Luangwa Meridionale. Un’altra specie a rischio, che ultimamente sta conoscendo una ripresa, ĆØ quella degli elefanti del Kafue; stanno avendo una straordinaria crescita e un certo numero di aree del parco ora ospitano grandi mandrie di questi giganti gentili. Naturalmente il paesaggio varia molto nelle diverse zone di questo territorio, sebbene le eccellenti opportunitĆ per l’osservazione naturalistica e le acque permanenti del fiume Kafue siano caratteristiche costanti di tutto il parco. Esplorare il selvaggio Kafue equivale a un vero corso di āmaster del bushā. Si ritorna a casa con un bagaglio carico di ricordi indimenticabili e di scoperte uniche
Likumbi Lya Mize
La cerimonia Likumbi Lya Mize dura cinque giorni.
Inizialmente tenuta anche in Angola, risale ad unāantica tradizione, interrotta e poi ripresa negli anni ā50. I Makishi (maschere che rappresentano gli spiriti dei morti), dopo aver dormito nel cimitero nel lato orientale del fiume Zambesi, entrano nel villaggio al ritmo dei tamburi tradizionali accompagnati da un corteo di gente festosa appartenente a tutti i ceti, dirigendosi alle Chilende, aree della spiaggia dove si eseguono le danze tradizionali.
Si spostano poi nel vicino villaggio di Mize, la capitale della dinastia reale, proprio accanto alla casa del Re dei Luvale, nella Menarena, dove il penultimo giorno si esibiscono fino a notte fonda per presentare la giornata Ufficiale, dove tutti i personaggi più importanti ā solitamente anche il Presidente dello Zambia – si recano alla casa del Re per omaggiarlo.
Il rito del Likumbi Lya Mize ha inizio da 1 a 3 mesi prima con una cerimonia chiamata Mukanda, quando i bambini vengono portati via dalle proprie famiglie, per simboleggiare la loro āmorteā come bambini da parte dei tundanji, coloro che non appartengono più al mondo dei vivi.
Il Mukanda prevede la circoncisione dei bambini, prove di coraggio e lezioni sul loro futuro come uomini e mariti. Ciascun iniziato viene assegnato ad uno specifico personaggio mascherato che rimarrĆ con lui per tutta la durata del rito. Tra queste maschere si riconosce Chisaluke, che rappresenta un uomo dotato di grandi ricchezze e influenza sugli spiriti; il Mupala, che ĆØ il āReā del Mukanda e spirito protettivo dotato di capacitĆ sovrannaturali; Pwevo, che rappresenta lāideale di donna ed ĆØ responsabile di insegnare ai bambini la musica e le danze. Altri personaggi sono i Makishi, che rappresentano lo spirito degli antenati defunti che ritornano nel mondo dei vivi per aiutare i loro discendenti a diventare uomini.
Il termine del Mukanda viene celebrato con una cerimonia chiamata Chilende. Tutto il villaggio assiste alle danze dei Makishi e alle rappresentazioni simboliche, fino a quando i bambini non riemergono dal luogo in cui erano rimasti nascosti per ātornare alla vitaā come uomini adulti. Questo rito ha un forte valore educativo e insegna ai ragazzi le tecniche di sopravvivenza ed altre nozioni fondamentali riguardanti la natura, la sessualitĆ , la religione ed altri valori sociali.
Barotseland, regno dei Losi
Il regno dei Losi ĆØ sempre stato ricco di materie prime: il fiume Zambesi oltre ad essere fonte di acqua e territorio di pesca, con il suo periodico straripare riempie la piana circostante di āblack soilā, una terra particolarmente fertile, perfetta per la coltivazione di riso. I Losi, abitanti di queste terre, hanno sempre vissuto in sintonia con il grande fiume spostandosi periodicamente dalla piana allāupland, la terra ferma, dove da coltivatori e pescatori si trasformavano in allevatori di mandrie e cacciatori nelle ricche foreste di legno pregiato.
Più a valle il fiume diventa irrequieto: incontra scogli di roccia, gorgoglia tra mille cataratte, schiuma in un dedalo di rapide, prima di rovesciarsi nelle maestose cascate Victoria, ma nello Barotseland lo Zambesi sembra un innocuo serpente che striscia indolente per centinaia di chilometri alla ricerca della sua strada. Le sue acque verdi scorrono lente e pacifiche accarezzando ampie praterie in cui scorazzano mandrie di buoi sfiancate dal caldo e solitari pastori alla vana ricerca di un poā di ombra.
Politicamente il regno del Barotseland è sempre stato una monarchia, grazie alla presenza del Litunga, il re dei Losi, ma effettivamente la gestione amministrativa, non ha nulla da invidiare alle più floride democrazie parlamentari.
Il popolo Losi ĆØ rappresentato nella āKutaā, il parlamento del regno, il cui portavoce ultimo rimane il re, ma i partecipanti con potere di voto sono gli āIndunaā rappresentanti delle varie zone del regno eletti meritocraticamente dagli abitanti dei villaggi di riferimento.
SIOMA NGUESI
Le Cascate Ngonye o Cascate Sioma sono delle cascate del fiume Zambesi, e si trovano nello Zambia occidentale, vicino alla città di Sioma, circa 250 km più a monte rispetto alle cascate Vittoria.
Partendo da Lusaka, la capitale dello Zambia, possono essere raggiunte con un impegnativo viaggio di due o tre giorni, questa difficoltĆ nel raggiungimento delle cascate le ha rese molto meno note rispetto alle cascate Vittoria. Le cascate non sono particolarmente alte, la loro altezza varia dai 10 ai 25 metri, ma si caratterizzano per una impressionante ampiezza.
Formano una ampia mezzaluna interrotta da affiormenti rocciosi. Più a monte rispetto alle cascate, il fiume Zambesi attraversa le sabbie del Kalahari, e in quella zona ĆØ ampio e poco profondo, ma dopo le cascate il fiume attraversa strette gole di roccia basaltica e forma una serie di grandi rapide. L’ambiente circostante dĆ ospitalitĆ a un gran numero di specie animali, specialmente nei pressi nel parco nazionale di Sioma Ngwezi. Si possono frequentemente avvistare elefanti vicino al fiume nelle vicinanze delle cascate.
MOSI OA TUNYA NATIONAL PARKĀ
Situata lungo le rive del fiume Zambesi, questa riserva naturale comprende circa 12 chilometri di fiume al di sopra delle Cascate Victoria, da cui prende il nome. Dall’altra parte del fiume, il Parco Nazionale delle Cascate Victoria ĆØ quasi l’immagine speculare del parco nazionale Mosi-oa-Tunya, ed entrambi includono le cascate Vittoria nei loro territori.
Il Mosy-oa-Tunya National Park ĆØ il più piccolo parco nazionale dello Zambia, ma ricchissimo di animali, oltre ad ospitare gli ultimi rinoceronti bianchi superstiti dello Zambia. Si estende per circa 12 chilometri lungo il fiume Zambesi sopra le cascate e copre unāarea di soli 66 km2, ma, nonostante le ridotte dimensioni, molte specie prosperano in questo piccolo spazio: zebre, giraffe, bufali, ippopotami, coccodrilli, facoceri e numerose specie di uccelli sono facilmente individuabili in questa riserva, e gli elefanti vagano liberamente, attraversando avanti e indietro il fiume Zambesi.
Il Mosi-oa-TunyaNational Park ĆØ diviso in due sezioni: una che comprende le Cascate Vittoria e una zona selvaggia per le attivitĆ di safari. La parte del parco con le Cascate Vittoria comprende la foresta pluviale con le sue piante rare ed interessanti, come le palme d’avorio, alberi di mogano ed ebano, attorniati da numerose piante rampicanti e liane. Passeggiare in questa foresta, unica nel suo genere, ĆØ una delle attivitĆ più popolari in Zambia ed ĆØ una grande opportunitĆ per avvistare le piccole antilopi e i facoceri, che vagano liberamente tra i sentieri della foresta.
La caratteristica più spettacolare dello Zambesi sono le cascate che si formano lungo il suo corso, tra queste vi sono le cascate Vittoria, che sono tra le cascate più grandi del mondo. Altre cascate di notevole importanza sono le cascate Ngonye nello Zambia occidentale e le cascate Chavuma al confine tra Zambia e Angola. Nonostante la sua lunghezza lo Zambesi ĆØ scavalcato da solo 5 ponti: a Chinyingi, a Katima Mulilo, alle cascate Vittoria, a Chirundu e a Tete. Lo Zambesi, nel suo percorso di quasi 3700 chilometri, dai monti del Katanga, dove nasce, allāOceano Indiano dove sfocia, attraversa molti Stati dellāAfrica sub-equatoriale e, a 1200 chilometri dalla sorgente, si allarga, pigro e placido, sul tetto uniforme di un altopiano per sparire, dāimprovviso, come fosse ingoiato dalla terra, in un immane nube di fumo candido. Eā il punto dove si spalancano le Cascate Vittoria. Il fiume ĆØ largo 1700 metri e precipita in un baratro profondo in media 128 metri, dalle nette pareti verticali, come fossero tagliate da un coltello. Lāenorme massa dāacqua che cade da quellāaltezza su un fondo roccioso e strettissimo (appena 50 metri di letto) evapora e si solleva nellāaria, dando vita a spettacoli di suggestiva e selvaggia bellezza. Nelle notti di luna piena si può assistere ad uno degli spettacoli più rari e belli della Natura: lāarcobaleno prodotto dai raggi lunari. Le tinte dellāarco sono opalescenti e delicate dando allo spettacolo una pennellata di magia.
Lower Zambesi National Park
Proclamato parco nazionale nel 1983, il Lower Zambesi National Park copre una superficie di 4200 km quadrati lungo le sponde nord occidentali dello Zambezi, ed ĆØ Patrimonio dellāUmanitĆ protetto dallāUNESCO.
Diversi fiumi più piccoli scorrono nel parco, che si sviluppa attorno ad una magnifica pianura alluvionale punteggiata da acacie e da altri alberi di grandi dimensioni, tra i quali si possono avvistare puku, impala, zebre, bufali, leopardi, leoni, ghepardi e più di 400 specie di uccelli acquatici e non. Lo spettacolo degli elefanti che nuotano nel fiume potrebbe diventare uno dei ricordi memorabili del viaggio Il Lower Zambesi National Park, caratterizzato dalla possibilità di straordinari avvistamenti di grandi animali e dalle splendide acque del fiume Zambesi, ha molto da offrire. Situato nella distesa della Valle del Basso Zambesi, il parco nazionale deve la sua abbondanza di fauna alle acque permanenti del fiume Zambesi, dei suoi numerosi affluenti e delle lagune che si sono formate nei suoi meandri. Il fiume scorre lungo il confine tra lo Zambia e lo Zimbabwe e costituisce una grande attrazione per la sua fauna, con gli elefanti che amano attraversarlo spesso. La presenza dello Zambesi è altrettanto apprezzata dai visitatori, poiché i safari in canoa sono il modo ideale per osservare gli animali su entrambe le sponde del fiume.
Allāinterno del parco vivono oltre 300 specie di uccelli, moltissimi leoni, leopardi, branchi di elefanti e bufali, ippopotami, il paesaggio ĆØ caratterizzato dalla presenza di giganteschi baobab e acacie. I bufali e gli elefanti sono facili da avvistare nel parco, lungo le rive dello Zambesi o, magari guadando da una sponda all’altra – un’esperienza che potrebbe risultare davvero eccitante se un elefante decidesse di attraversare il fiume a pochi metri dalla vostra canoa. Purtroppo giraffe, rinoceronti e ghepardi non sono presenti; tuttavia, la loro assenza ĆØ compensata dalla possibilitĆ di avvistare leoni, iene e leopardi.
L’osservazione dell’avifauna nel parco ĆØ veramente eccezionale, con circa 350 specie registrate nella zona. Una serie di belle sorprese attendono gli appassionati di avifauna: il fiume Zambezi ĆØ una meta amata da aquile pescatrici, cicogne e aironi, mentre occasionalmente si possono vedere i falchi pescatori. Dal confine con il Mozambico, lo Zambesi scende di 42m, su una distanza di oltre 150 km. Questa pendenza (circa 1: 3.500) spiega perchĆ© scorre cosƬ lentamente creando le condizioni ideali per il safari in canoa.
South Luangwa National Park
Il parco sorge lungo le rive del fiume Luangwa, dove si concentrano centinaia di specie animali e si estende per 9.050 chilometri quadrati. I primi āsafari a piediā o āwalking safarisā iniziarono proprio in questo parco. Eā il migliore parco nazionale in Zambia, sia come scenario che per gli animali che si possono vedere.
La vegetazione varia da fitta boscaglia ad aperte pianure erbose e lagune. Rappresenta il cuore di un incantevole ecosistema che vanta antilopi, zebre, bufali, elefanti e unāabbondanza di predatori: leoni, sciacalli, iene, ghepardi, piccoli branchi di licaoni ormai in via dāestinzione e, non ultimo e relativamente semplice da avvistare, il leopardo. Il parco ospita inoltre due raritĆ endemiche: la giraffa di Thornicroft e lo gnu di Cookson.. Il parco ospita anche una delle più grandi popolazioni di elefanti di tutta l’Africa ed ĆØ famoso per i suoi leopardi e uccelli. Nel fiume Luangwa si possono vedere ippopotami e coccodrilli.
La valle del Luangwa ĆØ geomorfologicamente una rift valley, o graben, che nasce come biforcazione della Grande Rift Valley a sudovest, mentre a sud essa origina il complesso dei laghi Malawi e di Rukwa. La rift valley del Luangwa raggiunge quasi l’abitato di Lusaka. La connessione tra le due fosse tettoniche non ĆØ ovvia perchĆ© fu riempita dal materiale eruttato da un antico vulcano estinto. Vi sono almeno 20 hot springs, caratteristiche di tutte le fosse tettoniche, nella vallata e nelle sue scarpate. Il Luangwa sorge nelle colline di Lilonda e Mafinga, nella zona nordorientale dello Zambia ad un’altitudine di circa 1500 metri, presso il confine con Tanzania e Malawi, e scorre in direzione sudovest attraverso quattro quinti della Rift Valley fino al punto d’incontro con il Lukusashi ed il Lunsemfwa, proveniente dalla direzione opposta. Milioni di anni fa, la fossa non aveva uscite, e fu riempita da un lago delle Rift Valley chiamato lago Madumabisa, che poteva competere con il lago Malawi in dimensioni. L’acqua straripava in un fiume a sudovest, verso quello che ĆØ ora il Kalahari, dove si combinava con il fiume Okavango, la parte alta dello Zambesi, il fiume Cuando, il fiume Kafue, fino ad affluire nel Limpopo ed infine raggiungere l’Oceano Indiano.
Sul lato occidentale, la catena dei monti Muchinga costituisce il confine del parco e della valle e da essa scendono molti affluenti durante la stagione delle piogge. Il fiume attraversa il parco e in molti tratti costituisce il suo confine orientale. Nel fiume abbondano ippopotami e coccodrilli. Gli ippopotami sono i più numerosi e vivono in gruppi vicino alle rive e nelle lagune. Di giorno stanno immersi nell’acqua e riposano, di notte salgono sulle rive in cerca di pascoli e si cibano di erba fresca. La specie diffusa nel parco ĆØ l’Ippopotamus amphibius.
LUSAKA
Lusaka è la capitale ed è la più grande città dello Zambia, una città dagli incredibili ritmi e contrasti, le architetture coloniali di Livingstone e le atmosfere magiche come il sole che si prepara allo spettacolo serale del tramonto. Si trova nella parte centromeridionale del paese, su un altopiano a 1400 metri di altezza, nei pressi del fiume Lunsemfwa.
Prima del XX secolo, Lusaka era solo un villaggio; deve il nome a uno dei capi locali, Lusaaka. Nel 1905, i coloni britannici iniziarono a costruire nei pressi del villaggio, fondando la cittĆ moderna. Nel 1935 divenne capitale della Rhodesia settentrionale sostituendo Livingstone, in posizione meno centrale. Nel 1953, quando la Rhodesia settentrionale e meridionale furono unite, Lusaka divenne il centro di un importante movimento di contestazione che, mettendo in atto pratiche di disobbedienza civile, ebbe un ruolo determinante nella nascita dello Stato indipendente dello Zambia (1964), di cui Lusaka divenne capitale.
La cittĆ ĆØ sorprendentemente ricca di gallerie d’arte dove sono esposti i lavori di artisti locali. Tra le migliori ci sono l’Henry Tayali, la Visual Arts Gallery nell’area di esposizione pochi chilometri a est del centro, la Mpala Gallery, a circa metĆ strada tra le due, e il giardino con sculture al Garden House Hotel, pochi chilometri a ovest del centro. A nord-ovest del centro si trova lo Zintu Community Museum, dove vengono esposti lavori d’arte tradizionale e artigianato. L’altra principale attrattiva della capitale ĆØ l’animatissimo mercato all’aperto di Kamwala, pochi isolati a sud del centro. Interessante il museo nazionale che contiene, tra lāaltro, unāinteressante collezione di oggetti legati al mondo della stregoneria e unāottima ricostruzione del tipico villaggio africano.
INHAMBANE
Inhambane, un corridoio ricchissimo di plancton al largo di Praia do Tofo, ĆØ il percorso preferito dagli squali balena: si possono incontrare tutto l’anno, e un loro avvistamento ĆØ quasi garantito.
La baia di Tofo, sede dell’unica popolazione permanente di squali balena, ĆØ uno dei posti che più rimane nel cuore dei viaggiatori: la spiaggia ĆØ una lingua dorata su cui si infrangono le vigorose onde dellāOceano Indiano. Da un lato, sotto gli alberi, sono accatastate le barche colorate dei pescatori, dallāaltro la spiaggia sembra correre via infinita. La spiaggia di Tofo si allunga a semiluna. La sabbia bianca e le acque cristalline sono una calamita per gli amanti delle immersioni che qui vengono a immergersi tra squali balena, chiamati gentili giganti, e il grande numero di mante che si possono osservare tutto l’anno, mante giganti che si muovono sinuose nelle acque oceaniche come fantasmi e possono arrivare a misurare fino a 7 metri. E come non parlare del reef, i giardini di corallo variopinto, gli anemoni colorati, la possibilitĆ di incontrare i grossi pelagici dalle balene agli squali balena, squali di vario genere, delfini e, con un poā di fortuna ĆØ possibile trovare i dugonghi, e molto altro ancora, fanno di questa baia una chicca per la gioia dei fotografi e dei subacquei.
HLILWANE E MLILWANE NATIONAL PARK
L’Hlane Royal National Park fu proclamato Parco Nazionale nel 1967, successivamente al Mlilwane Wildlife Sanctuary (1961), sotto la guida del re Sobhuza ll. Il Hlane (termine che significa “selvaggio”) Royal National Park ĆØ situato nei pressi dell’ex riserva di caccia reale. Questo parco ĆØ l’area protetta più vasta dello Swaziland e ospita un gran numero di elefanti, leoni, ghepardi, leopardi, rinoceronti bianchi e molte specie di antilope, che potrete osservare in assoluta tranquillitĆ . All’interno di questo parco si trovano diversi percorsi escursionistici guidati e itinerari di birdwatching, che permettono di avvistare elefanti e rinoceronti ed altre specie come leoni, avvoltoi e marabù.
La Mlilwane Wildlife Sanctuary ĆØ una splendida e tranquilla riserva situata nei pressi di Lobamba ed ĆØ stata la prima area protetta dello Swaziland, essendo stata istituita negli anni ’50 del XX secolo dall’ambientalista Ted Reilly all’interno della sua fattoria di famiglia. In seguito Reilly fondò la Mkhaya Game Reserve e supervisionò la creazione del Hlane Royal National Park. Mlilwane significa “Piccolo Fuoco”, un nome che fa riferimento ai numerosi incendi che vengono provocati ogni anno dai fulmini nella regione. Sebbene questa riserva non possa vantare il fascino o la vastitĆ che caratterizzano altri parchi nazionali sudafricani, in compenso ĆØ raggiungibile senza problemi e merita assolutamente una visita. Il suo territorio ĆØ dominato dal ripido picco Nyonyane (Piccolo Uccello), i cui dintorni si prestano a fare bellissime passeggiate. Tra gli animali che si possono avvistare nei dintorni meritano di essere citate le zebre, i facoceri, numerose specie di piccole antilopi (tra cui il raro cefalofo), i coccodrilli, gli ippopotami e parecchie specie di uccelli anche piuttosto rari. Durante i mesi estivi può capitare di vedere le aquile nere che volteggiano sopra il Nyonyane.
XAI XAI
Xai Xai (pronunciato ‘shai shai’) ĆØ una cittĆ nel sud del Mozambico. Il suo sviluppo risale ai primi anni del 1900, quando il Mozambico era ancora una colonia portoghese. Nota come JoĆ£o Belo fino a quando il Mozambico divenne indipendente nel 1975, fu ribattezzata con il nome di Xai Xai.
Xai Xai si trova su una pianura pianeggiante, larga e fertile, sul fiume Limpopo (e ha sofferto notevolmente dopo le inondazioni massicce dell’anno 2000) a circa 200 chilometri da Maputo, capitale del paese. La rinomata spiaggia di Xai-Xai e la laguna distanti dalla cittĆ circa 10km, appaiono al visitatore come una cartolina, per la sua soffice sabbia bianca in contrasto con il grandioso spettacolo cromatico offerto dall’oceano indiano con i suoi magnifici colori blu turchese.
VILANCULOS E BAZARUTO
Vilanculos, una piccola cittadina che si estende per pochi km lungo uno dei tratti di costa mozambicana più famosi, che negli ultimi anni si ĆØ sviluppata e attrezzata turisticamente mantenendo però lāatmosfera originale del villaggio di pescatori. A soli 5 km dalle sue spiagge, separato da un mare turchese e color giada, si trova, infatti, il paradisiaco Arcipelago delle Isole di Bazaruto. Al presente pop, la cittadina affianca un passato ancestrale: questa ĆØ la terra dei Matswas, popolo dalle forti tradizioni, conosciuto ed apprezzato per lāabilitĆ nella pesca. Nel porto vi sono moltissimi pescherecci, vederli rientrare dopo una giornata di pesca ĆØ molto emozionante, la spiaggia si affolla di barche, gente, pesce fresco, odori e rumori.
La Riserva Naturale di Vilanculos ĆØ sorta per la tutela dellāambiente marino e costiero ed include la bellissima penisola di San Sebastian, si estende su una superficie di 30.000 ettari incorporando parte della penisola e lāarea costiera; comprende un insieme di ecosistemi differenti: laghetti di acqua dolce, foreste di mangrovie, dune sabbiose, estuari, barriera corallina, spiagge incontaminate.
LāArcipelago di Bazaruto, senza dubbio uno dei luoghi più belli di tutto il continente, famoso per le sue acque cristalline, le spiagge di sabbia sottile, le barriere coralline incontaminate popolate da rarissimi pesci tropicali e i grandi pesci che fanno la gioia dei pescatori. L’area compresa tra la terraferma e la barriera posta a circa 300 m dalla riva ĆØ stata dichiarata zona protetta di livello internazionale, diventando Parco Nazionale Marino. Situato a circa 25 Km al largo della costa di Vilanculos Lāarcipelago di Bazaruto ĆØ composto da un insieme di piccole isole – Benguerra, Magaruque, Bangue, Santa Carolina e Bazaruto – tutte incluse nel Worldwide Fund of Nature.
Uno straordinario ecosistema permette di ammirare, in poche centinaia di metri quadrati di terra e oceano, una sorprendente varietĆ di specie animali. Tra i quali spicca il dugongo, strano animale che forse non tutti conoscono, un sirenide che si nutre delle alghe che coprono i fondali marini. Allāinterno, regna la natura incontaminata, tra praterie, laghetti popolati da fenicotteri e barriere coralline. La più grande delle cinque, Bazaruto Island, ĆØ considerata un santuario per gli amanti dello snorkeling in Mozambico.
INHABANE E BARRA BEACH
Barra ĆØ una delle più belle spiagge di tutta la regione. Ancora poco conosciuto, ĆØ un lido fatto di dune sabbiose, mangrovie e boschetti di palme, circondati da pappagalli e scimmiette, un luogo che emana pace e tranquillitĆ , dove ci si dimentica immediatamente dello stress. Le immersioni al largo di Barra offrono alcuni dei siti più spettacolari al mondo. Il caldo reef dell’oceano indiano attira una grande varietĆ di grandi pesci come Mante, squali balena, mereno, aragoste giganti, mentre il corallo serve da parco giochi per miriadi di pesci più piccoli dai colori sgargianti come Dominoās, pesci Leone, Piovre, pesci Pappagallo, pesci Balestra e pesci dalle incredibili sfumature rosse e dorate.
Inhambane ĆØ una cittĆ del Mozambico meridionale, capoluogo della provincia omonima. Si affaccia sull’Oceano Indiano nella Baia di Inhambane. Fondata da mercanti di lingua swahili e controllata principalmente da indiani, nel XVIII secolo la cittĆ fu un nodo importante nel commercio di schiavi e avorio. Nel 1834 fu distrutta da Soshangane, ma fu presto riedificata; a quest’epoca risalgono alcune delle principali opere architettoniche della cittĆ , fra cui la cattedrale e la moschea. Nella cittĆ si trovano un museo, un importante mercato (il Mercado Central) e diverse spiagge rinomate, fra cui Tofo e Barra. Il Mercado Central ĆØ un vivace mercato dell’artigianato con un’offerta di intagli su legno, dipinti e tante cose che cattureranno il vostro sguardo, mentre l’architettura della cittĆ ĆØ infinitamente curiosa ed ĆØ interessante da ammirare. Grazie alla sua articolata storia potrete osservare il particolare scenario di edifici musulmani, portoghesi e africani che si ergono uno accanto all’altro. Con il suo ricco passato, Inhambane ĆØ una delle più antiche e più affascinanti cittĆ del Mozambico. Un tempo era uno scalo per i velieri dei mercanti arabi (i dhow), poi, nel XVIII secolo, ĆØ diventata un grande porto commerciale incentrato sul traffico di avorio e di schiavi. Distrutta nel 1834, ĆØ stata ricostruita ed ĆØ diventata una delle più grandi cittĆ del paese. Nel XX secolo ĆØ caduta in declino, ma si possono scorgere ancora molte dimore coloniali. L’antica cattedrale ubicata sulle rive del mare e la vicina moschea restano luoghi interessanti da visitare.
Inhambane, un corridoio ricchissimo di plancton al largo di Praia do Tofo, ĆØ il percorso preferito dagli squali balena: si possono incontrare tutto l’anno, e un loro avvistamento ĆØ quasi garantito. La baia di Tofo, sede dell’unica popolazione permanente di squali balena, ĆØ uno dei posti che più rimane nel cuore dei viaggiatori: la spiaggia ĆØ una lingua dorata su cui si infrangono le vigorose onde dellāOceano Indiano.
Da un lato, sotto gli alberi, sono accatastate le barche colorate dei pescatori, dallāaltro la spiaggia sembra correre via infinita. La spiaggia di Tofo si allunga a semiluna. La sabbia bianca e le acque cristalline sono una calamita per gli amanti delle immersioni che qui vengono a immergersi tra squali balena, chiamati gentili giganti, e il grande numero di mante che si possono osservare tutto l’anno, mante giganti che si muovono sinuose nelle acque oceaniche come fantasmi e possono arrivare a misurare fino a 7 metri. E come non parlare del reef, i giardini di corallo variopinto, gli anemoni colorati, la possibilitĆ di incontrare i grossi pelagici dalle balene agli squali balena, squali di vario genere, delfini e, con un poā di fortuna ĆØ possibile trovare i dugonghi, e molto altro ancora, fanno di questa baia una chicca per la gioia dei fotografi e dei subacquei.
MAPUTO
Maputo, capitale del Mozambico, ĆØ sempre stata considerata come una delle cittĆ più cosmopolite dellāintera Africa. Una localitĆ molto vivace, attiva e dinamica, una delle caratteristiche principali ĆØ la presenza di mercati colorati e di persone sempre molto ospitali e disponibili, con il sorriso sulle labbra. Maputo, oltre ad essere affascinante dal punto di vista naturalistico, possiede delle bellezze di alto valore storico, artistico e culturale.
Maputo ĆØ una cittĆ dai mille volti che vi ammalierĆ ad ogni passo con il suo fascino esotico e decadente che mischia enormi palazzi di gusto sovietico a villette dāepoca coloniale⦠PerchĆ© qui la storia sembra aver battuto percorsi differenti e le strade si chiamano ancora āAvenida Karl Marxā, āAvenida Leninā, āAvenida Ho Chi Minā e, naturalmente, āAvenida Samora Machelā, leader della Frelimo e primo Presidente mozambicano. E cosƬ, mentre lāimponente cattedrale della Nostra Signora della Concezione imprime la sua bianca silhouette sul cielo, di fronte ad essa la severa scultura del capo della rivoluzione sembra sfidarla.
Interessanti i suoi musei, tra gli altri lo sono particolarmente il Museo di Storia Naturale e il Museo Nazionale dāArte. Il primo vi accoglierĆ con il fascino antico di vecchie tecniche di imbalsamazione e collezioni sulla fauna locale che sembrano spuntar fuori da un polveroso tomo di tassonomia. Da non perdere sulle mura esterne dellāedificio il murales firmato dallāartista mozambicano Malangatana. Altri suoi dipinti li troverete nella collezione permanente del Museo Nazionale dāArte che annovera fra gli altri, opere del grande Alberto Chissano e alcuni pezzi fra i più rappresentativi della moderna scultura mozambicana.
Maputo, oltre ad essere affascinante dal punto di vista naturalistico, possiede delle bellezze di alto valore storico, artistico e culturale. CittĆ multiculturale nella quale convivono popoli estremamente differenti tra loro come indiani, arabi, europei e cinesi, ognuno dei quali nel rispetto più profondo. Uno dei simboli più rappresentativi di Maputo ĆØ la Cattedrale Nostra Signora di Fatima, di antica fondazione, molto grande e con uno stile moderno. Dallo stile art decò ĆØ invece la Cattedrale dell’Immacolata Concezione, edificio emblematico della cittĆ , dal particolare colore bianco, progettato nel 1936 dall’architetto Marcial Freitas e Costa e consacrata nel 1944. Nella cittĆ di Maputo si possono visitare diversi edifici e opere dāarte, come la casa di ferro progettata da Gustave Eiffel, e il maestoso monumento a Samora Machel, primo storico presidente del Mozambico. Per gli amanti del verde e della natura, da non perdere una visita al meraviglioso giardino botanico Tunduru, ricco di piante tropicali rare e di edifici molto antichi.
GRAAFF REINET
Situata in posizione riparata in un’ansa del Sundays River e vicinissima al Camdeboo National Park, Graaff-Reinet viene spesso definita il “gioiello del Karoo”. Il nome “Camdeboo”, che in khoekhoen significa “vallate verdi”, ĆØ dovuto alle colline che circondano la cittĆ che, fondata nel 1786, ĆØ il quarto insediamento europeo più antico del Sudafrica. In questa cittĆ di 30 mila abitanti tutto sembra rimasto come nellāOttocento. Non solo lāarchitettura delle case colorate di Stretchās Court, della chiesa riformata olandese e del Drostdy Hotel (1806), dove si dorme fra vecchi lampadari e trofei di caccia. Ma anche i ritmi e gli stili di vita. Come se il tempo si fosse fermato tra i massi della Valle della Desolazione, attrazione geologica a pochi chilometri dallāabitato. Graaff-Reinet vanta uno splendido patrimonio architettonico con oltre 220 edifici classificati come monumento nazionale, dagli edifici in stile olandese del Capo con i loro caratteristici frontoni ai tradizionali cottage dal tetto piatto tipici del Karoo, fino alle elaborate ville di epoca vittoriana. Se a tutto questo aggiungete un’atmosfera da cittadina di provincia, un’ottima offerta alberghiera e alcuni eccellenti ristoranti non avrete difficoltĆ a capire i motivi del suo soprannome.
LESOTHO – MALEALEA
Il rilievo molto montuoso del Lesotho gli vale il soprannome di “Regno nel cielo”. Infatti l’insieme del territorio culmina a 1.300 metri di altitudine, il suo punto culminante ĆØ il Monte Thabana Ntlenyana con i suoi 3482 metri a nord-est. La scoperta di questo piccolo paese con i suoi paesaggi montani da favola, una popolazione fiera che conserva tradizioni secolari, in simbiosi con un ambiente aspro e affascinante, ĆØ un āmustā che non si può perdere.
Il Lesotho si trova nell’Africa australe, all’estremitĆ sudorientale del continente, interamente circondato dal territorio del Sudafrica di cui costituisce un’enclave e da cui dipende in modo pressochĆ© assoluto sia economicamente sia politicamente. Il Lesotho, giĆ protettorato britannico col nome di Basutoland, cioĆØ āterra dei Basutoā, ha tuttavia saputo conservare le proprie caratteristiche etniche e culturali, in ciò favorito dalla natura del Paese, vertice montagnoso dell’Africa meridionale, sui cui aspri altopiani si arroccarono le tribù dei basotho (o basuto), trovandovi la migliore protezione dalle aggressioni dei popoli vicini e salvaguardando l’individualitĆ nazionale. Il villaggio tipico del Lesotho ĆØ quello caratterizzato dai kraal, raggruppamenti di costruzioni dove vivono i componenti di una stessa famiglia; ogni costruzione ĆØ adibita a un uso diverso, e comprende anche un recinto per gli animali. Il costume tradizionale ĆØ una coperta molto colorata, che protegge dal freddo e dalla pioggia; gli uomini indossano il caratteristico copricapo a cono, che secondo la tradizione riproduce la forma del monte Qiloane.La cultura del Lesotho ĆØ strettamente connessa alla popolazione dei Basotho. Questa etnia possiede una tradizione musicale e orale particolarmente ricca. La musica e la danza fanno parte della vita quotidiana; tipici sono alcuni strumenti musicali, come il setolo-tolo (strumento a corde che si suona a iato, usato dagli uomini), il thomo (strumento a corde usato dalle donne) e il lekolulo (una sorta di flauto). La manifestazione più importante ĆØ il Morija Arts and Cultural Festival, che ha cadenza annuale e si tiene nel mese di ottobre; seguito da un pubblico molto numeroso, propone spettacoli di danza, canto e teatro.
Malealea ĆØ un paesino del Lesotho occidentale noto per il magnifico paesaggio montano che lo circonda e per una comunitĆ locale che ha realizzato con successo strutture e servizi turistici di livello davvero eccellente. Molti visitatori entrano in Lesotho e puntano direttamente verso Malealea per avere una autentica introduzione alla vita e alle usanze del paese o semplicemente per seguire il consiglio della targa situata all’ingresso del villaggio, sulla quale si legge “fermati, viandante, e contempla una delle porte del Paradiso”. Questa zona ĆØ abitata dall’uomo da secoli, come testimoniano le numerose pitture rupestri dei san rinvenute nei dintorni di Malealea. Oggi il fulcro della vita locale ĆØ rappresentato dal Malealea Lodge, che propone una vastissima gamma di attivitĆ culturali e sportive all’aria aperta.
UKHAHLAMBA-DRAKENSBERG PARK
Questa regione, che comprende una vasta distesa di ben 243.000 ettari di un meraviglioso scenario dinamico con valli fluviali, torrenti di montagna, scogliere frastagliate, sentieri e paesaggi mozzafiato che attraggono migliaia di turisti ogni anno, ĆØ stata formalmente dichiarata Patrimonio dell’UmanitĆ nel novembre del 2000 e ribattezzata Ukhahlamba-Drakensberg Park. Il parco fa parte della più ampia regione del Drakensberg, che si estende dal Royal Natal National Park (nel nord) a Kokstad (nel sud) e comprende la zona e i campi di battaglia intorno a Estcourt e Ladysmith nonchĆ© le Midlands meridionali. Oggi, alcuni dei suoi panorami sono diventati emblematici del Sudafrica, in particolare l’indimenticabile curva dell’Amphitheatre all’interno del Royal Natal National Park. Tra le cime principali figurano il Mont-aux-Sources, il Sentinel, l’Eastern Buttress e il Devil’s Tooth.
LāUkhahlamba Drakensberg ĆØ la più grande catena montuosa in Sud Africa, un luogo davvero magico. Non stupisce che J.R.R. Tolkien abbia visto in questo paesaggio la sua ispirazione per i racconti della Terra di Mezzo chiamate Le Montagne Nebbiose. Drakensberg significa “montagne dei draghi”, ma gli zulu chiamavano questa catena Quathlamba, che vuole dire “bastione delle lance”. Il termine zulu riflette meglio la conformazione geografica della scoscesa scarpata, tuttavia il nome afrikaans riesce a evocare con una certa efficacia l’atmosfera fantastica che pervade il Drakensberg. Queste montagne sono abitate dall’uomo da migliaia di anni – come testimoniano i numerosi siti di pitture rupestri san.
IMFOLOZI GAME RESERVE
La Hluhluwe-Imfolozi Game Reserve, situata nella provincia del KwaZulu-Natal, ĆØ unāoasi di protezione dal pericolo di estinzione non soltanto per rinoceronti bianchi e neri, ma anche il resto dei Big Five: bufali, elefanti, leoni e leopardi. Istituita nel 1895, Hluhluwe-Imfolozi ĆØ la più antica riserva naturale del continente africano e una delle più estese del Sudafrica, il luogo migliore per incontrare i rinoceronti, poichĆ© accoglie al suo interno la più alta concentrazione al mondo di questi animali. Il parco ĆØ gestito dallāEzemvelo KZN Wildlife, lāente provinciale preposto alla conservazione dellāambiente, ed ĆØ costituito da due aree distinte.
La regione settentrionale di Hluhluwe ĆØ montuosa e ricoperta da boschi, mentre la zona sud di Imfolozi ĆØ caratterizzata da unāondulata savana. Hluhluwe-Imfolozi ĆØ un autentico paradiso per gli appassionati di fotografia, che avranno di che divertirsi tra ghepardi, ippopotami, iene, sciacalli, giraffe e cani selvatici, per non parlare della varietĆ di rettili e anfibi che popolano le rive di fiumi e torrenti: coccodrilli, tartarughe, serpenti, lucertole. La varietĆ di questo habitat ha attratto oltre 340 diverse specie di uccelli, ivi comprese alcune specie in via di estinzione, quali il falco giocoliere e il bucorvo. Il parco abbina splendidi paesaggi a una fauna inattesa. Oltre ai rinoceronti bianchi e neri, sono molto numerosi anche gli elefanti, il che rende altamente probabili incontri ravvicinati con gli animali terrestri più grandi al mondo, magari mentre attraversano la strada proprio di fronte alla vostra auto oppure scorgendoli mentre si abbeverano al tramonto.
SANTA LUCIA
Oggi usciamo dallo Swaziland e torniamo in Sud Africa, dirigendoci verso la cittĆ di Santa Lucia e proseguendo verso sud fino a raggiungere Zululand, un tempo regno del potente Re Shaka che univa i clan Zulu. Questa sera avremo lāopportunitĆ per unāinteressante esperienza culturale in cui impareremo di più sulle tradizioni e la lingua Zulu.
Il Regno Zulu, a volte chiamato Impero Zulu, ĆØ stato un regno sviluppatosi all’interno del Sudafrica attuale nel XIX secolo grazie all’opera di Shaka Zulu. Il Regno Zulu divenne noto in occidente a causa delle guerre contro i colonialisti britannici. Le regole per la successione nella monarchia Zulù sono assai imprecise, ma per tradizione diviene re il primo figlio della Grande moglie; il re può decidere in qualunque momento quale sia la Grande moglie e anche cambiare idea. Shaka Zulu era uno dei figli illegittimi di Senzangakona, capo degli zulu. Nato verso il 1787, la madre, Nandi, venne esiliata insieme a lui da Senzangakona. Il giovane Shaka divenne un guerriero dei mthethwa, un clan a cui gli zulu pagavano un tributo, dove la madre aveva trovato rifugio, sotto il capo Dingiswayo. Alla morte di Senzangakona, Dingiswayo sostenne il giovane Shaka nel suo tentativo di divenire il capo degli zulu. Shaka riuscƬ nel suo intento e fu capace di estendere il suo controllo su di un vasto territorio, inglobando clan avversari e spingendo altri popoli fuori dai loro territori ancestrali.
Gli Zulu sono circa 11 milioni e si trovano principalmente nell’area della provincia di KwaZulu-Natal in Sudafrica. Parlano lo isiZulu, una lingua bantu appartenente al sottogruppo nguni. Il loro nome deriva da amazulu, che in isiZulu significa “gente del cielo”. Il Regno Zulu svolse un ruolo determinante nella storia del Sudafrica nel XIX secolo. Durante il regime dell’apartheid, gli Zulu venivano considerati come cittadini di livello inferiore; oggi sono il gruppo etnico più numeroso del paese e godono degli stessi diritti degli altri cittadini sudafricani.
SWAZILAND
Il Regno dello Swaziland, una delle poche monarchie assolute ancora esistenti, ĆØ un luogo unico al mondo: se non si fosse certi di trovarsi in Africa ci si potrebbe confondere e pensare di essere in qualche incontaminata zona montana europea, viaggiando sullāorlo dei duemila metri di quota tra lussureggianti pinete. Swaziland, lāultimo regno assoluto dāAfrica! Affascinante, ammaliante ma anche controverso, criptico: quattro aggettivi che descrivono le sensazioni che un osservatore prova visitando lo Swaziland.
Lo Swaziland ĆØ uno Stato minuscolo (17mila chilometri quadrati) incastonato dentro al Sudafrica, tra le poche monarchie assolute rimaste al mondo e lāunica del continente africano, governata dal Re Mswati III, 66° figlio dellāultimo sovrano Sobhuza, popolato da un milione di persone, il 50% dei quali ha meno di quindici anni. Il Regno dello Swaziland rappresenta oggi un anacronismo in un continente che cerca di lasciarsi passato e tradizione alle spalle e avviarsi verso la democrazia.
Lo Swaziland ĆØ uno dei più piccoli Paesi africani, ma anche uno dei più affascinanti per gli amanti dellāavventura. Il Regno dello Swaziland (o Ngwane, nome adottato alla proclamazione dell’indipendenza ma poco usato, ĆØ situato sul fianco orientale dei monti Drakensberg e confina con il Sudafrica a nord, ad ovest e a sud e con il Mozambico a est; non ha sbocco sul mare. Dista 80 km dall’Oceano Indiano, ed ĆØ fra i pochi in Africa ad avere una composizione etnica omogenea, con gli Swazi che sono il 90% della popolazione. Il territorio ĆØ montuoso ad ovest, diventa pianeggiante nella parte centro-orientale. Artefatti che indicano attivitĆ umana risalenti all’etĆ della pietra risalenti a 200.000 anni fa sono stati rinvenuti nel Regno dello Swaziland. I dipinti preistorici di arte rupestre risalgono a circa il 25.000 a.C. I primi abitanti della zona erano cacciatori-raccoglitori di Khoisan. Le prime popolazioni furono boscimani e ottentotti. Furono in gran parte sostituiti dalle tribù Bantu durante le migrazioni che provenivano dalle regioni dei Grandi Laghi dell’Africa orientale. Nel XVII secolo i bantu cacciarono i boscimani dando origine agli odierni swazi.
Il fascino dello Swaziland deriva dalla sua storia singolare. Durante le guerre anglo-boere in Sudafrica tra il 1899 e il 1902 il popolo Swazi ha scelto di sostenere gli inglesi e ciò gli ĆØ valso una relativa autonomia divenendo un protettorato britannico. Tale condizione gli ha permesso di mantenere il suo sistema monarchico feudale basato su proprie radicate tradizioni. Nel 1968 lo Swaziland ha ottenuto lāindipendenza senza alcuna guerra pur restando membro del Commonwealth e non ha mai conosciuto alcun conflitto interno, caso più unico che raro nel continente africano. Il segreto di questa stabilitĆ ĆØ dovuto in parte ad un altro fattore: il suo popolo ĆØ composto da un solo gruppo etnico, gli Swazi che derivano dagli Zulu e dai Ndebele.
Lāorgoglio swazi e lāaffezione alle proprie tradizioni si manifestano ancora oggi. Una delle cerimonie più importanti per il popolo swazi, durante la quale il sovrano di una delle ultime monarchie assolute al mondo sceglie la nuova sposa tra migliaia di vergini, provenienti da ogni angolo de paese. Ogni anno migliaia di giovani donne sfilano per omaggiare re Mswati III, attuale sovrano dello Swaziland e ultimo monarca assoluto d’Africa, nel primo giorno dell’Umhlanga o “danza delle canne”.
In questa occasione le giovani vergini del regno si radunano nelle zone limitrofe alla residenza della regina madre Indlovukazi, non molto lontano dalla capitale Mbabane. Per una settimana compiono una serie di riti, tra cui una danza finale in costumi tradizionali, con il seno scoperto, portando delle canne da utilizzare per rafforzare la recinzione del palazzo reale, che prevede una sfilata di fronte al re, alla fine della quale egli può scegliere tra le ballerine di età compresa tra gli 8 e i 22 anni, che si andrà ad aggiungere alle altre 15 consorti.
PANORAMA ROUTE
Lāitinerario della Panorama Route si snoda dallāimpervia catena montuosa dei Drakensberg fino al Kruger National Park, toccando il punto panoramico di Godās Window e le splendide Bourkeās Luck Potholes, fenomeno geologico unico con spettacolari cavitĆ nella roccia nel punto dāincontro tra i fiumi Treuer e Blyde. Le giganti sculture rocciose cilindriche sono il risultato dei forti mulinelli dāacqua che si creano quando il fiume Treuer si immerge nel fiume Blyde. Qualcosa di straordinario, tanto da sembrare artificiali! Non di meno il “God’s Window” (“la finestra di Dio”) da cui, come suggerisce il nome, si gode di un panorama particolarmente suggestivo, le cascate Mac Mac e il Blyde River Canyon: un susseguirsi di ruscelli di montagna, colline ondulate, cascate spettacolari e imponenti gole montuose. Il Blyde River Canyon ĆØ il terzo canyon più grande del mondo con i suoi 26 km di lunghezza e 800 metri di profonditĆ . Maestose montagne, profonde gole, imponenti cascate e splendide formazioni rocciose danno prova della bellezza della natura. Si trova nella parte settentrionale dei monti Drakensberg, ed ĆØ costituito principalmente di pietra arenaria. Il canyon ĆØ stato scavato nel corso dei millenni dai fiumi Blyde e Olifants. Fra i luoghi più celebri del canyon ci sono le “Three Rondavels”, con le sue formazioni rocciose che si innalzano per 700 metri. La parola ārondavelsā ĆØ unāespressione gergale sudafricana per indicare le capanne circolari con tetto di paglia dei villaggi. Queste tre formazioni cilindriche di scisto e quarzite nellāiconografia xhosa dovrebbero ricordarle. Ogni rondavel ha un proprio nome, che corrisponde a quello delle tre mogli di uno storico capotribù locale: Magabolle, Mogoladikwe e Maseroto. Le tre cime sono gigantesche e si ergono a picco sul sottostante canyon del fiume Blyde, che scorre sinuoso circa 1000 metri sotto, aprendosi poco più avanti in un lago montano.
BLYDE RIVER CANYON
Il maestoso Blyde River Canyon, una delle più celebri meraviglie naturali del Sudafrica, ĆØ il terzo canyon più grande del mondo con i suoi 26 km di lunghezza e 800 metri di profonditĆ . Si trova nella parte settentrionale dei monti Drakensberg, ed ĆØ costituito principalmente di pietra arenaria. Il canyon ĆØ stato scavato nel corso dei millenni dai fiumi Blyde e Olifants .. Percorrendo il ciglio superiore di questo canyon si incontra il Pinnacle, una gigantesca roccia a forma di colonna. Più a nord ci sono due spettacolari punti panoramici: Wonder View e Godās Window, cosƬ chiamati perchĆ© effettivamente la grandiositĆ del panorama del sottostante Lowveld ha qualcosa di divino. Subito dopo si incontrano due suggestive cascate: le Berlin Falls e le Lisbon Falls. Proseguendo verso nord cāĆØ il Three Rondavels, formazioni rocciose di grandi dimensioni, caratterizzate da una forma tronco-conica che le fa rassomigliare alle capanne africane da cui prendono il nome.
DANZA NGOMA
Africa: terra di danze tribali, riti e tradizioni arcaiche. Un numero infinito di ritmi e generi musicali affonda le radici in questo continente. Il Sudafrica, con la sua travagliata storia fatta anche di segregazione razziale, ĆØ un esempio della varietĆ culturale di questa parte del mondo. Come per tutti i popoli africani, enorme ĆØ lāimportanza della musica e della danza per gli zulu ā il gruppo etnico più numeroso del Paese – che, con la fine dellāapartheid nel 1994, hanno recuperato il proprio diritto di cittadinanza sudafricana.
Tipica del Sudafrica ĆØ la danza Ngoma (presente anche in altri stati dellāarea), una delle più coinvolgenti per la popolazione dei villaggi. Eā la tipica danza tribale, descritta tra lāaltro da Karen Blixen nel celebre libro āLa mia Africaā, che rappresenta anche un evento ricco di significati per la comunitĆ , e si svolge in cerchio con lāaccompagnamento di tamburi e altri strumenti con lo stesso nome. Caratteristica di questa danza rituale ĆØ lo strettissimo legame tra canto e danza; corpo e voce sono tuttāuno, insieme alle percussioni, ai costumi e ad altri eventuali accessori come lance e scudi. Naturalmente esistono molte versioni di questo tipo di danza, i cui movimenti vanno inseriti nel contesto dei riti tribali.
MATIMBA BUSH LODGE
Il Matimba Bush Lodge ĆØ collocato perfettamente a meno di 5 minuti dallāingresso del Kruger NP in unāarea naturale dellāHans Merensky Golf Course, con vista sul laghetto denominato Mala Mala. Numerosi animali come Ippopotami, coccodrilli giraffe antilopi e molti uccelli come la bellissima aquila pescatrice sono di casa donando alla struttura unāatmosfera magica e rilassante.
Matimba bush lodge offre una sistemazione di classe ed eā una perfetta destinazione sia a chi vuole cimentarsi con il golf, sia a chi vuole invece esplorare il Kruger e le aree limitrofe ma anche a chi vuole trascorrere alcune ore rilassanti in riva al lago in compagnia dei suoi abitanti. Solamente 4 camere, eleganti, arredate con cura e molto spaziose: si tratta di una soluzione davvero straordinaria ed in grado di offrire il massimo del relax, soggiornando in mezzo al bush ma senza dover rinunciare alle comoditĆ di un servizio ricercato. Il grande spazio verde antistante offre una bella piscina con vista sul lago, un deck panoramico e molto altro ancora.
Matimba ĆØ una struttura di proprietĆ italiana, piccola, intima, decisamente ricercata: i proprietari italiani (Alberto e Daniela) vi faranno sentire a casa vostra.
Le belle camere sono affacciate direttamente sul lago antistante il lodge, ed i panorami di cui si può godere sono veramente rilassanti ed al tempo stesso emozionanti: non ĆØ rado ricevere la visita di giraffe, zebre ed altri animali del bush. Tutto nel lodge ĆØ curato in modo maniacale, e la grande esperienza “africana” dei proprietari rende il soggiorno veramente unico.
MPUMALANGA (BLYDE RIVER)
‘Il luogo dove il sole sorge!’ Formalmente conosciuto come Transvaal orientale, Mpumalanga ĆØ considerato uno dei luoghi più geograficamente diversi e incredibilmente bello in Sud Africa e, nonostante sia una delle più piccole tra le province del Sudafrica, ciò che manca in termini di dimensioni viene compensato con la spettacolare varietĆ naturale e possiede anche una vasta gamma di siti storici e di meraviglie naturali. Il Mpumalanga ospita il parco nazionale più famoso del mondo, il terzo canyon più profondo al mondo, e il sistema di caverne piuā antiche del mondo, la provincia ĆØ anche costellata da numerose riserve ricche di flora e fauna. La provincia comprende due ben distinti tipi di paesaggio: la spettacolare topografia della grande scarpata e la macchia del bassopiano. Quattro miliardi di anni fa l’Antartide e il Madagascar si sono separati dal Blyde River Canyon del Mpumalanga, lasciando dietro di sĆ© un paesaggio spettacolare che sale verso le montagne del nord-est e termina in una enorme scarpata che scende a picco verso la pianura sottostante.
Ed ĆØ in questa provincia che si trovano alcune delle più belle riserve del Sudafrica e parte del famosissimo Kruger National Park, oltre al maestoso Blyde River Canyon, una delle più celebri meraviglie naturali del Sudafrica. Percorrendo il ciglio superiore di questo canyon si incontra il Pinnacle, una gigantesca roccia a forma di colonna. Più a nord ci sono due spettacolari punti panoramici: Wonder View e Godās Window, cosƬ chiamati perchĆ© effettivamente la grandiositĆ del panorama del sottostante Lowveld ha qualcosa di divino. Subito dopo si incontrano due suggestive cascate: le Berlin Falls e le Lisbon Falls. Proseguendo verso nord cāĆØ il Three Rondavels, formazioni rocciose di grandi dimensioni, caratterizzate da una forma tronco-conica che le fa rassomigliare alle capanne africane da cui prendono il nome.
Altra zona di interesse ĆØ Pilgrimās Rest, un antico villaggio minerario ottocentesco, dichiarato monumento nazionale che ĆØ oggi un buon posto per lo shopping di articoli di artigianato ed una buona base per iniziare un percorso di bird-watching. Proseguendo troviamo ancora Graskop situata a quasi 1500 mt di altitudine offrendo cosƬ meravigliosi panorami e Sabi, centro principale dellāindustria forestale sudafricana ed ottima base per lāesplorazione dellāarea e delle meraviglie naturali circostanti..
Il Blyde River Canyon ĆØ il terzo canyon più grande del mondo con i suoi 26 km di lunghezza e 800 metri di profonditĆ . Si trova nella parte settentrionale dei monti Drakensberg, ed ĆØ costituito principalmente di pietra arenaria. Il canyon ĆØ stato scavato nel corso dei millenni dai fiumi Blyde e Olifants.Fra i luoghi più celebri del canyon ci sono “Three Rondavels”, con le sue formazioni rocciose che ricordano le capanne dei popoli locali (rondavels ĆØ il termine afrikaans per “capanna”) e “God’s Window” (“la finestra di Dio”) da cui, come suggerisce il nome, si gode di un panorama particolarmente suggestivo.
La Timbavati Nature Reserve ĆØ stata creata negli anni 1950 dai fattori desiderosi di fare dei loro territori un unico terreno di caccia. Il fiume Nhlaralumi, spesso a secco, attraversa i 65 000 ha di savana, dove crescono principalmente mopani. Timbavati ĆØ un’esclusiva riserva privata del Kruger centrale, salita agli onori delle cronache per i leggendari leoni bianchi immortalati da Chris McBride negli anni ā70 (The white lions of Timbavati). Grande abbondanza di animali, tra cui elefanti, rinoceronti, leoni, leopardi e iene.
PARCO DEL KRUGER
Il Sudafrica possiede allāincirca 600 tra riserve e parchi nazionali e vanta una varietĆ di flora (con 24.000 specie di piante pari a circa il 10% del totale mondiale) e di fauna che non ha confronti al mondo. Incontaminati e selvaggi, i parchi si presentano come meravigliosi paradisi senza tempo dove la natura regna sovrana. Visitarli ĆØ unāesperienza unica e indimenticabile che permette di vedere unāimmensa varietĆ di specie che vivono protette nel loro habitat naturale e che seguono solo i ritmi e le regole dettate dal proprio istinto. Qui convivono i mammiferi più grandi del pianeta.
Situato nel Mpumalanga, al confine con il Monzambico, il Kruger National Park nasce nel 1898 per volere dellāallora presidente Paul Kruger da cui appunto prende il nome. Si tratta del parco più importante ed esteso dei 18 Parchi nazionali del Sudafrica e del secondo più antico del mondo dopo Yellowstone negli Stati Uniti. Chiamato dagli abitanti il “wildtuin” (giardino selvaggio), copre circa 20.000 chilometri quadrati con un’estensione di 350 km da nord a sud e 67 km da est a ovest ĆØ la riserva naturale più estesa del Sudafrica, terza in tutto il continente africano. Recentemente, il Kruger ĆØ entrato a far parte del Parco transfrontaliero del Grande Limpopo, che lo unisce al Parco nazionale di Gonarezhou dello Zimbabwe e al Parco nazionale del Limpopo del Mozambico. Il parco appartiene alla “Kruger to Canyons Biosphere”, una zona designata dall’UNESCO come Riserva Internazionale dell’Uomo e della Biosfera. Il Kruger ospita tutti i membri del gruppo dei big five con una cifra stimata di 2500 bufali, 1000 leopardi, 1500 leoni, 5000 rinoceronti (sia neri che bianchi) e 12000 elefanti. Lāespressione ābig fiveāsta a indicare i cinque grandi animali della savana: elefante, leone, leopardo, rinoceronte e bufalo. Lāorigine viene dal safari inteso come battuta di caccia, e i big five erano le 5 prede più ambite dai cacciatori, i 5 trofei più prestigiosi.
Altri mammiferi presenti nel parco includono zebre, ghepardi, licaoni, giraffe, kudu, ippopotami, impala, molte specie di antilopi, iene, facoceri, gnu e tanti altri. Nel parco si trovano inoltre 120 specie di rettili (tra cui circa 5000 coccodrilli) e molte specie di serpenti (mamba nero incluso), 52 specie di pesci, e 35 di anfibi oltre a 500 diverse specie di uccelli, alcune residenti, altre migratorie o nomadi.
Il Kruger Park ĆØ suddiviso in 6 ecosistemi con diversi tipi di vegetazione, dai fitti boschi di acacie e sicomori del sudovest alla savana della regione centrale. Complessivamente, il parco ospita circa 1.900 specie di piante.
L’interazione dell’uomo con l’ambiente che si ĆØ avuta qui nel corso di molti secoli risulta evidente dalle pitture rupestri dei Boscimani e dai maestosi siti archeologici, come Masorini e Thulamela. Tesori di storia e cultura, conservati gelosamente insieme a tutti gli altri beni naturali del parco. Oggi il Kruger ĆØ anche un validissimo centro di ricerca e di conservazione del patrimonio naturale, che in larga parte si autofinanzia.
Per tutta lāarea del Kruger sono state completamente vietate costruzioni ed insediamenti, ad eccezione di piccole ed isolate aree in cui lāamministrazione del parco ha creato delle zone destinate ad ospitare i visitatori (potremmo definirle lāequivalente di ciò che sono gli autogrill in una grande autostrada verde).
OUDTSHOORN – CANGO CAVES
Ai piedi della catena Swartberg, le Cango Caves sono la vera e propria meraviglia sotterranea del Klein Karoo. Le Cango Caves costituiscono una delle maggiori attrazioni del paese per le loro surreali formazioni di stalattiti e stalagmiti, originate dai depositi di carbonato di calcio e dalla natura carsica del suolo che 650 anni fa era sommerso dal mare. Una delle attrazioni più popolari del Sud Africa, le grotte risalgono a milioni di anni fa e le formazioni calcaree che troverete all’interno sono affascinanti. Passeggerete attraverso pareti di calcare, stalagmiti e stalattiti, che si possono visitare con un facile percorso standard di unāora attraverso tunnel che sfociano in vasti saloni con formazioni torreggianti e con grotte di stalattiti e stalagmiti, sapientemente illuminate da suggestivi effetti di luce.
Oudtshoorn una piccola cittadina sulla Route 62, ĆØ situata nella regione del Klein Karoo, a 55 km dalla cittĆ costiera di George, inserita in un paesaggio caratterizzato da ampi spazi e fertili vallate racchiuse da due catene montuose: Swartberg a nord e Outeniqua a sud. La cittadina, fondata nel 1839 deve il suo nome al barone Pieter van Rheede van Oudtshoorn che era Governatore della Provincia del Capo nel 1772.
Oudtshoorn ĆØ famosa per il clima particolarmente favorevole, con estati calde e secche e inverni miti e soleggiati. Eā conosciuta anche come āCapitale Mondiale delle Piumeā, a causa dellāintensiva attivitĆ di allevamento degli struzzi.
GARDEN ROUTE
Strana strada, la Garden Route. Una striscia d’asfalto tortuosa che arranca per 400 chilometri da Mossel Bay fino a Port Elizabeth, tra spiagge battute dal vento, solitari passi montani, lagune e foreste intricate come una giungla primordiale. Una strada dove ogni bivio ĆØ una tentazione. PerchĆ© se dalla Garden Route ci si spinge verso l’interno, ci si accorge che in questa striscia di terra c’ĆØ tutto il Sudafrica. Quello delle immense spiagge candide e quello colorato di fiori dove le montagne sono lame scure che tagliano la terra in due: da un lato la foresta, dall’altro il deserto.
Ciò che la rende unica sono la varietĆ dei paesaggi, della fauna, della vegetazione e delle molteplici attivitĆ che si possono svolgere ovviamente allāaperto. Boschi, fiumi, lagune, scogliere a picco sul mare, spiagge bianche e deserti, tutto in 400 km di strada. Non ĆØ un caso che la Garden Route sia considerata unāesperienza imperdibile da chi visita il Sudafrica. La varietĆ dei paesaggi, della vegetazione e della fauna, la rendono una straordinaria sintesi dellāaccecante bellezza naturale del Paese. CosƬ come il susseguirsi dei centri abitati, tra eleganza coloniale, offerte turistiche di alto livello, e township ereditĆ dellāapartheid, raccontano lāenorme complessitĆ che caratterizza ancora la societĆ sudafricana.
TSITSIKAMMA NATIONAL PARK
Valli, spiagge, montagne… e ancora, centinaia di animali e attivitĆ all’aperto: questa ĆØ solo una parte di quello che vi aspetta in una delle riserve naturali più grandi di tutto il Capo Orientale. Il Parco nazionale Tsitsikamma incarna il lato più selvaggio e autentico della natura, ĆØ un vero e proprio paradiso terrestre, fatto di sconfinate valli, maestose montagne e spiagge da cartolina. Tra panorami mozzafiato, sport e attivitĆ all’aperto le alternative non mancano di certo! Garden of the Garden RouteĀ», questo ĆØ il motto dello Tsitsikamma National Park, che si si snoda lungo circa 80 km di costa rocciosa e comprende un braccio di mare antistante la costa, una delle più estese aree marine protette del mondo, la più antica del Sudafrica, penetrando nelle terre fino ai piedi dei monti Tsitsikamma. Tra mare e montagna, l’immensa foresta primaria ricca di alberi centenari e felci ĆØ attraversata dal profondo letto dei fiumi. I 42 km costieri dell’Otter Trail consentono agli escursionisti di ammirare la ricchezza faunistica e di scorgere una di quelle lontre marine che hanno dato il nome al sentiero. Il nome del parco significa “luogo con tanta acqua” in lingua khoisan; inclusa nel parco si trova, tra l’altro, la foce del fiume Storms. Il parco Ć un’importante meta turistica lungo la strada Garden Route; vi si possono avvistare balene, delfini, lontre, antilopi e numerosissime specie di uccelli. La vegetazione varia da foreste di sempreverdi a felci, gigli, orchidee e fynbos marini, compresa la protea. Nella foresta dello Tsitsikamma si trova l’imponente albero di Outeniqua Yellowwood, di 36 m di altezza.
GREATER ADDO ELEPHANT NATIONAL PARK
Il parco nazionale Addo Elephant, uno dei venti parchi nazionali del Sudafrica, e molto probabilmente l’unico parco al mondo a ospitare i cosiddetti Big 7 (“i grandi 7”): elefante, rinoceronte, leone, bufalo, leopardo, balena e squalo bianco. Il parco Addo Elephant propriamente detto copre una superficie complessiva di 1.480 km².
Recentemente, al parco sono state unite altre due riserve, il Woody Cape Nature Reserve (dalla foce del fiume Sundays fino ad Alexandria) e una riserva marina che include St. Croix Island e Bird Island e ospita, tra l’altro, la seconda più grande colonia di pinguini africani. L’insieme dell’Addo e di queste due riserve aggiuntive ha un’area di 3.600 km² e prende il nome di Greater Addo Elephant National Park. Prima dell’avvento dei coloni europei, gli elefanti erano diffusi in quasi tutta la parte meridionale del Sudafrica; furono gradualmente cacciati per far posto alle coltivazioni. All’inizio del XX secolo la caccia si intensificò e la strage di pachidermi finƬ per interessare l’allora nascente movimento della “protezione animali”. Nel 1931, quando fu istituito il Parco, si contavano appena 11 elefanti sopravvissuti; questi esemplari furono protetti all’interno del nucleo originale dell’Addo (che assomigliava più a uno zoo che a un parco naturale, poichĆ© era completamente recintato). Da questa zona iniziale, l’area del parco venne gradualmente estesa, a partire dall’inclusione dei monti Zuuberg.
Oggi il parco ospita oltre 420 elefanti, 450 bufali del Capo, una trentina di zebre, una quindicina di rinoceronti neri (di una sottospecie keniota, qui introdotti nei primi anni sessanta), centinaia di facoceri e una grande varietĆ di specie di antilopi, tra cui molti kudu e ghepardi. Recentemente sono stati introdotti nel parco leoni e iene maculate. Vi si trova anche una specie endemica di scarabeo stercorario incapace di volare, il Circellium bacchus. Gli elefanti femmina del parco Addo sono sprovvisti di zanne. Questa caratteristica ĆØ dovuta al ristretto bacino genetico da cui la popolazione degli elefanti dell’Addo discende (11 esemplari), e dal fatto che questa popolazione originaria era costituita dagli ultimi individui risparmiati dai cacciatori, proprio a causa delle dimensioni ridotte delle loro zanne.
PORT ELIZABETH
Tra le cittĆ portuali del Sud Africa più importanti, Port Elizabeth ĆØ una deliziosa cittĆ balneare che si affaccia sulla parte ovest dellāAlgoa Bay. La storia della cittĆ ha visto alternarsi diversi colonizzatori: prima i portoghesi che si appropriarono della baia di Algoa come stazione di rifornimento per le navi, poi arrivarono gli olandesi che finirono per controllare la fascia costiera meridionale del Sudafrica, rendendo Port Elizabeth il confine orientale della Colonia del Capo. Poi nel 1799 arrivarono gli inglesi che vi costruirono il fortino di Fort Frederick per difendere da un possibile arrivo dei francesi. Eā cosƬ che il luogo prese il nome di Port Elizabeth in onore della moglie della governatore inglese Sir Rufane Donkin. Al suo nome si ispira il nome della collina che ospita il centro storico, ricco di edifici dallo stile vittoriano, alternandosi ad edifici moderni e grandi parchi. Molto interessanti il Museo d’Arte Metropolitano Nelson Mandela e il Prince Alfred Memorial, entrambi nel parco di St George, il più antico parco di Port Elizabeth e il famoso faro che guidava una volta le navi a Algoa Bay, ora contrassegnato da una maestosa piramide.
Port Elizabeth, non ha solo splendide spiagge, interessanti musei e pluri-premiate destinazioni faunistiche, ma ĆØ anche chiamata la CittĆ dell’Amicizia per la gentilezza e affabilitĆ dei suoi abitanti. Polo industriale e culturale, ĆØ sede di diversi stabilimenti automobilisti e della prestigiosa universitĆ Nelson Mandela Metropolitan University, ma anche di tantissime attrazioni turistiche.
TWYFELFONTEIN
Twyfelfontein, autentico museo a cielo aperto, dichiarato monumento nazionale per la presenza di incisioni e pitture rupestri risalenti probabilmente a circa 6000 anni fa, ha la più grande concentrazione della Namibia di incisioni su roccia risalenti allāetĆ della pietra. Si ritiene che la maggior parte di queste incisioni, scolpite nella dura patina superficiale dellāarenaria, furono realizzate dai cacciatori San (boscimani). I San ed i Khoi-khoi, antichi abitanti di queste terre, raccontarono le loro avventure sulle pareti rocciose di questa terra ostile: vere e proprie gallerie a cielo aperto ci mostrano questi graffiti che ritraggono leoni, giraffe, elefanti, struzzi e rinoceronti con tutte le gamme del rosso, giallo, ruggine ed ocra. Nelle grotte del Brandberg sono state rinvenute 43.000 incisioni rupestri, le meglio conservate delle quali si trovano nella Tsisab Ravine: la più nota ĆØ la āDama Biancaā che si trova nella grotta di Maack e risale a 16.000 anni fa. La foresta pietrificata, situata circa 45 km a ovest di Khorixas, ĆØ il più grande accumulo di tronchi fossili dell’Africa meridionale. I tronchi sono in un ottimo stato di conservazione e sono stati dichiarati monumento nazionale. Lāampia pianura ĆØ cosparsa da tronchi pietrificati lunghi fino a 30 m con una circonferenza di 6 che risalgono a 260 milioni di anni fa. Privi di rami e di radici, si ritiene che siano stati trasportati da una gigantesca alluvione al termine dellāera glaciale. La maggior parte dei fossili, molti dei quali parzialmente sepolti nellāarenaria e altri pietrificati nella silice appartengono a sette differenti tipi di piante del tipo Dadoxylon arberi Seward, una conifera appartenente all’ordine Cordaitales, ora estinto, della classe delle Gymnospermae, a cui oggi vengono classificate le conifere, le cicadacee e le welwitschie, curiosa pianta rara, tipica del deserto del Namib.
KAOKOLAND
Il Kaokoland ĆØ una delle zone più incontaminate dell’Africa meridionale. Conta circa 16.000 abitanti (5.000 dei quali di etnia Himba) e ha una densitĆ di popolazione che ĆØ un quarto della media nazionale della Namibia, che ĆØ giĆ di suo tra le più basse al mondo. Meta di diversi itinerari turistici per osservare la fauna selvatica, il Kaokoland ĆØ visitato soprattutto per la popolazione di elefanti che si sono adattati a sopravvivere nel deserto comportandosi in modo particolarmente rispettoso dellāambiente.
Caratterizzati da zampe particolarmente grandi, gli elefanti con habitat nella steppa arida del Kaokoland hanno sviluppato lāestrema capacitĆ di resistere a periodi di siccitĆ trovando sostentamento tra le scarse risorse disponibili. Branchi di elefanti si aggirano ogni giorno per centinaia di chilometri alla ricerca di vegetali e di pozze dāacqua residua negli alvei asciutti dei fiumi che, nei periodi di siccitĆ , riescono a scavare nel sottosuolo. Altri animali selvatici liberi nella natura incontaminata sono i rinoceronti neri (reintrodotti dopo lāestinzione), giraffe, zebre di montagna, orici, kudu, springbok, struzzi.
WATERBERG PLATEAU
Conosciuto in lingua hereo come l’Oueverumue o “porta stretta”, Il Waterberg Plateau National Park ĆØ un parco nazionale della Namibia orientale, lāunico parco montano, e, pur non essendo molto grande, ĆØ davvero un ambiente incantevole.
Il parco ĆØ un’oasi di pareti rocciose caratterizzato da un colore rosso mattone, tipico della roccia arenaria, e da una grande varietĆ di flora e fauna, che offrono un incredibile spettacolo naturale Eā formato da unāaltopiano di arenaria che si erge 150 metri al di sopra della pianura. Lāacqua piovana viene assorbita dallāarenaria fino a scendere lungo le pareti verticali dellāaltopiano dove si creano delle oasi lussureggianti.
Eā uno dei siti geologici più interessanti della Namibia, dove specie minacciate dallāestinzione vengono protette e reinsediate; nel 1972 ĆØ stato dichiarato area protetta e tutelata per la riproduzione di specie a rischio di estinzione. La cima dellāaltopiano, che può essere visitato solo con guide e veicoli del parco nazionale, ĆØ lāhabitat di molte specie rare tra cui il rinoceronte nero o bianco, il leopardo, lāantilope nera o roana, il ghepardo, più di 200 specie di uccelli, tra cui lāunica colonia di avvoltoi del Capo della Namibia che vive sulle cime di Okarakuvisa, che dominano il plateau; nel parco sono registrate inoltre circa 500 specie diverse di piante.
MONTAGNE DEL CEDERBERG
Nelle montagne del Cederberg, si trova un lago artificiale molto suggestivo: il Clanwilliam Dam, circondato da grandi piantagioni di agrumi e percorso da una strada panoramica sterrata dalla quale si possono ammirare paesaggi mozzafiato. Tra la costa e le montagne si estende lo Swartland, una regione caratterizzata da colline coltivate a frumento e vigneti.
Lo Swartland (āterra neraā) prende il nome da un tipo di vegetazione autoctona a rischio di estinzione chiamata ārenosterveldā che, durante i mesi estivi, assume una colorazione grigio scura. Allāinizio della primavera (tra agosto e settembre) questa zona si accende di vivaci colori, con il veld che si ricopre di un tappeto di meravigliosi fiori selvatici.
Lāarea ĆØ stata dichiarata Wilderness Area nel 1973 e comprende circa 71.000 ettari di selvaggio territorio montagnoso, rinomato per il suo spettacolare paesaggio e le bizzarre formazioni rocciose. Le montagne più alte della catena si avvicinano ai 2000 metri, la cima dello Sneeukop, la vetta più alta, raggiunge i 2070 metri. Spesso durante lāinverno le cime più alte della catena sono innevate. Il Cederberg ĆØ il paradiso degli escursionisti, molti sono i sentieri di trekking da poter percorrere in questa zona selvaggia.
ORANGE RIVER
La sorgente dell’Orange si trova nelle montagne Drakensberg al confine fra il Sudafrica e Lesotho, a 193 km dall’Oceano Indiano e oltre 3000 m d’altitudine. Sono ignoti i nomi degli Europei i quali giunsero per primi alle sponde dell’Orange, nel suo tratto più vicino al mare. In seguito alle prime incursioni nel Piccolo Namaqualand (1685, 1704, 1705) e alla scoperta di giacimenti di rame, esploratori e cacciatori movendo all’intorno portarono notizia del grande fiume settentrionale. Soltanto nel 1761, a riconoscerlo, venne inviata dal governo olandese del Capo una spedizione comandata dal capitano E. Hop, che peraltro si limitò ad attraversare il fiume e a seguirlo per breve tratto. Esso era indicato dagli Ottentotti col nome di Garib (grande acqua), dagli Europei con quello corrispondente di Groote-Rivier (grande fiume).
Del corso medio-superiore ebbe prima notizia da indigeni il naturalista svedese Andrea Sparrman, durante la sua esplorazione degli Sneeuw Bergen (1776). Sulle sue indicazioni R. J. Gordon raggiungeva il “grande fiume” e gli dava l’odierno nome in onore del principe di Orange (1777). La foce fu esplorata nel 1779 dal Gordon stesso e da W. Paterson. Altre esplorazioni del basso corso furono fatte dal naturalista Fr. Le Vaillant (1781-1785).
Il maggiore corso d’acqua dell’Africa australe; si svolge con larghe divagazioni in direzione da E. a O. attraversando quasi tutta la fascia del continente compresa fra i paralleli 28° e 31° Sud. ll bacino ĆØ anche molto esteso, ma di difficile determinazione nei suoi limiti, poichĆ© vi si possono aggregare vaste superficie aride o semiaride, prive in realtĆ di scolo superficiale. Comunque, l’estensione media supera 1 milione di kmq. Il ramo sorgentizio principale, il Senku, ha origine a oltre 3000 m. s. m. nel fianco meridionale del Mont-aux-Sources. Corre quindi a sud-ovest, ricevendo da sinistra i primi affluenti dai M. dei Draghi e da destra quelli minori dei M. Maluti; poi volge a O. ed entra nella grande piattaforma, essendo sceso a 1600 m. s. m. in poco più di 300 km. di corso. Circa 70 km.
più a valle l’Orange ĆØ raggiunto dal primo dei grandi affluenti di destra, il Caledon, pur esso originato dal Mont-aux-Sources (ma sul versante occidentale) e ricco di acque perenni. Dopo altri 350 km. di corso, prima verso SO. poi con un brusco gomito a NO., l’Orange riceve l’altro ancor maggiore affluente, il Vaal, sceso dai M. dei Draghi settentrionali e lungo a sua volta circa 1200 km. Negli ultimi 800 km del suo corso riceve numerosi altri affluenti, (quasi tutti dalla scarsa portata e secchi nelle stagioni calde). Dopo la confluenza del Hartebeeste il paese intorno tende a rialzarsi e il fiume deve farsi strada con successivi gradini sul livello del mare, dando luogo anche alle “cento cascate” dell’Augrabies Falls National Park., con un dislivello di 120 m. in 25 km.
NAMIB NAUKLUFT NATIONAL PARK
Attraverso paesaggi che mutano continuamente in un territorio stupefacente e vario: spazi sconfinati e dune che entrano nel mare, paesaggi dolci e poi drammatici e aspri, savane e montagne, raggiungeremo lāaccampamento al limite con il deserto del Namib. Il Namib ĆØ uno dei più antichi deserti del mondo; conta la veneranda etĆ di 43 milioni di anni e il suo nome significa āil nullaā. Si estende per 1600 Km lungo la costa e per altri 500 Km verso lāinterno. In nessun altro luogo al mondo esistono paesaggi cosƬ desolati e al tempo stesso cosƬ affascinanti.
Le dune del deserto del Namib sono āscappateā in un momento di ira divina. CosƬ vuole la leggenda. In realtĆ questo ĆØ uno dei punti più suggestivi della Namibia. Se la rabbia di Dio ha un colore, allora non può essere che un arancione che a tratti sconfina nel rosso, a tratti sāaggrappa al giallo. Ć il colore delle dune del deserto del Namib. PerchĆ© ā almeno cosƬ dicono ā Dio creò la Namibia in un momento di rabbia. E pur con tutta lāira divina non si può certo dire che la Namibia e il deserto del Namib siano venuti male, e non cāĆØ dubbio che le dune del Namib siano tra gli spettacoli naturali più insoliti al mondo. Soprattutto quando sono seminascoste dalla nebbia. Strano o no, ma qui ā nel deserto del Namib ā può capitare di ānavigareā nella nebbia. Di strano ci sono anche gli animali ā elefanti, leoni, giraffe e rinoceronti, per esempio ā non propriamente tipici di un deserto.
Fra le specie vegetali più insolite si deve citare la Welwitschia mirabilis, dotata solo di due foglie, che possono arrivare a diversi metri di lunghezza, perchĆ© crescono durante tutta la vita della pianta, che in alcuni esemplari si ritiene possa superare i 2000 anni. A causa delle loro caratteristiche uniche, le Welwitschia furono citate da Charles Darwin come “l’ornitorinco del regno vegetale”. Una zona particolarmente ricca di esemplari di questa specie ĆØ la Moon Valley, un complesso di formazioni rocciose modellate dal corso del fiume Swakop
BRANDBERG
Il Massiccio Brandberg ĆØ il più alto rilievo della Namibia; il punto più alto si chiama Kƶnigstein (2573 m). Il nome Brandberg in Tedesco e Afrikaans significa “montagna di fuoco” e fu dato al massiccio a causa del brillante aspetto color ruggine che esso assume al tramonto del sole. I Damara lo chiamano Daures che significa “la montagna che brucia” mentre per gli Herero ĆØ Omukuruvaro, cioĆØ “la montagna degli dei”. Geologicamente il Brandberg ĆØ un’intrusione granitica che dĆ luogo ad un rilievo a forma di cupola. La regione del Damaraland ĆØ costellata di montagne erose, colline e alture costituite da rocce granitiche. Queste strutture granitiche erano antiche camere magmatiche formatesi milioni di anni fa quando l’attivitĆ vulcanica sotterranea era piuttosto comune nella parte più meridionale dell’Africa. Nel corso dei millenni i depositi magmatici si sono raffreddati e sono stati esposti dalle forze di erosione. Tuttavia il Brandberg non ĆØ di per sĆ© un vulcano, ma ĆØ piuttosto assimilabile ad un enorme monolite, in quanto si tratta di un unico blocco di granito spinto verso la superficie dalla pressione del sottostante vulcano in un’era databile a circa 120 milioni di anni fa.
Il Brandberg ĆØ sempre stato un centro di grande importanza spirituale per i Boscimani che tra le sue pareti rocciose e nelle grotte o ripari naturali hanno realizzato migliaia graffiti e pitture rupestri. Soggetto delle rappresentazioni sono in genere le scene di caccia, con gli animali presenti nella regione e i guerrieri con archi e frecce. I San ed i Khoi-khoi, antichi abitanti di queste terre, raccontarono le loro avventure sulle pareti rocciose di questa terra ostile: vere e proprie gallerie a cielo aperto ci mostrano questi graffiti che ritraggono leoni, giraffe, elefanti, struzzi e rinoceronti con tutte le gamme del rosso, giallo, ruggine ed ocra. Nelle grotte del Brandberg sono state rinvenute 43.000 incisioni rupestri, le meglio conservate delle quali si trovano nella Tsisab Ravine: la più nota ĆØ la āDama Biancaā che si trova nella grotta di Maack e risale a 16.000 anni fa.
LIVINGSTONE
Livingstone ĆØ una storica cittĆ coloniale conosciuta sopratutto per la sua vicinanza alle Cascate Vittoria. La cittĆ porta il nome dell’esploratore scozzese David Livingstone, il primo europeo ad esplorare la zona. Nel 1911 Livingstone divenne la capitale della colonia inglese della Rhodesia Settentrionale, fino a quando la sede del governo si spostò a Lusaka, nel 1935. La cittĆ ha vissuto una rinascita negli ultimi dieci anni, sono stati ristrutturati ci vecchi edifici coloniali in stile che costeggiano il viale principale ombreggiato, che ospitano ora negozi, abitazioni, caffĆØ e una varietĆ di imprese locali. Livingstone offre una vasta gamma di attivitĆ , dalla sfida di rafting e bungee jumping, ai safari a dorso di elefante e crociere al tramonto.
La cittĆ ha un piccolo museo dell’era coloniale che contiene una straordinaria collezione di oggetti legati a David Livingstone.
Le Cascate Vittoria, āun luogo creato per gli angeliā come sono state definite dal missionario esploratore inglese David Livingstone la prima volta che le vide, sono una delle sette meraviglie naturali del mondo ed hanno il primato di essere la più vasta massa d’acqua che precipita in cascata – uno spettacolo affascinante e ipnotico. Lāenorme massa di acqua che fa un salto di ben 100 metri, mostrando tutta lāimponenza della sua energia, in circa 2 km dĆ luogo ad un rombo fragoroso e crea un magnifico arco dāacqua che può essere visto per miglia Si trovano lungo il corso del fiume Zambesi, che in questo punto demarca il confine geografico e politico tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Partendo da CittĆ del Capo, lāesploratore inglese David Livingstone scoprƬ molte terre nuove, discese in piroga il fiume Zambesi e il 16 novembre 1855 giunse alle cascate. Sembra che, a uso e consumo dei biografi, il celebre esploratore abbia esclamato: āSolo gli angeli, nei loro volti celesti, possono ammirare cose egualmente stupendeā. Poi chiese agli indigeni Ba-Toka, che popolavano la zona, come essi chiamassero la cascata: gli risposero che il nome era Mo-ku-sa Tunya, che vuol dire pressappoco āfumo che saleā. Livingstone, traducendo la parola tunya in base al suono, che ĆØ un poā simile a quello di thunder (tuono in inglese), le chiamò āacque dal fumo che tuonaā. Ma nellāimposizione del nome ufficiale, che ĆØ un diritto dello scopritore di terre ignote, volle rendere omaggio alla sua patria e le dedicò alla grande regina: da quel giorno, dunque, il precipizio in cui si getta lo Zambesi si chiamò āCascate Vittoriaā.
L’accesso alle Cascate Victoria ĆØ a pochi passi dal centro del paese. Il flusso dell’acqua sulle cascate varia nel corso dell’anno. La stagione della piena annuale del fiume ĆØ da febbraio a maggio, quando il getto può raggiungere un’altezza di oltre 400 metri, ĆØ una visione spettacolare dall’alto, ma rende molto difficile vedere le cascate a livello del suolo dato lāenorme acquazzone e nebbia che si formano. A questi insoliti acquazzoni, che invece di provenire dal cielo, nascono dalla terra, si deve il carattere lussureggiante della vegetazione limitrofa, una vera e propria foresta pluviale in miniatura, ricca di felci, palme e ficus dai tronchi contorti, perennemente irrorata. Il livello dell’acqua inizia a scemare nel mese di agosto fino a raggiungere il livello più basso nei mesi di ottobre-dicembre, quando gran parte della parete rocciosa diventa secca. Ma anche durante la stagione secca, lo spettacolo delle cascate non ha eguali. Paradossalmente, nonostante la massa dāacqua sia meno impressionante, lo spettacolo della gola risulta ugualmente ricco di fascino, e mostra scorci altrimenti nascosti dalla nube dāacqua, onnipresente durante la piena del fiume. Queste alcune delle attivitĆ che potete prenotare in anticipo od organizzare localmente durante i periodi liberi a Victoria Falls, a pagamento: * Tour of the Falls * Boma Dinner * Sunset Cruise * Full Day Canoe * Half Day Canoe * 12/13 Minute Helicopter Flight * 15 Minute Microlight Flight (Zambia) * 30 Minute Microlight Flight (Zambia) * Elephant Back Safari Half Day * Half Day Lion Walk * Horse Back Safari – Per maggiori info: Victoria Falls Info
CENTRAL KALAHARI GAME RESERVE
Quella del deserto del Kalahari ĆØ una regione magica, destinata agli amanti della quiete, della solitudine e del silenzio dei grandi spazi. CāĆØ chi sostiene che sia sbagliato parlare di ādesertoā quando si tratta del Kalahari perchĆ© si tratta di un luogo magico in cui impera unāatmosfera unica e avvolgente. Ricco di fascino inconsueto e conturbante, pervaso da una sensazione di paciosa solitudine, il Deserto del Kalahari presenta colori e luci uniche al mondo, dove crescono alberi e dove corsi dāacqua appaiono e scompaiono come nei più riusciti giochi di prestigio.
Il Kalahari ĆØ un immenso e suggestivo deposito di sabbia, il più grande ed esteso luogo di sabbia scevro di interruzioni, la cui origine ĆØ antichissima, e risale a circa 100 milioni di anni fa, quando in seguito alla rottura del Gonswana, il supercontinente primordiale, il frammento che sarebbe divenuto lāAfrica iniziò un lento sollevamento. Questo fenomeno generò tre immense depressioni circondate dalle terre sollevate: quella del Chad, nel nord del continente; quella del Congo, nellāAfrica centrale; e quella del Kalahari nellāAfrica australe. Con il trascorrere dei millenni, questo territorio subƬ varie modificazioni, ma restò sempre e comunque un grande bacino naturale.
La parte più aspra e selvaggia del Kalahari è senza dubbio la parte centrale, occupata oggi dalla Central Kalahari Game Reserve.
Qui la sabbia profonda rende difficile lāaccesso e lāassenza di corsi dāacqua non favorisce certo la vita. Eppure il deserto pullula di fauna adattatasi alle severe condizioni imposte dallāambiente; perfino lāuomo si ĆØ adattato a vivere in un luogo tanto inospitale. In particolare, le comunitĆ autoctone dei boscimani san, spinti sempre più allāinterno del deserto dalle invasioni nguni, costituiscono un mirabile esempio di adattamento. Presenti nellāarea da più di 30.000 anni, essi hanno sviluppato uno stile di vita basato sulla caccia e sulla raccolta di tuberi, radici e bacche, unico nel suo genere. Nonostante lāariditĆ del clima e lāasprezza del territorio, le antilopi sono numerose, e tra tutte spicca per notorietĆ il grande orice /Oryx gazella), mitica e ambita preda dei cacciatori boscimani. Questa relativa abbondanza di erbivori consente la sopravvivenza di predatori quali il ghepardo e il leone e, nelle zone più periferiche del Kalahari anche del leopardo e della iena.
Ma con lāarrivo delle piogge, tutto cambia. Il deserto rinasce improvvisamente, trasformandosi da desolata distesa semiarida in un giardino fiorito con distese erbose verde brillante, che si popolano di migliaia e migliaia di springbok e orici. Leoni, iene, ghepardi e leopardi divengono cosƬ numerosi che se ne perde il conto. Splendidi fiori sbocciano in ogni angolo, come se il Kalahari avesse dimenticato di essere un deserto. Gli arbusti di Sesamo selvatico (Sesamothamnus lugardii) aprono i loro grandi fiori a campana, mentre lāArbusto trombettiere (Catophractes alexandri) alterna il bianco dei suoi fiori con il giallo delle infiorescenze di Righozum occidentale (Rhigozum bbrevispinosum). Le False Acacie ad ombrello (Acacia luederitzii) e le Acacie bere (Acacia mellifera) rinverdiscono le chiome e il deserto, per alcuni mesi allāanno, rinnega la propria fama di terra arida e inospitale.
SPITZKOPPE
Spitzkoppe (che in afrikaans significa “cappello a punta”), chiamato anche āil Cervino della Namibiaā, ĆØ un imponente blocco di granito di origine vulcanica situato nel cuore di un deserto con grandi massicci dalle forme geologiche incredibili e dai colori rossastri. Spitzkoppe ĆØ uno dei luoghi naturali più accattivanti della Namibia, ĆØ infatti una formazione montuosa davvero molto particolare: la sua altezza ĆØ notevole, pari a ben 1.784 metri, ma ĆØ soprattutto la sua morfologia a renderla accattivante.
Nel cuore del Namib, uno dei più aridi deserti del pianeta, svetta lāinconfondibile silhouette di questa montagna irreale e maestosa. Le sue tre cime granitiche sāinnalzano sulla piana circostante. La roccia, completamente spoglia di vegetazione, ha più di 700 milioni di anni; la vetta più alta tocca i 1784 m s.l.m., e si staglia quasi a picco per 1728 m dall’altopiano circostante: un’isola di granito che brilla di un bagliore rosa. Il poeta Gordon Howard ha cosƬ cercato di evocare la magia dello Spitzkoppe. āGrandiosi monoliti intonano la solenne sinfonia dei tempi; unāaltalena di giorni e notti scheggia la pelle di granito di pendio in pendioā.
WINDHOEK
La cittĆ di Windhoek ĆØ tradizionalmente conosciuta con due nomi: Ai-Gams per i Nama (il nome fa riferimento alle sorgenti calde che un tempo facevano parte della cittĆ ) e Otjomuise (che significa “posto del vapore”) per gli Herero. I primi insediamenti a Windhoek si devono all’acqua delle sue sorgenti calde. A metĆ dell’800 il Capitano Jan Jonker Afrikaner si insediò vicino a una delle principali sorgenti calde. Windhoek, cittĆ dai molti volti ĆØ pulsante di vita, opportunitĆ e promesse di avventure, una cittĆ multiculturale, caratterizzata dalla tranquilla coesistenza e ampio spazio vitale per la sua gente. Il fascino della cittĆ di Windhoek sta nel suo armonioso mix di culture africane ed europee e la cordialitĆ della sua gente. La cittĆ ĆØ una bomboniera che racchiude strutture color pastello di delicata bellezza, in stile coloniale circondate da giardini e lussureggianti parchi. Molti interessanti edifici e monumenti sono stati conservati quale testimonianza della storia. Alcuni sono rappresentativi del periodo coloniale, mentre altri testimoniano la conquistata indipendenza della Namibia.
L’edificio più caratteristico e storico di Windhoek ĆØ la chiesa luterana Christuskirche. Progettata da Gottlieb Redecker all’inizio del XX secolo, questa chiesa presenta una inedita ibridazione fra il neogotico e l’art nouveau. I muri sono stati realizzati con una qualitĆ di pietra saponaria tipica della zona. L’altare ĆØ decorato con una Resurrezione di Lazzaro copia di un celebre lavoro di Rubens. Alte Feste, il più antico edificio sopravvissuto di Windhoek, risale al 1890-92, e in origine serviva come sede della Schutztruppe; oggi ospita la sezione storica del Museo Nazionale della Namibia, che contiene cimeli e le foto del periodo coloniale e manufatti indigeni
TULI
Tuli ĆØ una zona di straordinaria bellezza naturale con rocce maestose, strana vegetazione, una ricca fauna selvatica, una profusione di uccelli e un ricco patrimonio archeologico.
I siti archeologici forniscono una prospettiva storica importante di questa regione. I luoghi di ritrovamento, risalenti allāetĆ del ferro, testimoniano che le tribù degli Zhizo, di Leopard Kopje e Mapungubwe, che in questa zona si dedicavano allāagricoltura e allāallevamento del bestiame, possedevano unāabilitĆ rimarchevole nei campi della ceramica, dei lavori minerari e della tecnica di fusione del ferro.
La parte più interessante ĆØ quella nord-orientale, che include la Mashatu Game Reserve, Tuli Nature Reserve e altre riserve minori. La vegetazione ĆØ costituita prevalentemente da mopane e dai bellissimi ānyala treesā, detti anche alberi di Mashatu, ma non mancano baobab e acacie. Abbondante la fauna, che annovera elefanti, leopardi, leoni, iene, gnu, zebre, giraffe, licaoni, eland, waterbuck, kudu, impala, caracal, aardwolf e ghepardi. Notevole anche l’avifauna, soprattutto nei mesi estivi.
Lāarea di Tuli ĆØ ricca di beni archeologici e nei numerosi siti archeologici sono state scoperti alcune pitture San, risalenti all’etĆ della pietra. I San antichi abitanti di queste terre, raccontarono le loro avventure sulle pareti rocciose di questa terra ostile: vere e proprie gallerie a cielo aperto ci mostrano questi graffiti che ritraggono leoni, giraffe, elefanti, struzzi e rinoceronti con tutte le gamme del rosso, giallo, ruggine ed ocra.
KHAMA RHINO SANCTUARY
Il Khama Rhino Sanctuary (che porta il nome del primo Presidente del Botswana, Sir. Seretse Khama) ĆØ una piccola riserva di circa 4.000 ettari, gestita dalla popolazione locale come cooperativa, i cui amministratori sono eletti tra i cittadini di Serowe, Paje e Mabeleapodi. Si estende su un terreno prevalentemente composto da fine sabbia del Kalahari, sul quale crescono una boscaglia bassa e ampie distese erbose, ambiente ideale per il vero principe di questo luogo: il rinoceronte bianco.
Il progetto della riserva per rinoceronti di Khama nasce nel 1989, a Serowe, con lāidea di restituire unāantica area di caccia al suo originario splendore. Lāarea adiacente a Serve Pan venne scelta per la realizzazione del progetto innanzitutto per lāeccellente habitat che lāarea costituiva per il rinoceronte bianco e per molti altri erbivori e poi per la vicinanza dellāarea alla base militare di Paje, che poteva fornire un servizio di antibracconaggio 24 ore su 24. CosƬ 4 anni più tardi, nel 1993, i 4300 ettari attorno a Serve Pan vennero assegnati al Khama Rhino Sanctuary. Nonostante (come preannuncia il nome) il rinoceronte sia il protagonista indiscusso di questa felice impresa, nel Khama Rhino Sanctuary, si possono facilmente incontrare numerose altre specie di erbivori quali zebre, giraffe, gnu, eland, springbok, kudu, impala, orici e molte altre specie di antilopi. Ma non mancano piccoli e medi predatori, quali il gatto selvatico africano, il leopardo, il caracal, la genetta, la iena bruna, lo sciacallo dalla gualdrappa e lāotocione. Infine oltre agli struzzi, ĆØ possibile osservare almeno altre 230 specie di uccelli.
FISH RIVER CANYON
Il Fish River Canyon ĆØ una delle più grandi meraviglie naturali dell’Africa. La formazione del canyon viene fatta risalire a circa 500 milioni di anni fa, epoca in cui questa parte dāAfrica era soggetta a piogge molto abbondanti; lāerosione provocata dal fiume unita ai movimenti tettonici della crosta terrestre che causarono lo sprofondamento della valle in cui scorreva il Fish River hanno provocato la formazione di questo magnifico canyon che, con la sua profonditĆ di circa 550 metri, la larghezza massima di 27km e la lunghezza di 161 km ĆØ per dimensioni il secondo della Terra dopo il Grand Canyon statunitense. Proprio come il suo fratello maggiore, il Fish River Canyon ĆØ insieme un museo archeologico all’aperto e uno straordinario terreno di avventura. Per quanto isolato e selvaggio, il canyon percorso dal Fish River ĆØ stato conosciuto dall’uomo fin da tempi molto lontani. Secondo i San, uno dei primitivi popoli del deserto, il canyon fu creato dal serpente Koutelga Kooru, che si ritirò qui in una profonda tana per sfuggire ai cacciatori che lo inseguivano.
Il momento migliore per visitare il canyon ĆØ lāalba per godere il magico ed indimenticabile spettacolo di colori ed ombre di cui si ammanta il canyon. Il più forte motivo di interesse del sentiero sono le forme bizzarre delle rocce e la straordinaria imponenza delle muraglie che chiudono i fianchi del canyon, nelle quali si alternano arenaria, calcare, scisti e granito; inconsueta ed emozionante ĆØ anche la vicinanza del fiume, il più lungo della Namibia e uno dei pochissimi in grado di ospitare pesci. Ricchissima la fauna della zona: zebra di montagna, numerosi babbuini ed in casi eccezionali si lascia avvistare anche il signore della savana, il leopardo. Facili da osservare dal fondo del canyon sono gli avvoltoi e le aquile.. Numerosi anche i rettili tra i quali i temibili cobra: il Cobra del Capo e il Cobra nero spruzzatore. Interessante anche la flora con esemplari della velenosissima Euphorbia e parecchie varietĆ di Aloe una delle quali ĆØ Albero nazionale: l’Aloe dichotoma, detta kokerboom (“albero faretra”) perchĆ© i San svuotano i rami della pianta per farne contenitori per le loro frecce.
Savuti – Chobe National Park
Storicamente il canale di Savuti ĆØ stato un enigma che scorreva in modo irregolare, ma attualmente l’area ĆØ in una fase di transizione, all’inizio di quello che sembra essere un altro ‘ciclo bagnato’. Il canale ha iniziato a scorrere di nuovo nel 2009, per la prima volta dopo quasi 30 anni, dato che l’ultimo periodo in cui lāacqua scorreva regolarmente risale al 1950-1981.
Affascinante e interessante il lago Makgadikgadi, un grande lago preistorico, prosciugatosi in seguito a movimenti tettonici. Oggi ad alimentare, quello che ĆØ ormai solo uno stagno rimane solo il canale di Savuti, il cui flusso d’acqua durante l’anno ĆØ fortemente irregolare. A differenza della stragrande maggioranza del paese, Savuti non ĆØ un paesaggio totalmente piatto: grandi affioramenti di roccia vulcanica raggiungono fuori dalle sabbie del Kalahari che sovrastano l’infinita savana. Queste colline forniscono un habitat per una vasta gamma di piccoli animali selvatici, uccelli e piante. La cresta di sabbia, Goha Hills, ei tronchi degli alberi morti per cause alluvionali che si trovano sul Savuti Marsh e che rappresentano una caratteristica saliente di questo luogo, offrono alcune spettacolari opportunitĆ fotografiche. Il Savuti Marsh ĆØ stato il palcoscenico per molti dei più drammatici documentari della fauna selvatica in Africa. Nella regione si trovano ampie zone di savana e di prateria, con abbondanza di fauna (facoceri, cudù, impala, zebre, gnu, elefanti, leoni, iene, ghepardi e cosƬ via).
Il Chobe National Park, con i suoi diversi e suggestivi paesaggi, ĆØ una straordinaria zona faunistica a causa della sorgente d’acqua permanente del fiume Chobe. Inoltre la sua vicinanza a Kasane e alle vicine cittĆ di Victoria Falls e Livingstone ha stimolato la costruzione di grandi alberghi e lodge nella zona più remota del delta dell’Okavango, agevolando il turismo Pochi altri luoghi al mondo possono competere con questo parco per varietĆ e abbondanza della fauna, che include i grandi predatori e la più alta concentrazione di elefanti in Africa (se ne contano 120.000 esemplari). La crociera lungo le rive del fiume Chobe ĆØ una tra le esperienze più entusiasmanti e coinvolgenti che si possono fare in Botswana. Grazie alla costante presenza di acqua, le rive di questo grande fiume sono frequentate da numerosi animali che si possono ammirare con facilitĆ a bordo di piccole imbarcazioni che solcano le scure acque di questo fiume. Merita una visita il Parco del Chobe anche solo per i suoi tramonti spettacolari. Si informa che le attivitĆ sono limitate all’interno del parco nazionale, in conformitĆ con le norme e regolamenti governativi: non ĆØ permesso guidare fuoristrada, nĆ© passeggiate o guide dopo il tramonto.
PARCO TRANSFRONTALIERO DI KGALAGADI
Il Kgalagadi ĆØ una terra selvaggia caratterizzata da condizioni climatiche estreme e da frequenti periodi di siccitĆ , le cui sabbie rosse e bianche in perenne movimento sono interrotte solo da arbusti spinosi e da letti di fiumi asciutti. Tuttavia, nonostante l’ariditĆ e la desolazione del paesaggio, questo territorio brulica di vita ed ĆØ uno dei migliori posti del mondo in cui avvistare i grandi felini, in particolare i ghepardi. Dai leoni dalla criniera nera ai branchi di ululanti iene maculate, il parco ospita infatti circa 1775 predatori, tra cui si contano circa 200 ghepardi, 450 leoni e 150 leopardi. Se a tutto ciò si aggiunge lo spettacolo degli immensi tramonti infuocati e dei vellutati cieli notturni trapuntati da milioni di stelle, vi sembrerĆ di essere entrati in un libro di fiabe.
Il Parco Kgalagadi, che si estende su una superficie di circa 3,6 milioni di ettari, ĆØ nato nel 2000 dall’unione del Gemsbok National Park (Botswana), parco nazionale che era stato istituito nel 1931, con il vicino Kalahari Gemsbok National Park (Sudafrica); il parco costituisce ufficialmente il primo parco transfrontaliero dell’Africa. Priva di recinzioni o di barriere, la riserva permette la migrazione indisturbata delle antilopi, costrette nei periodi di siccitĆ a coprire enormi distanze per trovare acqua e cibo. Eā una delle poche aree di conservazione naturalistica di tale grandezza (3,6 milioni di ettari) rimasta al mondo, il Parco Transfrontaliero di Kgalagadi trasporta nel mondo reale le pagine dei libri di riferimento sulla fauna selvatica. Springbok al galoppo e subdoli predatori in attesa della loro preda sono riuniti in unāoasi di bellezza selvaggia.
Tutto l’ambiente circostante ĆØ un habitat adatto per i grossi predatori. Regno dell’orice (da cui deriva il nome di Gemsbok National Park), il Kgalagadi Transfrontier Park offre la dimora a specie uniche ed endemiche, che difficilmente possono essere avvistate altrove. Ne sono un esempio i suricati, curiosi mammiferi della stessa famiglia delle manguste, le otarde di Kori, gli uccelli volatori più grandi dell’Africa meridionale e i serpentari o uccelli segretari, cosƬ denominati a causa della testa che ricorda i vecchi scrivani con la penna dietro l’orecchio. Ad esclusione di alcuni erbivori (elefanti, rinoceronti e zebre), tutti gli altri animali africani sono presenti. Le antilopi più comuni sono gli springbok Dune, deserto del Kalahari, e tra i grossi predatori sono facilmente avvistabili i leoni del Kalahari nell’area di Nossob, facilmente riconoscibili grazie alla loro criniera nera, e i ghepardi che al tramonto attraversano la strada in gruppi di cinque alla volta! E gli avvistamenti non finiscono qui: aquile di Bateleur sempre in coppia, aquile pescatrici dal collo bianco e gufi giganti appollaiati tra i rami degli alberi sono i rapaci più numerosi; gli sciacalli sono onnipresenti e durante i fotosafari al tramonto, ci s’imbatte in istrici, spring hare, lepri che saltano come canguri e gatti selvaticiLāimportanza di questo parco travalica la sua ricchezza naturale. Fa parte infatti di unāiniziativa fortemente voluta da Nelson Mandela detta dei āparchi della paceā, aree protette che travalicano i confini degli stati sia per istituire corridoi naturali fondamentali per il libero movimento delle specie animali, sia per inviare un forte messaggio di tolleranza e amicizia tra i vari popoli dellāafrica arcobaleno.
PARCO NAZIONALE DELLE CASCATE DI AUGRABIES
Incastonato in un meraviglioso paesaggio naturalistico ricco di flora e fauna, con il possente boato delle maestose cascate come sfondo, il Parco Nazionale delle Cascate di Augrabies, rifugio del raro rinoceronte nero, fa trattenere il respiro dalla meraviglia.
Ć stato costituito nel 1966 e si estende su un’area di 820 km² costeggiando il fiume Orange. L’area ĆØ molto arida. Qui il fiume Orange scava una gola profonda nella roccia e con un salto di ben 56 metri crea queste bellissime cascate, facilmente accessibili da camminamenti attrezzati da cui si godono delle viste mozzafiato. Le Cascate sono illuminate di notte e sono piuttosto spettacolari, alte circa 60 metri e mozzafiato quando il fiume ĆØ in piena. Sono visitabili tramite un vero e proprio cammino guidato che si effettua su una vasta serie di passerelle e terrazze in legno che permettono di godere lo spettacolo da punti dāosservazione emozionanti e da posizioni anche piuttosto ardite.La gola in fondo alla cascata ĆØ profonda in media 240 metri e si estende per 18 chilometri. La gola costituisce un impressionante esempio di erosione di basamento granitico. Lungo il fiume Orange esistono molti depositi di diamanti alluvionali e la leggenda vuole che il deposito più ricco si trovi proprio all’interno della cavitĆ scavata nel granito alla base della cascata dalle acque tumultuose.
Gli originali popoli Ottentotti chiamavano le cascate Ankoerebis, che significa “luogo molto rumoroso”. I Trekboers che successivamente si stabilirono in questo luogo storpiarono il nome in Augrabies. Il nome ĆØ talvolta sillabato Aughrabies. Ma l’autentica pronuncia ĆØ impossibile per la maggior parte dei non madrelingua.
Il Parco Nazionale Augrabies ha inizio in prossimitĆ delle cascate ma sarebbe limitativo dire che queste ultime sono la sua unica attrattiva: esso riserva dei panorami straordinari e fauna e flora interessanti. La flora ĆØ molto particolare e concorre a generare un paesaggio lunare, ove le caratteristiche semidertiche del sito sono puntellate di cespugli e delle immense e stranissime aloe giganti, piante dalla forma incredibile; la fauna ĆØ ricchissima ed inoltrandosi nel parco si possono incontrare molte specie di rettili, mammiferi, piccole volpi, antilopi, giraffe, oltre al leopardo, al caracal ed il curioso irace delle rocce. La pianta più caratteristica del parco ĆØ l’aloe gigante (Aloe dichotoma) localmente nota come albero della faretra o kokerboom. Questa pianta si ĆØ perfettamente adattata alle aree semi-desertiche aride e rocciose del Nama-Karoo, capaci di sopportare le temperature estreme e il suolo sterile. Quest’albero, che può raggiungere anche i cinque metri di altezza, deve il proprio nome al fatto che gli indigeni (San) sfruttavano i rami più teneri per farne faretre per le proprie frecce. Il vistoso profilo dell’albero della faretra ĆØ tipico di questa parte del paesaggio della Provincia del Capo. Quando l’albero fiorisce in inverno, stormi di uccelli sono attratti dal suo copioso nettare, ed ĆØ possibile osservare i babbuini strappare i fiori per suggerne il liquido zuccherino. Il Parco ospita anche 50 specie di rettili, tra i quali la famosa lucertola di Broadley, conosciuta come la lucertola di Augrabies. Questa specie di lucertola si trova solo in quesāarea ed ĆØ facilmente avvistabile dai punti di osservazione sulle cascate e sulla gola del fiume Orange.
Namaqualand
Il Namaqualand ĆØ arido e secco per la maggior parte dell’anno, ma durante la breve primavera, tra agosto e settembre, qualche goccia di pioggia incredibilmente trasforma il paesaggio arido, con vaste distese di fiori selvatici di ogni colore …. senza dubbio uno dei più imponenti e suggestivi spettacoli naturali del mondo.
Il tratto inferiore del fiume Orange divide la regione in due parti – Little Namaqualand a sud e Great Namaqualand a nord. La Great Namaqualand ĆØ abitata all’etnia Namaqua, un popolo Khoikhoi. Nel Little Namaqualand il “Paesaggio culturale e botanico di Richtersveld” subito a sud del parco nazionale, venne dichiarato patrimonio dell’umanitĆ dell’UNESCO. La parte settentrionale dell’area venne proclamata āParco nazionale Richtersveldā nel 1991, dopo 18 anni di negoziazione con la locale popolazione Nama che continua a vivere all’interno del parco. Il parco ospita 650 specie vegetali, ed ha la più ricca collezione mondiale di piante succulente che formano un ecosistema unico come quello di Karoo
Il parco ospita numerose piante alquanto strane, molte delle quali non si trovano in nessun’altra zona del mondo. Prima fra tutte la “Halfmensboom” (Pachypodium namaquanum). Tradotto letteralmente significa “pianta mezzo-uomo” e prende questo nome a causa della forma antropomorfa. La parte superiore ĆØ composta da un gruppo di foglie spesse ed arricciate, che possono far pensare ad una testa umana. Queste piante sono adorate dagli indigeni Nama che le ritengono personificazioni degli antenati, mezzi uomini e mezze piante
CittĆ del Capo
CittĆ del Capo ĆØ situata in un luogo spettacolare: incastonata tra Table Mountain, (recentemente selezionato come una delle nuove 7 meraviglie naturali del mondo) e Table Bay, CittĆ del Capo offre panorami indimenticabili e affascinanti attrazioni storiche e culturali.
Ha fama di essere la città più aperta e rilassata del Sudafrica, dalla doppia personalità : europea, per le sue origini culturali, ma al tempo stesso profondamente africana. La si potrebbe definire un ibrido fra il mondo occidentale e il Terzo mondo. Forse proprio questo mix di elementi contrastanti rendono Città del Capo una delle città più belle e particolari del mondo e anche il viaggiatore più distratto non potrà che conservare nella memoria la fotografia di questa straordinaria città .
A pochi chilometri dal centro si trova il Capo di Buona Speranza e la colonia di Pinguini di Boulders, la Chapman’s Peak Drive attraversa paesaggi incantevoli con spiagge da sogno come quella di Camps Bay. Il centro si sviluppa attorno al moderno Waterfront e la storica Greenmarket Square, circondata da quartieri tipici. Clima delizioso, posizione incantevole, attrazioni naturali indimenticabili, storia ricca di fascino: questo ĆØ il biglietto da visita che CittĆ del Capo consegna ai visitatori, che resteranno incantati dalla bellezza di questa cittĆ che può tranquillamente rientrare nella classifica delle più belle ed affascinanti del mondo Il centro racchiude i monumenti e le attrattive principali della cittĆ , dal castello di Buona Speranza, la struttura più antica del Sudafrica, eretto a difesa della cittĆ nel XVI secolo e mai attaccato, si passa alla Greenmarket Square, la centralissima piazza circondata da palazzi storici, che ospita un caratteristico mercato di artigianato e numerosi fiorai.
Tra gli edifici più importanti, si distinguono lāOld Town House, il vecchio municipio, St. Georgeās Mall, la più affascinante strada pedonale, con negozi e artisti di strada e la St Georgeās Cathedral, la Cattedrale Anglicana della cittĆ . La Groote Kerk ĆØ la chiesa più antica del Sudafrica e la Grand Parade ĆØ la piazza più grande della cittĆ , dominata dalla City Hall, il grande Municipio, e dove ogni mercoledƬ e sabato si svolge un animato mercato.
La Penisola del Capo ĆØ una riserva protetta a circa 60 km dal centro. Una funicolare permette di raggiungere la cima di Cape Point e ammirare un inquietante paesaggio, con il rabbioso oceano che si infrange sulle scogliere, spiagge deserte e belle passeggiate. Uno stretto sentiero scende al vecchio faro, e sembra di essere sospesi nel vuoto. Una strada secondaria, nelle vicinanze, conduce al Capo di Buona Speranza, che viene erroneamente indicato come il punto più a sud dellāintero continente ed immaginario punto dāincontro tra le calde acque dellāOceano Indiano, con quelle gelide dellāAtlantico. Lungo la penisola, ĆØ impossibile non imbattersi in zebre di montagna, antilopi, babbuini, struzzi. Nella giusta stagione poi, da giugno a novembre, scrutando il mare, si possono scorgere ed ammirare le acrobazie delle balene e dei delfini
Il tour della penisola continuerĆ lungo la costa atlantica, passando Hout Bay e Peak del Chapman al Parco Nazionale di Table Mountain. Qui avrete la possibilitĆ di esplorare Cape Point – punta sud-occidentale dell’Africa, nonchĆ© il Capo di Buona Speranza – doppiato per la prima volta nel 1488 dai portoghesi nel loro tentativo di stabilire rotte commerciali con l’Oriente. Sulla via del ritorno si passa attraverso Simon Town, un caratteristico e storico villaggio navale originariamente chiamato Simon Vlek in onore di Simon van der Stel, il governatore olandese della Colonia del Capo. Tempo permettendo, si visiterĆ la spiaggia di Boulders per vedere la colonia di pinguini africani (escursione opzionale a pagamento), prima di tornare lungo la costa dell’Oceano Indiano via Fish Hoek, Kalk Bay e Muizenberg.
Pinguini in Africa, possibile? Certo, basta allontanarsi di poco dal centro di Cape Town, seguire la strada che porta verso la riserva naturale del Capo fino a Simon’s Town. Qui, su una spiaggia bianchissima, bagnata dal più azzurro dei mari, si trova una colonia di buffissimi pinguini che resistono a temperature piuttosto calde. A Boulders si trovano ben 3000 esemplari, discendenti dalla prima coppia che si ĆØ stabilita qui nel 1982. dopo di che si può tranquillamente esplorare la zona grazie a passerelle che lambiscono la spiaggia. Pinguini che covano, che prendono il sole, che fanno il bagno…un vero spasso
PARCO NAZIONALE DI HWANGE
Il Parco nazionale Hwange ĆØ una riserva dello Zimbabwe istituito nel 1949, situata al confine con il Botswana, nella sezione centro-occidentale del paese, adiacente al deserto del Kalahari.Il nome āHwangeā viene da un capo tribù boscimane. Quando questo vasto territorio divenne parco nazionale, qui viveva ancora una comunitĆ di boscimani e il parco inizialmente fu chiamato Wankie National Park, traslitterazione in lingua inglese del nome di un capo tribù locale: Hwange. Nel processo di re-africanizzazione del Paese alla fine degli anni Ottanta, che coinvolse anche i nomi geografici, da Wankie si passò al più autentico Hwange.
Fu riserva di caccia del capo supremo del popolo Ndebele.Il parco si estende per una pianura di quasi 15.000 km², un territorio arido che comprende una vasta parte delle sabbie del Kalahari e zone boscose ricche di teak. Il parco vanta la più alta concentrazione di grandi animali di tutta l’Africa e forse del mondo. Nel parco vivono circa 30.000 elefanti, 15.000 bufali, giraffe, zebre, diverse specie di antilopi, qui sono stati reintrodotti i rinoceronti, sia bianchi che neri. I predatori più diffusi sono leoni, leopardi e ghepardi nonchĆ© iene, licaoni e serval. Il parco ospita inoltre 400 specie di uccelli, fra gli altri, le eleganti aquile pescatrici, le gru, le cicogne, i tessitori, le averle dal petto rosso e le ghiandaie marine dal petto lilla. Questo parco ospita i famosi āCani dipintiā, noti anche come African Wild Dogs o Licaoni che possono tracciare le loro origini a circa 40 milioni di anni fa, diffusi solo in Zimbabwe, Tanzania, Botswana e Sud Africa. Sono tra le specie più minacciate di questo continente, si stima che ce ne siano circa 4000 e sono quindi ad alto rischio di estinzione. La Painted Dog Conservation (http://us.tusk.org/painted-dog-conservation.asp) mira alla conservazione e alla tutela di questa specie con il progetto āThe Painted Dog Conservation (PDC) projectā.
NXAI PAN NATIONAL PARK
Lo struggente Nxai Pan National Park si trova a est dell’Okavango, copre 2578 kmq e si estende lungo l’antico Pandamatenga Trail, lungo lāestremitĆ più settentrionale delle saline e che un tempo collegava una serie di pozzi e fino agli anni ’60 veniva utilizzato per le transumanze del bestiame.
Meno vasto del Makgadikgadi National Park, si sviluppa lungo lāantico percorso del bestiame che dallo Ngamiland conduceva a Pandamatenga, lungo lāestremitĆ più settentrionale delle saline. Eā un territorio di acacie ad ombrello (Acacia tortillis) e baobab (Adansonia digitata), che si alternano ad ampie zone erbose e pianeggianti attorno a tre grandi depressioni: Kudiakan Pan, Nxai Pan e KgamaKgama Pan.
Il paesaggio qui ĆØ vasto e remoto, con alcune attrazioni mozzafiato come i famosi Baobab di Baines, 7 Baobab (stranamente raggruppati) risalenti a circa 150 anni fa, che si trovano nella parte meridionale del parco. I Baines’ Baobabs, un tempo chiamati Sleeping Sisters, sono un gruppo di Adansonia digitata di notevoli dimensioni, che debbono il loro nome e la loro fame al pittore e cartografo del IX secolo Thomas Baines,il quale, durante un viaggio con lāesploratore e commerciante Jon Chapman, condotto nel 1861, li ritrasse in uno splendido dipinto. Confrontando il paesaggio attuale con i dipinti si nota che in 150 anni nulla ĆØ cambiato. Sul versante nord-occidentale, sorge, infine un complesso di pozze che un tempo costituivano una preziosa fonte dāacqua per il bestiame che percorreva la pista per Pandamentenga.
Con l’arrivo delle piogge migliaia di zebre iniziano la loro migrazione annuale, seguite da elefanti, antilopi saltanti e gnu, oltre a grandi branchi di giraffe. Questi, naturalmente, attirano molti predatori – leoni, ghepardi, sciacalli e l’elusiva iena maculata, cosƬ come il cane selvatico (in via di estinzione) e il leopardo. Ci sono un gran numero di volpi e rapaci a caccia di roditori e rettili. Potrete avvistare anche i rinoceronti, l’eland gigante, il kudu maggiore e l’antilope sudafricana rossa. Osservare le stelle a Nxai Pan sarĆ una esperienza indimenticabile.
FIUME KWANDO
Attraverso la base di sabbia del Kalahari, il fiume Kwando scorre calmo, lungo le sue rive foreste, palme e papiri. Durante le inondazioni stagionali le zone allagate si allargando in un labirinto di canali e danno origine alle tranquille acque stagnanti delle Paludi di Linyanti. Questo ĆØ il Paese delle meraviglie con le sue acque magiche, territorio prediletto da alcune specie di animali Africani più uniche che rare e da una varietĆ enorme dāavifauna.
Kwando è conosciuto anche per la più alta concentrazione di mammiferi, innumerevoli sono i branchi di elefanti e bufali, numerosi i predatori, leoni, leopardi, ghepardi, iene, licaoni (cani selvatici) e nelle pianure non mancano zebre e giraffe.. Circa 10.000 anni fa, il Kwando continuava verso sud fino al lago Makgadikgadi, ma ora il fiume gira improvvisamente verso est lungo il confine con il Botswana. Da questo punto il fiume è conosciuto con il nome di Linyanti. Nella sua parte finale, dal lago stagionale Liambesi fino alla confluenza con lo Zambesi, è noto con il nome di Chobe.
Lāarea racchiusa tra i fiumi Kwando, Linyanti e Okavango, ĆØ una delle più isolate ed intatte del Botswana ed ĆØ famosa per essere il territorio dei grandi predatori. La linfa vitale che alimenta i sistemi Linyanti, Savuti e Chobe ĆØ rappresentata proprio dal fiume Kwando, che nasce insieme allāOkavango nelle alte terre dellāAngola e scorre al suo fianco per oltre mille chilometri. Nascosto al mondo, nella regione settentrionale del Botswana, giace questo paradiso segreto, una delle aree più belle, esclusive e remote dellāAfrica. Attraverso la base di sabbia del Kalahari, il fiume Kwando scorre calmo lungo le sue rive foreste, palme e papiri. Durante le inondazioni stagionali le zone allagate si allargando in un labirinto di canali e danno origine alle tranquille acque stagnanti delle Paludi di Linyanti. La sera, il tramonto sullāacqua ĆØ uno spettacolo unico, i tramonti africani sono veramente speciali: i riflessi delle luci sullāacqua cambiano colore in ogni istante e ammirare questo spettacolo ĆØ un momento magico che incide la nostra anima, nella solitudine assoluta di questa terra selvaggia.
CAPRIVI
La regione di Caprivi ĆØ una sottile striscia di territorio, lunga 450 chilometri e larga appena 35, che si estende verso lāinterno nel nordest della Namibia. Si tratta di uno dei pochi punti di incontro al mondo tra cinque paesi: Namibia, Botswana, Angola, Zambia e Zimbabwe. Caprivi costituisce unāanomalia rispetto al resto della Namibia, soprattutto dal punto di vista geomorfologico. La sua superficie ĆØ coperta da una florida vegetazione di latifoglie e il suo clima ĆØ tropicale, con unāalta piovositĆ che mantiene le pianure alluvionate e paludose anche nelle stagioni più secche. Su di esse si riflette lāimpareggiabile luce africana, rendendo i colori ancora più brillanti e nitidi, conferisce a questo angolo africano un supplemento di autenticitĆ . Una primordiale magia sfrigola nellāaria pulita. La percezione a fior di pelle ĆØ di una pace minata in ogni istante dal pericolo incombente di un predatore. Gli impala scappano sollevando gocce schizofreniche, mentre le famiglie di elefanti arrivano al tramonto per abbeverarsi nelle grandi pozze, coi cuccioli sempre protetti tra le possenti gambe degli adulti. Eppure ĆØ proprio a star lƬ, in mezzo a un niente apparente, con lāocchio che inciampa su alberi uguali a loro stessi, su qualche mastodontico baobab, su fili di sterpaglia disordinata, con un silenzio cosƬ rumoroso da scavare dentro, che può capitare di sentirsi vivi. Ć a star dove nulla pare accadere, piccoli e indifesi davanti alla potenza della natura, che talvolta ci si sente improvvisamente tornati alle proprie origini.
Il bracconaggio senza regole, negli anni ā70 e ā80, durante le guerre per lāindipendenza dal governo centrale, compromise la ricchezza naturalistica di questo luogo, ma lāistituzione di diversi Parchi Nazionali nellāultimo decennio ha contribuito a ripopolare lāarea. Ora, non del tutto abolita, la caccia viene regolamentata con delle regole ferree e costi elevati, che la rendono un vizio di pochi ricchi. I turisti interessati ai safari fotografici invece trovano ampio godimento dallāavvistamento degli animali e dallāaccoglienza nei lodge o nei camping situati nei punti più suggestivi del bush. .
PARCO NAZIONALE DI ETOSHA
Il Parco di Etosha ĆØ considerato uno dei āsantuariā della fauna africana e con I suoi 22.270 kmq ĆØ una delle più grandi aree di protezione del mondo. Eā uno dei parchi più belli della Namibia ed inoltre la meta ideale per un bel viaggio in famiglia. In questo parco potrete avvistare gli animali simbolo del continente africano e cimentarvi in emozionanti safari fotografici. Durante la stagione delle piogge la sua superficie si copre di poche centimetri d’acqua divenendo il rifugio di molti acquatici. Ma l’acqua evapora rapidamente trasformando le pozze al margine del Pan in indispensabili fonti di vita nonchĆØ in incredibili punti di aggregazione della fauna per la gioia dei fotografi e dei visitatori in genere.
Nella lingua oshivambo (parlata dall’etnia ovambo che popola la regione), il nome “Etosha” significa “grande luogo bianco”, con riferimento al colore del suolo del deserto salino che costituisce il 25% dell’area del parco.
Il parco fu fondato nel 1907, epoca in cui la Namibia era ancora una colonia tedesca col nome di Africa tedesca del sud-ovest. Con un’area di 100.000 km², il parco era all’epoca la più grande riserva faunistica del mondo. Il parco Etosha ospita 114 specie di mammiferi, 340 di uccelli, 110 di rettili, 16 di anfibi e persino una specie di pesci. Negli anni sessanta il parco venne progressivamente ridimensionato, fino a raggiungere l’attuale estensione. La parte centrale del parco ĆØ costituita dall’Etosha Pan, una depressione salina di 5000 km² (circa 130 km di lunghezza e 50 km di larghezza nel punto più ampio).
Si ritiene che fino a circa 12 milioni di anni fa quest’area fosse un lago poco profondo, alimentato dal fiume Cunene; in seguito il Cunene mutò il proprio corso, e la zona si trasformò in un semi-deserto. Durante la stagione delle piogge, il Pan viene talvolta alluvionato dai fiumi Oshana e Omiramba. Durante la stagione secca, il Pan torna ad assumere le caratteristiche di un deserto; il suolo salino, screpolato dal sole, assume il colore bianco intenso da cui deriva il nome “Etosha”. In questo periodo il vento trasporta la polvere dell’Etosha verso l’Oceano Atlantico, fornendo tra l’altro al suolo delle regioni a ovest l’apporto di sali minerali da cui dipendono gran parte della fauna e della flora.
Nel parco Nazionale Etosha i branchi dāanimali si muovono liberamente come fanno dagli albori del mondo; lā’Etosha ospita 14 ambienti vegetali, 50 specie di serpenti, 114 specie di mammiferi e 340 specie di uccelli, sia dotati della capacitĆ di volare, come i fenicotteri e le gru coronate, che, arrivando sullā acqua, che riempie la depressione nella stagione delle piogge, perchĆ© attirati dalle alghe blu ā verdi, sono protagonisti di uno scenario che lascerebbe tutti a bocca aperta, sia però anche unā immensa quantitĆ di struzzi, e troviamo anche lāotarda di Kori, il volatile più pesante al mondo.
Spostandoci più nel mondo della flora, in questo parco africano, possiamo osservare varie tipologie di vegetazione: dagli arbusti nani e aridi, passare per immense praterie, per poi finire in foreste mopane. Unā esempio di questāultime ĆØ la Foresta Fantasma di Moringa, dove possiamo notare alberi di baobab e, secondo la leggenda dei San, quando Dio finƬ di distribuire gli animali e le piante in tutto il mondo, trovò degli alberi dimenticati, e, per decidere dove posizionarli, lanciò loro in aria e questi caddero, impiantando le loro radici nel territorio dellāattuale Etosha National Park.
La specie arborea più rappresentativa ĆØ l’albero del mopane (Colophospermum mopane), che in alcune zone del parco (Halili) dĆ vita a formazioni boschive, con esemplari che raggiungono gli 8 m di altezza mentre nella parte occidentale, la zona più alta del parco con aree che superano i 1.000 metri di altitudine, gli esemplari presenti non superano i 2 m. Con le sue caratteristiche foglie a forma di farfalla il mopane rappresenta un alimento apprezzato da numerose specie animali, tra cui elefanti, giraffe e rinoceronti. Sono presenti anche numerose specie di Acacia, alcune che raggiungono anche i 7 m di altezza come Acacia erioloba e Acacia tortilis, altre a portamento arbustivo quali Acacia reficiens, Acacia ataxacantha, Acacia fleckii, Acacia mellifera, Acacia luederitziie e Acacia nebrownii, ricchi di spine ma i cui fiori gialli sono molto apprezzati da giraffe, kudu e gazelle.
Il parco ĆØ rinomato per la notevole popolazione di elefanti, ma sono rappresentate, in generale, una buona parte delle specie animali dell’Africa subsahariana, inclusi tutti e cinque i “big five”. Fra i mammiferi presenti nel parco si possono citare gli elefanti, gli springbok, le zebre di Burchell, le giraffe, gli orici, i kudu, gli gnu, gli eland, i dik dik, i leoni, le iene, gli sciacalli, i leopardi e i ghepardi. Endemico della zona, ma in via di estinzione, ĆØ il raro impala dal muso nero. Le autoritĆ del parco hanno recentemente reintrodotto i rinoceronti neri e i rinoceronti bianchi, che ĆØ relativamente facile avvistare nei pressi della pozza di Okaukuejo. Le pozze dāacqua illuminate presso gli accampamenti di Okaukuejo e Namutoni attraggono una grande quantita` di animali durante la notte, dando cosƬ la possibilitĆ di assistere a incredibili scene di vita naturale.
Nella regione del parco Etosha abitano fin da tempi antichissimi i San (boscimani). I San della zona hanno un proprio mito riguardo all’Etosha Pan: in seguito alla distruzione di un villaggio, in cui erano stati uccisi tutti gli uomini, una donna pianse tanto che le sue lacrime formarono un grande lago; quando le lacrime si asciugarono, rimase sul suolo soltanto il sale. In seguito alle migrazioni bantu, nella regione dell’Etosha sopraggiunsero gli Ovambo, che oggi costituiscono l’etnia predominante della zona.
Il Parco ĆØ al suo massimo durante la stagione secca, quando grandi branchi dāanimali si possono vedere in un contesto di panorami unici e più caratteristici del continente.
HIMBA
Gli Himba sono caratterizzati dalla loro indole, orgogliosa ma cordiale e le donne si notano per la loro inusuale bellezza valorizzata da intricate pettinature e tradizionali vestiti.
L’incontro con la popolazione Himba, che conserva ancora usi e costumi tradizionali, costituirĆ un’esperienza decisamente unica. A differenza di quanto si creda, gli Himba non sono nĆ© antichi nĆ© tantomeno primitivi. La loro nascita risale alla seconda metĆ del XIX secolo. In quel periodo le tribù nama cominciarono ad attaccare sistematicamente i pastori herero che abitavano le aride steppe del Kaokoland. Per sfuggire a queste razzie, un gruppo di Herero fu costretto ad attraversare il fiume Kunene e riparare in Angola, chiedendo cibo e pascoli alla tribù boscimane degli Ngambwe e guadagnandosi cosƬ il nome di ovaHimba, Ā«il popolo che mendicaĀ». Solo nel 1920, sotto la guida di un capo chiamato Vita (Ā«GuerraĀ»), gli Himba riuscirono a riattraversare il Kunene e tornare ai loro pascoli. Nei decenni passati in esilio, il loro destino si era definitivamente separato da quello degli altri Herero, i quali erano entrati in contatto con i colonizzatori tedeschi che ne avevano mutuato alcune usanze.
Tra gli Himba il rito della mungitura si ripete uguale a se stesso ogni mattina ed ĆØ uno dei momenti fondamentali della giornata perchĆØ serve a mantenere la disciplina e la coesione del gruppo. Dopo la mungitura gli uomini portano al pascolo le vacche mentre i ragazzi più grandi si prendono cura dei vitelli e delle capre. Le donne, oltre allāaccudimento dei più piccoli, svolgono i lavori più pesanti, raccolgono lāacqua, costruiscono le capanne, intrecciano cesti e pestano nei mortai il mais o la terra rossa che serve per l’impasto di cui si coprono con cura il corpo e i capelli. Gli Himba continuano a rifuggire dal mondo moderno. I missionari non riuscirono mai a convincere le donne a coprirsi il petto.
Uomini e donne, infatti, indossano pochi capi di vestiario: le donne indossano solamente gonnellini di pelle, calzano sandali in cuoio, lasciano i seni scoperti e, come detto, ricoprono la pelle e i capelli con uno strato di grasso e polvere dāocra ricavata da una pietra. Adornano il loro corpo con particolari monili, bracciali, cavigliere, cinture e grosse collane ricavati dal cuoio e dal ferro ed abbelliti con conchiglie provenienti dalla Skeleton Coast. La tipologia di acconciatura varia con lāetĆ : da bambine i capelli sono raccolti in due grosse trecce che cadono in avanti ai lati del viso mentre in etĆ fertile le ragazze si pettinano creando tante strette e lunghe treccine. Diventate mogli, utilizzano una crocchia di pelle di capra per ornamento che ferma una parte dei capelli sopra la testa. I capelli vengono impregnati di fango e dello stesso impasto usato per la pelle del corpo. Anche gli uomini indossano solamente gonnellino in pelle e sandali, con lāaggiunta di una grossa collana di cuoio e ferro ricoperta di grasso. Bambini e ragazzi vengono rasati quasi completamente ad eccezione di un codino, mentre gli uomini sposati indossano un piccolo copricapo scuro. La quasi assenza di contatti con gli europei ha favorito gli Himba nel mantenimento delle loro tradizione e di gran parte dello stile di vita. I villaggi Himba sono costituiti da capanne di forma conica, realizzate in modo rudimentale utilizzando sterpi, fango e sterco di vacca. Sono pastori nomadi e per questo si spostano, anche due o tre volte in un anno, in cerca di nuovi pascoli per il loro bestiame.
Dal punto di vista religioso, anche se la Namibia è quasi totalmente cristianizzata per lo più secondo il rito luterano, in molti villaggi Himba si pratica la religione animista. à consueto, infatti, che la donna più anziana del villaggio curi che il fuoco sacro, che è sempre acceso al centro del villaggio, non si spenga mai, perché in esso è rappresentato lo spirito protettivo del Bene.
DAMARALAND
Il Damaraland, situato fra l’Ovamboland, il deserto del Namib e il deserto del Kalahari, prende il nome dal popolo Damara che vi abita, una regione arida e montuosa caratterizzata da terreni vasti e aspri le cui montagne sporgono tra ampie pianure sassose che si trasformano in vallate sabbiose, letti di fiume ricoperti di vegetazione e calde, secche vallate con formazioni geologiche bizzarre e colori fantastici. Offre scenari spettacolari ed innumerevoli attrazioni che vanno dalle strane formazioni geologiche e una flora unica alla più grande collezione del Sud Africa di artigianato in roccia antica. Nella zona predominano le arenarie, di colore rossastro e datate dai geologi a oltre 150 milioni di anni fa, che con la vividezza dei colori e le tonalitĆ creano unāinsolito e inaspettato scenario selvaggio di rara bellezza tra i più panoramici in Namibia. Le distese di pianure erbose dove si innalzano dolci colline di granito, le profonde gole attraversate da fiumi la cui origine risale alla preistoria, mutano man mano trasformandosi in una distesa infinita di affascinanti deserti di sabbia, habitat di elefanti, rinoceronti neri, giraffe e struzzi. Su tutto si staglia il Massiccio del Brandberg, con il picco di Koenigstein (2573 m), il più elevato del Paese.
Twyfelfontein, autentico museo a cielo aperto, dichiarato monumento nazionale per la presenza di incisioni e pitture rupestri risalenti probabilmente a circa 6000 anni fa, ha la più grande concentrazione della Namibia di incisioni su roccia risalenti allāetĆ della pietra. Si ritiene che la maggior parte di queste incisioni, scolpite nella dura patina superficiale dellāarenaria, furono realizzate dai cacciatori San (boscimani). I San ed i Khoi-khoi, antichi abitanti di queste terre, raccontarono le loro avventure sulle pareti rocciose di questa terra ostile: vere e proprie gallerie a cielo aperto ci mostrano questi graffiti che ritraggono leoni, giraffe, elefanti, struzzi e rinoceronti con tutte le gamme del rosso, giallo, ruggine ed ocra. Nelle grotte del Brandberg sono state rinvenute 43.000 incisioni rupestri, le meglio conservate delle quali si trovano nella Tsisab Ravine: la più nota ĆØ la āDama Biancaā che si trova nella grotta di Maack e risale a 16.000 anni fa.
La foresta pietrificata, situata circa 45 km a ovest di Khorixas, ĆØ il più grande accumulo di tronchi fossili dell’Africa meridionale. I tronchi sono in un ottimo stato di conservazione e sono stati dichiarati monumento nazionale. Lāampia pianura ĆØ cosparsa da tronchi pietrificati lunghi fino a 30 m con una circonferenza di 6 che risalgono a 260 milioni di anni fa. Privi di rami e di radici, si ritiene che siano stati trasportati da una gigantesca alluvione al termine dellāera glaciale. La maggior parte dei fossili, molti dei quali parzialmente sepolti nellāarenaria e altri pietrificati nella silice appartengono a sette differenti tipi di piante del tipo Dadoxylon arberi Seward, una conifera appartenente all’ordine Cordaitales, ora estinto, della classe delle Gymnospermae, a cui oggi vengono classificate le conifere, le cicadacee e le welwitschie, curiosa pianta rara, tipica del deserto del Namib.
WALVIS BAY ā SWAKOPMUND
Rinomata per il più importante ambiente lagunare dellāemisfero australe, Walvis Bay ĆØ una delle principali mete marine turistiche della Namibia e lāunico porto in acque profonde sulla costa atlantica dellāAfrica. Situata sul delta del fiume Kuiseb con il faro sulla punta del promontorio a nord-ovest della laguna, la baia di Walvis Bay ĆØ una delle più rilevanti zone umide nellāAfrica del Sud, popolata da centinaia di migliaia di uccelli marini migratori di passaggio, pellicani, fenicotteri rosa. Nel 1487 il navigatore portoghese Bartolomeo Diaz alla ricerca di una rotta verso lāOriente scoprƬ questa insenatura e la denominò Golfo de Santa Maria da Conceição senza rivendicarla formalmente. Per la quantitĆ di balene che giungevano qui per nutrirsi del plancton presente in abbondanza nelle acque dellāOceano Atlantico, la baia fu battuta da baleniere americane ed europee in attivitĆ di caccia alla balena dal 1780 ai primi del ā900. La localitĆ fu denominata appunto Walvisbaai, Baia delle balene, e fondata nel 1793 dagli olandesi colonizzatori quale strategico punto dāapprodo intermedio lungo la rotta per il Capo di Buona Speranza, protetto dal frangiflutti naturale della lingua di terra di Pelican Point. Dopo due anni gli inglesi presero il controllo sulla zona e mutarono la denominazione della laguna in Whale Bay e in seguito divenne Walvis Bay, come ĆØ definita ancora oggi.
Caratterizzata da unāatmosfera coloniale prettamente tedesca, la cittĆ di Swakopmund sorge sulla costa atlantica, in corrispondenza della foce a delta del fiume Swakop, da cui prende il nome (“Swakopmund”, in tedesco, significa “foce dello Swakop”). Circondata dal deserto del Namib e dall’oceano, Swakopmund ha un clima temperato, con temperature molto piacevoli.
Swakopmund ospita alcuni dei più importanti esempi di architettura coloniale tedesca. Fra i monumenti di particolare interesse si possono citare la prigione di Altes GefƤngnis, progettata da Heinrich Bause nel 1909, e la Wƶrmannhaus del 1906, oggi sede della biblioteca pubblica. Altri luoghi di interesse culturale includono il museo sui trasporti e l’acquario nazionale (National Marine Aquarium). Negli immediati dintorni si trovano diversi luoghi di interesse naturalistico, fra i quali spiccano le dune di sabbia vicino a Langstrand, a sud dello Swakop. Sono mete turistiche anche un ranch in cui si allevano cammelli (aperto al pubblico) e la “Martin Luther”, una locomotiva a vapore del 1896 abbandonata in mezzo al deserto, attualmente restaurata e ricoverata nel locale museo.
Qui saranno disponibili diverse escursioni, a pagamento, tra cui il āsandboardingā (surfing sulla sabbia), āquad bikingā (moto a quattro ruote), skydiving (paracadutismo), kayak, o voli panoramici sopra il vasto deserto del Namib.
SESRIEM ā SOSSUSVLEI
Il Namib ĆØ uno dei più antichi deserti del mondo; il suo nome significa āil nullaā. Si estende per 1600 Km lungo la costa e per altri 500 Km verso lāinterno. In nessun altro luogo al mondo esistono paesaggi cosƬ desolati e al tempo stesso cosƬ affascinanti.
Il paesaggio della zona di Sossusvlei ĆØ caratterizzato da dune di sabbia dai colori intensi, compresi fra il rosa e l’arancione. Tale colorazione ĆØ dovuta alla composizione ferrosa della sabbia e alla sua ossidazione; le dune più antiche sono quelle dal colore rosso più intenso. Diverse dune dell’area di Sossusvlei superano i 200 m di altezza rispetto al suolo circostante, e si classificano fra le più alte del mondo. A causa dell’eleganza e della varietĆ dei suoi paesaggi e dei suoi contrasti di colore, l’area di Sossusvlei ĆØ una delle icone della Namibia e uno dei luoghi più fotografati dell’Africa australe.
Il Canyon Sesriem ĆØ situato a circa 4,5 km dal cancello dāingresso principale del Parco Nazionale del Namib-Naukluft , ai margini del deserto del Namib nelle vicinanze del versante meridionale della catena dei monti Naukluft in Namibia. Compreso nel Namib-Naukluft National Park (il parco nazionale di maggiore estensione in Namibia e in Africa) nella Regione di Hardap. Il Sesriem Canyon, uno straordinario fenomeno geologico, ĆØ diventato una delle più frequentate attrazioni turistiche della Namibia per le rinomate bellezze naturali della zona,. Milioni di anni fa, il Sesriem Canyon fu scavato tra le rocce sedimentarie fino a una profonditĆ di 30 metri per un chilometro di lunghezza dal fiume Tsauchab, che scorre impetuoso soltanto in caso di rare piogge sulle montagne Naukluft. In alcuni tratti il canyon ĆØ piuttosto stretto (fino a un minimo di 2 m); in questi punti si formano delle pozze d’acqua perenni, da cui gli animali possono bere. In afrikaans, “Sesriem” significa “sei cinghie”, e deriva dal fatto che i primi coloni dovevano usare un sistema di sei corregge per estrarre l’acqua dal fondo della gola. Appena a sud della stazione di servizio di Sesriem, un sentiero conduce al Sesriem Canyon. Una volta scesi, si può camminare agevolmente lungo il letto asciutto del fiume. Le pareti del canyon sono composte da diversi strati visibili di roccia sedimentaria di sabbia e ghiaia depositate con grotte e incredibili formazioni rocciose. Oltre a qualche specie arborea, ĆØ habitat di piccioni, corvi, storni, lucertole, coleotteri, avvoltoi, gufi reali, sciacalli. Il canyon ĆØ più spettacolare allāalba e al tramonto, quando la luce diventa soffusa scoprendo paesaggi mozzafiato.
POPOLI SAN
Al di lĆ degli imponenti spettacoli naturali che offrono sia flora che fauna, quello che affascina del Botswana sono anche le tradizioni e la cultura delle popolazioni locali.
Diverse ondate migratorie sono avvenute nel corsi dei secoli e a testimonianza di questo nel paese permangono almeno una ventina di lingue parlate. Secoli fa il territorio era popolato dai noti Boscimani o San, i cacciatori che costituivano la più antica etnia del Botswana: al giorno dāoggi sono pochi i rappresentanti rimasti, ospitati nelle riserve come quella del Kalahari centrale. Le prove archeologiche suggeriscono che i Boscimani abitino l’Africa meridionale da almeno 22.000 anni. Insieme ai pigmei dell’Africa centrale, i boscimani sono stati considerati la possibile fonte della linea di discendenza del DNA mitocondriale, la leggendaria Eva mitocondriale.
Tra le credenze dalle radici primordiali ed alcuni riti affascinanti permane la Danza della Pioggia, dove ad accompagnare le cadenze ritmiche ci sono strumenti tipici a percussione, e riti di iniziazione maschili e femminili.
Importante nella vita di ogni uomo ĆØ il culto degli antenati: ĆØ attraverso le loro residenze ultraterrene che aiutano i discendenti a risolvere i problemi, entrando in contatto solo con i capifamiglia.
Il folclore dell’etnia San ĆØ ricco di interpretazioni soprannaturali per i fenomeni della natura, orchestrati da Nodima, il bravo ragazzo, e Gcawama, malizioso e imbroglione.
I Boscimani amano l’arte e in particolare la musica, il canto e la danza. Il loro principale strumento musicale ĆØ una specie di arco che tengono premuto contro la bocca, adoperano anche una specie di lira a quattro corde, non usano, invece, tamburi. Danzano spesso sia per il piacere personale sia per piacere degli altri. Ancora oggi in molte comunitĆ boscimani le famiglie si raccolgono intorno al fuoco di notte: le donne forniscono con mani e piedi la base ritmica delle danze. C’ĆØ la danza del fuoco, la danza dell’antilope; c’ĆØ il gioco dei mimi: i ragazzi si appoggiano sulla schiena delle madri, mentre esse cantano canti purificatori.
KALAHARI
Al di lĆ degli imponenti spettacoli naturali che offrono sia flora che fauna, quello che affascina del Botswana sono anche le tradizioni e la cultura delle popolazioni locali. Diverse ondate migratorie sono avvenute nel corsi dei secoli e a testimonianza di questo nel paese permangono almeno una ventina di lingue parlate. Secoli fa il territorio era popolato dai noti Boscimani o San, i cacciatori che costituivano la più antica etnia del Botswana: al giorno dāoggi sono pochi i rappresentanti rimasti, ospitati nelle riserve come quella del Kalahari centrale. Le prove archeologiche suggeriscono che i Boscimani abitino l’Africa meridionale da almeno 22.000 anni. Insieme ai pigmei dell’Africa centrale, i boscimani sono stati considerati la possibile fonte della linea di discendenza del DNA mitocondriale, la leggendaria Eva mitocondriale. Tra le credenze dalle radici primordiali ed alcuni riti affascinanti permane la Danza della Pioggia, dove ad accompagnare le cadenze ritmiche ci sono strumenti tipici a percussione, e riti di iniziazione maschili e femminili. Importante nella vita di ogni uomo ĆØ il culto degli antenati: ĆØ attraverso le loro residenze ultraterrene che aiutano i discendenti a risolvere i problemi, entrando in contatto solo con i capifamiglia. Il folclore dell’etnia San ĆØ ricco di interpretazioni soprannaturali per i fenomeni della natura, orchestrati da Nodima, il bravo ragazzo, e Gcawama, malizioso e imbroglione. I Boscimani amano l’arte e in particolare la musica, il canto e la danza. Il loro principale strumento musicale ĆØ una specie di arco che tengono premuto contro la bocca, adoperano anche una specie di lira a quattro corde, non usano, invece, tamburi. Danzano spesso sia per il piacere personale sia per piacere degli altri. Ancora oggi in molte comunitĆ boscimani le famiglie si raccolgono intorno al fuoco di notte: le donne forniscono con mani e piedi la base ritmica delle danze. C’ĆØ la danza del fuoco, la danza dell’antilope; c’ĆØ il gioco dei mimi: i ragazzi si appoggiano sulla schiena delle madri, mentre esse cantano canti purificatori.
JOHANNESBURG
Una cittĆ dai mille volti con differenze inconciliabili, Johannesburg deve la sua fortuna, anzi, la sua stessa esistenza, alla corsa allāoro cominciata nel 1886.
Divenne giĆ in epoca vittoriana centro della finanza e degli affari, e di quellāepoca conserva numerosi edifici. Johannesburg ĆØ attualmente la sede della Corte Costituzionale del Sudafrica e della Johannesburg Securities Exchange (JSE), la Borsa più grande dell’Africa e una delle dieci più grandi del mondo. Ć considerata il principale polo economico del paese e dell’intero continente africano, con le sue industrie diamantifere, manifatturiere, nonchĆ© diverse compagnie di scavi, soprattutto di oro, sebbene le miniere non siano ormai più situate entro i confini cittadini.
Alcuni la chiamano Jo’burg o Jozi mentre per il popolo Nguni ĆØ iGoli, ovvero la cittĆ dell’oro, visto che Johannesburg, vero centro commerciale del Sudafrica (la capitale politica del Paese ĆØ Pretoria), si ĆØ sviluppata a partire dall’arrivo in questa zona dei cercatori d’oro europei nel diciannovesimo secolo. Con i suoi cinque milioni di abitanti e i suoi 33 sobborghi (le townships) la cittĆ si estende per chilometri ed ĆØ la rappresentazione, anche architettonica, delle contraddizioni di un Paese che ha cancellato l’aberrante realtĆ dell’apartheid solo da pochi decenni
NATA e MAKGADIGADI PANS
La principale attrazione di Nata ĆØ costituita dal Nata Sanctuary, una riserva naturale, gestita dalla comunitĆ locale posta al margine settentrionale della salina di Sua Pan. Durante la stagione delle piogge, quando il fiume Nata ritorna a scorrere, alimentato dalle precipitazioni estive nello Zimbabwe, le saline si trasformano in un vasto lago salmastro, luogo dāincontro per moltissime specie di uccelli. Il Nata Sanctuary, inoltre, si trova sulla rotta di alcune specie di uccelli migratori pleartici e inter-africani, quali lāaquila della steppa, il gruccione meridionale e il gruccione europeo, e questa peculiaritĆ rende possibile lāavvistamento di tali specie durante la stagione di permanenza. Lāabbondanza di prede e il terreno aperto, costituiscono ottimi presupposti per lāavvistamento di una grande varietĆ di rapaci.
Il vasto spazio aperto di Makgadikagadi Pans, fa sperimentare un silenzio cosƬ totale da avere quasi lāimpressione che si possa sentire addirittura scorrere il proprio sangue. Una serie di grandi saline sono tutto ciò che rimane di un vasto antico super-lago che si prosciugò circa 10.000 anni fa e le cui origini risalgono a più di cinque milioni di anni fa. Dopo le piogge lāavifauna ĆØ spettacolare e si possono ammirare stormi di fenicotteri che a migliaia scendono sugli stagni creando un magico e colorato spettacolo. Le migliori vedute dei paesaggi si hanno verso la fine della stagione estiva, quando, a causa del grande calore gli oggetti perdono le loro naturali forme e dimensioni, e sembrano dilatarsi e fluttuare nellāaria creando unāatmosfera quasi spettrale.
Chobe National Park
Il Chobe National Park, con i suoi 10.698 km2 di superficie ĆØ il terzo più grande parco del Botswana e, probabilmente, il più vario (quanto a territorio e ambiente) e più ricco di fauna. Lāarea che si affaccia sul fiume omonimo, per citare un esempio, vanta la più numerosa popolazione di elefanti dellāintero paese.
Il Chobe National Park, con i suoi diversi e suggestivi paesaggi, ĆØ una straordinaria zona faunistica a causa della sorgente d’acqua permanente del fiume Chobe. Inoltre la sua vicinanza a Kasane e alle vicine cittĆ di Victoria Falls e Livingstone ha stimolato la costruzione di grandi alberghi e lodge nella zona più remota del delta dell’Okavango, agevolando il turismo attratto dalla straordinaria bellezza di questo territorio e dallāabbondanza di fauna. Pochi altri luoghi al mondo possono competere con questo parco per varietĆ e abbondanza della fauna, che include i grandi predatori e la più alta concentrazione di elefanti in Africa (se ne contano 120.000 esemplari). La crociera lungo le rive del fiume Chobe ĆØ una tra le esperienze più entusiasmanti e coinvolgenti che si possono fare in Botswana. Grazie alla costante presenza di acqua, le rive di questo grande fiume sono frequentate da numerosi animali che si possono ammirare con facilitĆ a bordo di piccole imbarcazioni che solcano le scure acque di questo fiume. Lo spettacolo di tutti gli animali che si abbeverano e giocano in riva al delta ĆØ da non perdere, in particolare nella stagione secca (maggio – ottobre), dove la scarsitĆ dell’acqua crea una distanza dal fiume. Si tratta di una zona famosa per l’abbondanza di elefanti, animali predatori, oltre alla possibilitĆ di vedere mandrie di bufali e forse anche antilopi roan e sable. Nella stagione delle piogge (novembre – aprile) la fauna selvatica ĆØ invece molto meno concentrata al fiume, dato che si disperde in tutta l’area del Chobe National Park, seguendo la disponibilitĆ dāacqua che offrono gli stagni nelle vicinanze. Questo facilita la ripresa della vegetazione sulle rive del fiume distrutta dalle enormi mandrie che vengono attratte nella zona nei mesi secchi. Le piogge estive portano bei fiori selvatici, affascinanti paesaggi, emozionanti voli di stormi di uccelli e abbondanza di cuccioli, in genere nati intorno a novembre/dicembre. Merita una visita Chobe anche solo per i suoi tramonti spettacolari. Si informa che le attivitĆ sono limitate all’interno del parco nazionale, in conformitĆ con le norme e regolamenti governativi: non ĆØ permesso guidare fuoristrada, nĆ© passeggiate o guide dopo il tramonto.
MAKGADIGADI PANS
La principale attrazione di Nata ĆØ costituita dal Nata Sanctuary, una riserva naturale, gestita dalla comunitĆ locale posta al margine settentrionale della salina di Sua Pan. Durante la stagione delle piogge, quando il fiume Nata ritorna a scorrere, alimentato dalle precipitazioni estive nello Zimbabwe, le saline si trasformano in un vasto lago salmastro, luogo dāincontro per moltissime specie di uccelli.
Il Nata Sanctuary, inoltre, si trova sulla rotta di alcune specie di uccelli migratori pleartici e inter-africani, quali lāaquila della steppa, il gruccione meridionale e il gruccione europeo, e questa peculiaritĆ rende possibile lāavvistamento di tali specie durante la stagione di permanenza. Lāabbondanza di prede e il terreno aperto, costituiscono ottimi presupposti per lāavvistamento di una grande varietĆ di rapaci.
Il vasto spazio aperto di Makgadikagadi Pans, fa sperimentare un silenzio cosƬ totale da avere quasi lāimpressione che si possa sentire addirittura scorrere il proprio sangue. Una serie di grandi saline sono tutto ciò che rimane di un vasto antico super-lago che si prosciugò circa 10.000 anni fa e le cui origini risalgono a più di cinque milioni di anni fa. Dopo le piogge lāavifauna ĆØ spettacolare e si possono ammirare stormi di fenicotteri che a migliaia scendono sugli stagni creando un magico e colorato spettacolo.
Le migliori vedute dei paesaggi si hanno verso la fine della stagione estiva, quando, a causa del grande calore gli oggetti perdono le loro naturali forme e dimensioni, e sembrano dilatarsi e fluttuare nellāaria creando unāatmosfera quasi spettrale.
Victoria Falls ĆØ una cittĆ situata sulla riva meridionale del fiume Zambesi, all’estremitĆ orientale delle Cascate Vittoria. Eā unāincantevole localitĆ turistica, facile da esplorare a piedi e che offre una vasta gamma di attivitĆ : dalla sfida di rafting e bungee jumping al safari per lāavvistamento del maestoso elefante, o seducenti crociere per assistere al tramonto. Ce n’ĆØ per tutti.
Le Cascate Vittoria, āun luogo creato per gli angeliā come sono state definite dal missionario esploratore inglese David Livingstone la prima volta che le vide, sono una delle sette meraviglie naturali del mondo ed hanno il primato di essere la più vasta massa d’acqua che precipita in cascata – uno spettacolo affascinante e ipnotico. Lāenorme massa di acqua che fa un salto di ben 100 metri, mostrando tutta lāimponenza della sua energia, in circa 2 km dĆ luogo ad un rombo fragoroso e crea un magnifico arco dāacqua che può essere visto per miglia Si trovano lungo il corso del fiume Zambesi, che in questo punto demarca il confine geografico e politico tra lo Zambia e lo Zimbabwe. Partendo da CittĆ del Capo, lāesploratore inglese David Livingstone scoprƬ molte terre nuove, discese in piroga il fiume Zambesi e il 16 novembre 1855 giunse alle cascate. Sembra che, a uso e consumo dei biografi, il celebre esploratore abbia esclamato: āSolo gli angeli, nei loro volti celesti, possono ammirare cose egualmente stupendeā. Poi chiese agli indigeni Ba-Toka, che popolavano la zona, come essi chiamassero la cascata: gli risposero che il nome era Mo-ku-sa Tunya, che vuol dire pressappoco āfumo che saleā. Livingstone, traducendo la parola tunya in base al suono, che ĆØ un poā simile a quello di thunder (tuono in inglese), le chiamò āacque dal fumo che tuonaā. Ma nellāimposizione del nome ufficiale, che ĆØ un diritto dello scopritore di terre ignote, volle rendere omaggio alla sua patria e le dedicò alla grande regina: da quel giorno, dunque, il precipizio in cui si getta lo Zambesi si chiamò āCascate Vittoriaā.
L’accesso alle Cascate Victoria ĆØ a pochi passi dal centro del paese. Il flusso dell’acqua sulle cascate varia nel corso dell’anno. La stagione della piena annuale del fiume ĆØ da febbraio a maggio, quando il getto può raggiungere un’altezza di oltre 400 metri, ĆØ una visione spettacolare dall’alto, ma rende molto difficile vedere le cascate a livello del suolo dato lāenorme acquazzone e nebbia che si formano. A questi insoliti acquazzoni, che invece di provenire dal cielo, nascono dalla terra, si deve il carattere lussureggiante della vegetazione limitrofa, una vera e propria foresta pluviale in miniatura, ricca di felci, palme e ficus dai tronchi contorti, perennemente irrorata. Il livello dell’acqua inizia a scemare nel mese di agosto fino a raggiungere il livello più basso nei mesi di ottobre-dicembre, quando gran parte della parete rocciosa diventa secca. Ma anche durante la stagione secca, lo spettacolo delle cascate non ha eguali. Paradossalmente, nonostante la massa dāacqua sia meno impressionante, lo spettacolo della gola risulta ugualmente ricco di fascino, e mostra scorci altrimenti nascosti dalla nube dāacqua, onnipresente durante la piena del fiume.
Queste alcune delle attivitĆ che potete prenotare in anticipo tramite noi od organizzare localmente, a pagamento:
ļ§ Tour delle Cascate Vittoria
ļ§ Pranzo al Lookout CafĆØ
ļ§ Crociera sullo Zambesi al tramonto
ļ§ Volo in elicottero sulle cascate 12-13 minuti
ļ§ Tour in bicicletta
ļ§ Canoeing
ļ§ Historic Tram & bridge Tour
ļ§ Elephant Art
ļ§ Pay it forward
ļ§ Wildlife Conservation and awareness safari
E per chi desidera qualcosa di più adrenalinico:
ļ§ Rafting
ļ§ Gorge swing
ļ§ Zip tour
ļ§ Canopy tour
ļ§ Bungee jumping
Per maggiori info su queste attivitĆ :
standard, fatte in gruppo:Victoria Falls Activities Standard
gold, con transfer privati: Victoria Falls Activities Gold
e per uscire a pranzo o a cena, ci sono una varietĆ di soluzioni,
che troverete a questo link: Victoria Falls Dining
ll Delta dellāOkavango
Il vasto territorio del Botswana ĆØ quasi completamente avvolto dallāabbraccio delle sabbie del Kalahari, sulle quali una pianura semiarida mista a savana costituisce lāambiente predominante, ma nellāangolo nord-occidentale del paese, si compie un miracolo ambientale e la natura ci stupisce ancora una volta. LāAfrica, che non conosce compromessi, offre proprio qui, nel cuore del Kalahari, un delle poche āterre umideā rimaste sul pianeta: un bioma unico e di incommensurabile valore. Il miracolo si compie per mezzo di un fiume: lāOkavango.
LāOkavango ĆØ il quarto fiume più lungo dell’Africa (circa 1.600 km). Nasce in Angola dove ĆØ chiamato Cubango, scorrendo verso sud costituisce per un tratto il confine tra Angola e Namibia e, in seguito, scorre in Botswana all’interno della Riserva Faunistica di Moremi. L’Okavango ĆØ l’unico corso d’acqua al mondo che non sfocia in un mare nĆ© confluisce le sue acque in un altro corso d’acqua o in uno specchio d’acqua, bensƬ si disperde in una palude in un’area del deserto del Kalahari, il Delta dell’Okavango, uno dei delta interno più grandi del mondo, situato nel bel mezzo di quella che ĆØ la più grande distesa costante di sabbia in tutto il mondo: il bacino del Kalahari. Questa oasi nel bel mezzo del deserto ĆØ un ecosistema ricco e fragile, che fornisce una fonte di vita per una incredibile varietĆ di fauna selvatica. Svariate specie si sono adattate alle contrastanti condizioni create dal duro vivere nel deserto del Kalahari, che si trasforma ogni anno con lāinondazione del delta tramite lāacqua che arriva dallāAngola. La zona più interna del Delta ĆØ un ambiente di acque perenni, ma spostandosi verso lāesterno, si incontrano una miriade di isole e isolotti, la cui estensione va da pochi etri quadrati a decine di chilometri quadrati. La vegetazione cresce rigogliosa: alte palme Mokolwane, distese di acacie variegate, alberi delle salsicce (Kigelia africana) dagli splendidi fiori purpurei e centinaia dāaltre specie. Isole galleggianti di ninfee, muraglie di papiri (Cyperus papyrus), ampie distese erbose e boschi lussureggianti creano un habitat ideale per una quantitĆ incredibile di animali. Più di 500 specie di uccelli popolano il Delta e quasi tutti i più grandi mammiferi Africani si trovano in questo paradiso. Branchi di elefanti e mandrie di bufali solcano gli acquitrini erbosi; i lichi, le sinuose antilopi delle paludi, sembrano volare sullāacqua quando corrono tra i canali del Delta. Ippopotami e coccodrilli popolano le acque placide e dietro a mandrie di zebre e branchi di impala, si muovoni i leoni, i licaoni, le iene e il leopardo.
La zona umida dellāOkavango comprende la Riserva Faunistica di Moremi e le regioni circostanti divise in aree conosciute come Concessioni Private. Tali concessioni sono aree di gestione della fauna selvatica, attentamente amministrate per bilanciare lo sviluppo della crescente comunitĆ e la conservazione, coinvolgendo i cittadini attraverso il turismo sostenibile. Molti dei lodge esclusivi in Botswana si trovano all’interno di queste concessioni nel delta, dando lāopportunitĆ di un’esperienza senza pari della fauna selvatica – esclusiva e remota, evitando il turismo di massa e lo sfruttamento.
I livelli delle inondazioni fluttuano notevolmente durante tutto l’anno, con un picco elevato delle acque nel Okavango centrale durante i mesi secchi invernali e bassi livelli d’acqua durante i mesi estivi, in contrasto con le precipitazioni stagionali. Il paesaggio, le attivitĆ e le battute di caccia variano considerevolmente in tutto il delta a seconda della localitĆ , della stagione e dei livelli di piena. Alcune aree hanno grandi tratti di terra ferma permanente, il che significa che in generale si ĆØ più interessati alle attivitĆ che si possono espletare sulla terraferma (battute di caccia e bird watching).
I lodges situati al centro delle isole nel delta organizzano maggiormente delle attivitĆ acquatiche come escursioni a bordo di mokoro, passeggiate, canottaggio, pesca e bird watching. Questi lodge situati ai margini esterni del delta, denominato delta ‘stagionale’, offrono svariate esperienze in diversi momenti dell’anno – più attivitĆ sullāacqua durante i livelli di piena elevati, mentre con i livelli bassi del fiume si organizzano più attivitĆ da svolgere sulla terraferma.
Le garzaie diventano attive al ritorno degli uccelli migratori nel Botswana da settembre a novembre, e generalmente il bird-watching ĆØ eccellente durante i mesi estivi. Le battute di caccia sono più concentrate intorno all’acqua permanente durante la stagione secca (aprile – ottobre) essendo troppo caldo il clima nei mesi successivi. La stagione delle piogge (novembre-aprile) ravviva il paesaggio lussureggiante con fiori di campo, sensazionali rovesci temporaleschi, tramonti spettacolari e la stagione delle nascite porta grandi predatori con interessanti interazioni predatore/preda.
MAUN
Maun ĆØ la porta dāaccesso per i grandi parchi del nord. Lāaccesso alla Moremi Game Reserve, forse la più nota e frequentata delle aree protette del Botswana, dista da Maun soltanto 95 km.
Maun (da Makau o Maung, āil luogo delle canne corteā, forse per via della posizione lungo il fiume Thamalakane, sulle cui rive crescono canne e papiri), nonostante lāapparenza di una disordinata cittadina africana contemporanea, cresciuta in tutta fretta nellāultimo lustro, vanta una storia molto antica.
GiĆ alla fine del 1700, dove oggi sorge la cittĆ , cāera un piccolo insediamento dellāetnia Yei, che portava il nome di Makau. Durante la dominazione da parte di un gruppo secessionista di Bangwato, separatosi dal regno centrale per motivi di sucessione al trono, il nome Makau subƬ una storpiatura linguistica che lo trasformò in Maung. Durante gli anni successivi al 1880, lāarea subƬ lāinvasione degli Ndebele del re Lobengula e i Bangwato del gruppo Ba Tawana che la abitavano, vennero spinti verso il delta dellāOkavango.Qui lāavanzata degli Ndebele si arrestò, a causa delle difficoltĆ opposte dal particolare terreno del Delta, ben conosciuto, invece, dai Bangwato i quali, approfittando appunto della propria familiaritĆ con lāambiente, riuscirono a contrattaccare, scacciando lāinvasore.
Nel frattempo, i primi bianchi raggiungevano la zona e, nel 1915, la capitale del regno Bangwato Ba Tawana venne spostata a Maung, così che questa data viene tuttora considerata quella della fondazione della città . Una successiva storpiatura del nome, ad opera dei bianchi, trasformò definitivamente Maung in Maun.
Oggi Maun è il centro amministrativo dello Ngamiland e vanta il titolo di terza città più grande del Botswana, nonché capitale del turimo nel paese. Nella città e dintorni la popolazione è ancora in netta maggioranza Ba Tawana, tuttavia, si registra anche la presenza di altre comunità appartenenti a gruppi etnici minori.
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